Tredicenne stuprata, imputato: “Ero al telefono, non c'entro”

Catania e lo stupro alla villa: “Ero al telefono, non c’entro”

Gli interrogatori dei quattro egiziani alla sbarra
IL PROCESSO
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CATANIA – “Io ero al telefono. Non c’entro niente”. È la tesi sostenuta da uno dei quattro maggiorenni egiziani alla sbarra, dinanzi al Tribunale di Catania, al processo per il brutale stupro di gruppo ai danni di una 13enne catanese, nei bagni della Villa Bellini. Una scena terribile: il fidanzatino della vittima, di poco più grande di lei, fu costretto ad assistere inerme.

Dopo le condanne dei due che avrebbero materialmente abusato della ragazzina, un adulto e un minorenne, che hanno preso rispettivamente a 12 anni 8 mesi e 7 anni 4 mesi – e di un terzo minorenne ritenuto componente del branco – è ripreso dunque il processo ai presunti complici. In tutto erano in sette, quel maledetto pomeriggio del 30 gennaio 2024.

Le deposizioni degli imputati

In aula sono stati sentiti tutti e quattro gli imputati. Si tornerà in aula il 1 luglio per i primi testimoni della difesa. Ai giudici spetterà stabilire le singole responsabilità degli imputati, accusati tutti di concorso nello stupro di gruppo. Il maggiorenne è l’unico di cui anche il fidanzatino della vittima non era sicuro che anche lui fosse entrato nei bagni.

Gli altri imputati, invece, hanno sostenuto di aver bussato alla porta e che volevano aiutare la ragazza, non aiutare coloro che ne hanno abusato. Questa ovviamente è la loro tesi. Di tutt’altro avviso è invece la Procura, secondo cui tutti ebbero un ruolo, a vario titolo e con varie responsabilità.

Il processo in corso e le parti

Il processo, come detto, si celebra dinanzi al Tribunale collegiale di Catania, preseduto dal giudice Santino Mirabella. In aula alla scorsa udienza avevano deposto due investigatori del Ris, un ufficiale e un sottufficiale, che hanno partecipato alle indagini.

L’inchiesta, che si chiuse con 5 richieste di rinvio a giudizio per gli adulti, è stata coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dalla sostituta procuratrice Anna Trinchillo. Determinanti, si ricorda, furono proprio i resoconti della vittima 13enne e del suo fidanzatino dell’epoca.

La ragazza, tramite i familiari, è assistita dall’avvocato Cecilia Puglisi, l’allora fidanzatino dall’avvocato Eleonora Baratta. Il collegio di difesa è composto anche dagli avvocati Alfonso Abate, Salvatore Gangi, Salvatore Cipriani, Emiliano Cinquerrui e Marisa Ventura.


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