PALERMO – Personale costretto a restituire parte dello stipendio dopo averlo incassato e a lavorare più ore del previsto. Sono le accuse che la Procura di Termini Imerese contesta ai gestori di due istituti superiori paritari: Scicolone di Cefalù e Ariosto di Termini Imerese. Oltre cento persone (118 per la precisione), fra docenti e personale Ata, una volta convocate dai carabinieri hanno confermato le condizioni di lavoro. Alla fine è stata una ribellione di massa.
Agli arresti domiciliari è finita Patrizia Ficicchia, 60 anni, presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale “La Rocca di Cefalù”. Per altri quattro indagati è stata decisa la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività professionale e imprenditoriale nel settore dell’insegnamento per 12 mesi. Si tratta di Pietro e Daniele Giambelluca, Giada Attilio e Alice Ficicchia.
Le indagini della compagnia di Cefalù avrebbero fatto emergere ripetuti episodi di estorsione e sfruttamento dei lavoratori sin dal 2019. Sarebbero stati costretti a subire le angherie dietro minaccia in una terra dove c’è fame di lavoro e stato di bisogno, oppure ingoiavano il boccone amaro pur di accumulare il punteggio utile per accedere alle graduatorie pubbliche per le assunzioni sia come docenti che come personale tecnico amministrativo.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo 65.300 euro in contanti trovati a casa degli indagati o a scuola.