PALERMO – Il centrodestra e “la legge del contadino” tanto cara al presidente Musumeci. Che cosa raccoglieranno i partiti della maggioranza dopo la semina di questa settimana? I fronti dello scontro sono numerosi e riguardano diverse partite all’interno dei partiti e della coalizione che si incrociano con i destini nazionali della compagine che passò alla storia per il 61 a zero realizzato nella stessa Sicilia che oggi potrebbe diventare, al contrario, la sua Waterloo.
Palermo e i dilemmi dentro Fratelli d’Italia
Il primo grande scoglio riguarda la quadra per le amministrative di Palermo. Dopo la mossa Forza Italia e Lega la palla passa a Fratelli d’Italia. I meloniani, che restano in attesa di una risposta da parte di Berlusconi all’appello lanciato dalla leader maxima, dovranno decidere se optare per la corsa solitaria, convergere su Cascio o virare su Lagalla (opzione resa quasi impraticabile dall’adesione del renziano Faraone). Pesa il rischio isolamento legato a doppia mandata al muro contro muro con gli alleati sul Musumeci bis. Un rompicapo complicato e legato a doppio filo con la guerra per la leadership che si consuma a livello nazionale tra Meloni e Salvini. La parola d’ordine è: “maneggiare con cura”.
Le contromosse del Presidente
Il presidente della Regione nel frattempo dovrà studiare una contromossa dopo l’ultima manovra del fronte a lui ostile. Due le ipotesi al vaglio dei fedelissimi: dimissioni con tanto di conseguente voto anticipato o governo del Presidente (dai vertici di Db trapela che l’incontro previsto per sabato sera sul tema è stato rimandato). Mosse entrambe rischiose con effetto boomerang. Buona parte della crisi avrà come scenario Palazzo d’Orleans e Sala d’Ercole: il primo scoglio riguarda la Finanziaria da chiudere e portare al voto, il secondo gli sgambetti in aula che di certo non mancheranno.
La crisi mai sopita in casa azzurra
Stesso scenario per gli sviluppi della crisi nera di Forza Italia con i due fronti sempre sul piede di guerra e i nodi “capogruppo” e “commissioni” ancora lontani dall’essere sciolti. Il tutto mentre i mal di pancia tra i ribelli ortodossi aumentano ogni qual volta il coordinatore azzurro si cimenta in un colpo di teatro, piazzando un ordigno che scardina tutto. Praticamente ormai a giorni alterni. Arriverà una parola chiara dai vertici del partito nazionale? Al momento tutto tace e la pratica siciliana resta impolverata sulle scrivanie dei big azzurri.
I nodi dentro la formazione salviniana
Ma anche Prima l’Italia in questi giorni avrà il suo bel cubo di Rubik da risolvere. Soprattutto dopo l’ultimo capitolo della saga messinese scritto ieri mattina da Nino Germanà. Il deputato in diretta Facebook con Cateno De Luca cementa il patto per le amministrative di Messina, lanciando una nuova provocazione al segretario Nino Minardo (che al momento tace). Una prova di forza che rimarca le difficoltà del segretario che aveva destituito il commissario provinciale direttamente nominato da Salvini. Fonti leghiste narrano di una situazione potenzialmente esplosiva i cui sviluppi si capiranno meglio nei prossimi giorni.