CATANIA – La Corte d’assise di Catania ha inflitto l’ergastolo “all’infermiere killer” del Cannizzaro, Vincenzo Villani Conti, imputato per duplice omicidio. La giuria presieduta da Sebastiano Mignemi lo ha riconosciuto colpevole, in primo grado, di aver ucciso due anziane ammalate, somministrando loro delle dosi controindicate di benzodiazepine. L’ergastolo era stato chiesto dal Pm Alessandra Russo a fine ottobre scorso.
La sentenza è stata emessa pochi minuti fa e, va sottolineato, sancisce un dispositivo di primo grado. Poi, quando saranno depositate le motivazioni, la difesa dell’infermiere potrà eventualmente presentare appello. Villani Conti, processato a piede libero si è sempre professato innocente.
Il presunto movente
Per l’accusa ha ucciso le anziane per una sorta di ritorsione contro l’ospedale. In quel periodo, agli psicologi, avrebbe detto di vivere “uno stato di preoccupante distacco emotivo maturato nei confronti dei pazienti a causa del comportamento vessatorio”, che percepiva da parte dei suoi superiori. E proprio dall’obbligo di denuncia degli psicologi è partita l’inchiesta.
Le morti sono avvenute in ospedale, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. L’imputato non era presente alla lettura del dispositivo. È difeso dagli avvocati Salvatore Liotta e Francesco Calabrese.
I risarcimenti
Villani Conti è stato condannato anche al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili, ovvero dei parenti delle vittime, assistite dagli avvocati Silvana Selmi, Cettina Mirabella e Simone Marchese, dell’ospedale Cannizzaro, assistito dall’avvocato Eleonora Baratta, e dell’associazione Codici per i diritti del cittadino, con il segretario regionale, l’avvocato Manfredi Zammarato.
Condannato inoltre al pagamento di provvisionali da 50 mila euro ciascuna in favore di quattro parti civili, da 25 mila euro per un’altra, 20 mila per l’ospedale e 10 mila per l’associazione Codici.
I giudici lo hanno infine condannato all’isolamento diurno per 1 anno e 2 mesi, lo dichiarano interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’espiazione della pena.
La perizia
Decisiva, evidentemente, si è rivelata la perizia disposta dalla Corte d’assise. I periti avevano inizialmente affermato che non vi fosse certezza: avevano detto che non sarebbe stato possibile attribuire i decessi “con un livello di probabilità vicino alla certezza alla somministrazione nelle ore immediatamente precedenti di quindici milligrammi di Diazepam e Midazolam”.
Successivamente, in aula, hanno detto qualcosa di estremamente diverso. Parlando in maniera astratta, hanno sostenuto che tali sostanze, somministrate ad anziani fragili, potrebbero essere idonee a provocarne la morte.
Alcuni colleghi in aula
Va precisato inoltre che in aula alcuni suoi colleghi lo hanno difeso. Descrivendolo come “professionale, timoroso di sbagliare e per questo attento nel suo lavoro”, negando ogni apparente malessere o confidenza su disagi, o meno. In una scorsa udienza avevano deposto gli esperti sull’esame tossicologico.