Centrodestra, cadono i veti: la decisione spetterà a Roma - Live Sicilia

Centrodestra, cadono i veti: la decisione spetterà a Roma

C'è tempo entro sabato per trovare il nome.
LO SCENARIO
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PALERMO – Il vertice del centrodestra siciliano, convocato da Fratelli d’Italia, si chiude con una rosa di nomi che sarà discussa a Roma entro sabato (realisticamente mercoledì) e con la parola d’ordine “nessun veto sulle candidature”. E il punto politico che riapre la partita sta tutto qui. L’assenza di pregiudiziali è il risultato portato a casa dalla truppa di Fratelli d’Italia. Si scrive “nessun veto” e si legge  “il nome di Musumeci è ancora in pista”.

Il vertice

 Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo a ieri pomeriggio all’Hotel delle Palme a Palermo. I rappresentanti dei partiti arrivano alla spicciolata e preferiscono tenere le bocche cucite. Alla fine al tavolo ci sono il coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè, i dioscuri meloniani Giampiero Cannella e Salvo Pogliese, Anastasio Carrà e Pippo Fallica della Lega, il segretario regionale dell’Udc Decio Terrana e l’assessore Toto Cordaro, Roberto Di Mauro e Fabio Mancuso che reggono il vessillo autonomista, il commissario della Nuova DC Totó Cuffaro e Antonello Antinoro e Massimo Dell’Utri di Noi con l’Italia, Giorgio Assenza per Diventerà Bellissima. Assenti i due veri protagonisti della partita: il presidente Nello Musumeci e il segretario regionale del Carroccio, Nino Minardo. I meloniani ribadiscono l’intenzione di puntare su un solo cavallo: l’uscente Nello Musumeci. 

Le proposte di Lega e Forza Italia

I leghisti rispondono che il candidato della Lega è Nino Minardo (ma specificando che se dovesse continuare nel suo impegno a Roma, il partito di Salvini indicherebbe quale proposta di candidatura quella di Alessandro Pagano). Forza Italia avanza una rosa di otto nomi e mezzo. Si tratta di Patrizia Monterosso, Barbara Cittadini, Gianfranco Miccichè (che pure in mattinata aveva detto di essere troppo anziano per la presidenza), Stefania Prestigiacomo, Faraoni, Tommaso Calderone e Michele Mancuso. Il presidente dell’Ars si lascia scappare anche il nome del senatore Renato Schifani ma avrebbe fatto un accenno al fatto che non ha avuto modo di parlare con lui, cosa che nei fatti espunge il big azzurro dalla lista. 

Lombardo dice la sua

Anche il leader degli autonomisti Raffaele Lombardo dice la sua: Nino Minardo come politico e il magistrato Massimo Russo come tecnico. Una proposta che spiegherà qualche ora più tardi nei dettagli ai microfoni di Live Sicilia per evitare fraintendimenti dopo un primo tweet che recita così: “Posizione chiara: il segretario della Lega Antonino Minardo o il tecnico Massimo Russo. Nessun veto per Nello Musumeci”. Quest’ultima parte avrebbe creato non pochi retropensieri tra gli alleati, stoppati però da Lombardo in persona. La riflessione dell’eminenza grigia della politica sicula però fotografa in maniera nitida come la fase sia cambiata nel centrodestra siculo per cause di forza maggiore. 

Si decide nella Capitale

“Non ho condiviso le dimissioni di Musumeci perché nel 2012 e nel 2017 i candidati sono stati scelti nei tavoli regionali ma si votava soltanto in Sicilia, oggi le cose vanno diversamente tanto che molti alleati riferiranno a Roma e lì si deciderà ma noi il nostro contributo di chiarezza lo volevamo dare”, ha detto. E in effetti la palla passa al tavolo nazionale che entro sabato sarà chiamato a riunirsi. Domani si terrà un incontro sulla ripartizione dei collegi di vitale importanza soprattutto per l’Udc di Cesa rimasto scoperto (questione ventilata sembrerebbe anche in occasione del tavolo siciliano di ieri). Si guarda dunque alla Capitale per comporre il puzzle siculo cercando un incastro che non potrà non tenere conto delle scelte che riguarderanno Lazio e Lombardia. (come ha detto a chiare lettere Miccichè al termine dell’incontro: “il partito a cui sarà assegnato il presidente della Regione sceglierà il candidato”)

Ma la discussione non potrà protrarsi all’infinito perché il tempo è tiranno: entro domenica 14 infatti si dovranno presentare i simboli della coalizione e di rimando il candidato che guiderà la coalizione. 

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