Catania, rapine e lo sciamano: "Guarda con quanto sono rimasto!"

Catania, le rapine e lo sciamano: “Guarda con quanto sono rimasto!”

Le intercettazioni ed i riti propiziatori del commando che ha seminato il terrore nell'hinterland

CATANIA – “Per imparare questa parola… se tu impari, memorizzi questa parola, tu puoi uscire da casa tua, loro possono venire a casa tua dove c’è il cancello fino a dove si gira per Catania, si possono mettere i carabinieri… tu prima di uscire rimani fermo sul posto e dici questa parola, se avevi un po’ di sabbia o qualcosa e tu fai (soffia) e la butti tu puoi passare davanti a loro non vedono ne Alessandro ne la macchina… puoi andare dove vuoi… (incomprensibile)…Io posso proteggere bene…”.

Le rapine e lo sciamano

Per Alessandro Sapiente, uno dei sette arrestati nell’inchiesta che ha fatto luce sulla razzia alle ville della provincia di Catania, chiedeva l’intervento di Khalipha Casse, nella convinzione che “lo stesso avesse il potere di ‘vedere’ se le vittime avessero o meno denaro a casa e lo retribuiva per questa attività”. 

Nell’ordinanza che porta la firma della gip Carla Aurora Valenti, affiora quanto paradossale fosse l’affidamento che i sodali riponevano nei rituali di Khalipha Casse. Autentico elemento coalizzante del gruppo. La conversazione in questione è importante anche perché, ancora una volta, venivano nominati gli appartenenti al sodalizio, nella parte in cui Khalipha Casse suggeriva i soggetti che a suo avviso avrebbero dovuto partecipare alla rapina.

Casse, originario del Senegal, vive da anni a Catania. Nel cuore di San Cristoforo. È lui a inscenare da perfetto sciamano i riti propiziatori che servono a condurre in porto le rapine ai danni degli imprenditori dell’hinterland. In quello che è un commando al cui timone c’è Alberto Caruso già condannato in passato per associazione mafiosa. 

Il gruppo intercettato

Caruso faceva riferimento anche ad un basista, il quale avrebbe dovuto rivelare loro il giorno in cui un imprenditore preso di mira avrebbe fissato un appuntamento per uscire con amici, in modo da bloccarlo ed entrare dentro casa con lui. Un particolare che richiama le modalità esecutive già adottati dagli associati in un’altra precedente rapina. 

“Tu devi calcolare che se noi dobbiamo essere lì alle nove… partiamo da qua… alle otto… perché ci dobbiamo portare i borsoni le cose ce le portiamo ugualmente, capito? Perché non so cosa troviamo…”.

Ed all’interno del gruppo, non mancavano le lamentele: gli associati avevano già posto in essere numerose rapine, pur non riuscendo a stravolgere definitamente il loro tenore d i vita”.

“Ti lascio questi qua e 5 euro di differenza per l’altra incomprensibile…. neanche ci escono. Guarda con quanto sono rimasto?!”.


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