Omicidio Ilardo, processo rinviato |I vertici di cosa nostra alla sbarra - Live Sicilia

Omicidio Ilardo, processo rinviato |I vertici di cosa nostra alla sbarra

La foto del luogo dell'omicidio, Ilardo fu ucciso nel 1996

Benedetto Cocimano, uno dei quattro imputati, era impegnato in un altro procedimento in Cassazione. La Corte ha accolto l'istanza presentata dal suo difensore. Gli altri imputati: il boss Giuseppe Madonia, Maurizio Zuccaro e Vincenzo Santapaola.

CATANIA – Oggi doveva essere il giorno dell’avvio del processo per l’omicidio di Luigi Ilardo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Catania. Il procedimento, però, è stato rinviato. Uno degli imputati, precisamente Benedetto Cocimano, era impegnato in un’altra udienza in Corte di Cassazione e per questo il suo legale ha presentato istanza di rinvio. Nonostante l’opposizione da parte del Pm Pasquale Pacifico, la Corte ha dato pieno accoglimento alla richiesta, avvallata anche da altri legali della difesa, ed ha fissato l’udienza per il prossimo 7 ottobre. Visto il rinvio sono stati sospesi i termini di custodia cautelare per gli imputati.

L’omicidio di Luigi Ilardo, ucciso il 10 maggio 1996, è stato per quasi due decenni uno dei delitti di mafia rimasti irrisolti. Lo scorso anno furono destinatari di una misura di custodia cautelare personaggi di spicco di Cosa Nostra: Giuseppe Madonia, Maurizio Zuccaro, Vincenzo Santapaola, Benedetto Cocimano e il collaboratore di giustizia Santo La Causa, che è stato già processato e condannato con il rito abbreviato.  Nel corso dell’udienza il presidente della Corte ha chiesto un chiarimento ad uno dei difensori di Maurizio Zuccaro, che hanno presentato una relazione in merito alle condizioni cagionevoli del loro assistito detenuto al 41 bis al Carcere di Milano Opera.

Secondo la ricostruzione della procura di Catania gli imputati  avrebbero ammazzato Ilardo proprio pochi giorni prima la data in cui sarebbe stata formalizzata la sua volontà a collaborare con la magistratura. Intenzione manifestata durante un incontro avvenuto a Roma Il 2 maggio 1996 davanti all’allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra e ai pm Giancarlo Caselli e Teresa Principato.

Secondo la ricostruzione della procura Giuseppe Madonia e Vincenzo Santapaola avrebbero agito nel ruolo di mandanti, Maurizio Zuccaro  in veste, invece, di organizzatore, Benedetto Cocimano avrebbe fatto parte del gruppo di fuoco (unitamente a Maurizio Signorino e Piero Giuffrida che sono deceduti). I sicari avrebbero esploso diversi colpi di pistola calibro 9 contro Luigi Ilardo, che morì proprio davanti la sua abitazione in via Quintino Sella.

Per i pm gli imputati – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – “con premeditazione e per motivi abietti cioè al fine di punire Luigi Ilardo per aver svolto attività di confidente”. Gino Ilardo, infatti, era “l’infiltrato Oriente” del colonnello dei Ros Michele Riccio, quello che avrebbe portato nel 1995 ad un passo dalla cattura di Bernardo Provenzano.  I pm contestano agli imputati un’ulteriore aggravante, e cioè quella “di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafìosa denominata Cosa Nostra avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà derivanti dalla loro affiliazione al sodalizio mafioso”.


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