C’era una volta la Destra a Catania - Live Sicilia

C’era una volta la Destra a Catania

Cosa ne resta dopo il tramonto delle ideologie. Tre opinioni a confronto.

CATANIA. Ben prima dell’avvento del berlusconismo. Quando ancora la vampata e quasi immediata sopita del lombardismo era solo un pensiero a divenire. Prima di tutto questo, a Catania c’era una destra che aveva una sua identità. Di nicchia perchè legata a doppia mandata al Movimento sociale e poi sdoganata con consensi anche plebiscitari con l’arrivo di An. C’erano il Fronte della Gioventù e le tante diverse anime del partito di Almirante: tutte con le loro speranze e sogni. Ma anche con i loro estremismi e sbagli inappellabili. Di certo, come del resto la sinistra di un tempo, era però leale e fiera della propria ideologia: quella che con la sua incorruttibile passione e integrità morale avrebbe dovuto un giorno cambiare il mondo. E, di conseguenza, cambiare anche Catania.

Oggi viene quasi tenerezza a ripensarci. Anche qui, un discorso che non vale solo per la destra: ma pure per il fronte costituzionale opposto della sinistra di Berlinguer. Eppure della destra, Catania è stata sempre culla culturale sincera e mai banale. Utilizzando un linguaggio d’élite, oggi si direbbe che è stata “laboratorio per il Belpaese”. Ecco perchè, viene quasi da chiedersi che fine abbiano fatto a Catania la destra ed i suoi elettori. Ed in fondo, ce lo siamo chiesti sul serio.

“Catania ha sempre regalato grandi successi alla destra e al centrodestra – ci dice l’eurodeputato e fresco della nomina a coordinatore provinciale di Forza Italia, Salvo Pogliese -. Ricordo quando Giorgio Almirante parlava della “sua” Catania definendola “Pupilla dei suoi occhi” oppure quando il Pdl ottenne oltre il 50% dei consensi: una città dove l’elettorato è sempre stato orientato verso il centro-destra. Cos’è successo dopo? E’ successo che tutto è imploso in arroganze, gelosie e invidie ed a Catania interi settori si sono spostati verso il carro del vincitore abbandonando coerenza e dignità. Oggi, a noi tocca ripartire con umiltà consapevoli che il vento sta cambiando perchè tanti si sono già pentiti di aver votato Renzi e Crocetta: ed anche a Catania – conclude Pogliese – i catanesi stanno assistendo a come Bianco stia amministrando male. Molto male”.

“Potremmo scrivere un libro su quello che è stato il ruolo della destra a Catania – spiega il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia e consigliere comunale a Palazzo degli Elefanti, Manlio Messina -. Prima di farsi prendere ostaggio dalle ambizioni personali, cominciando a litigare e facendo venire meno i valori decretandone il tracollo, a Catania c’era la vera destra. A mio avviso, oggi, qualche segnale di ripresa c’è. Certo, se devo ripensare ai momenti più alti, mi viene da chiamare in ballo le sindacature di Trantino e Paolone o la presidenza di Musumeci alla Provincia. L’avvento di Berlusconi ha tagliato le gambe a tutti perchè si è badato solo alle ambizioni personali nonostante Catania avesse una sua grande tradizione: tracciata nel dna. Personalmente, oggi, faccio fatica a parlare di destra, sinistra, centro, alto, basso: io credo che l’unica speranza che abbiamo è quella di ripartire da un progetto serio. Non dai nomi. Perché è con l’imposizione dei nomi che si sono rotti gli equilibri e siamo arrivati a questo punto”.

“E’ innegabile che Catania abbia una lunghissima tradizione di destra, basta guardare agli anni settanta e ottanta – interviene Ruggero Razza da sempre vicino a Nello Musumeci -. Ma oggi le cose non sono cambiate solo a Catania: ma anche in Italia e nel mondo. Il problema è molto più complesso perchè è venuto meno il collante ideale. I gruppi politici non sono più tenuti insieme dai valori ma dagli interessi personali. Se oggi chiedi a un ragazzo se è di destra o di sinistra, si mette ridere. Oggi, i giovani vogliono sapere perchè sono costretti a lasciare la Sicilia. Io resto fermamente convinto che serve recuperare quella consapevolezza che deve portarci a stare assieme per tornare ai vecchi valori. E’ un percorso lungo ma non possiamo esimerci dal provarci”.


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