In principio furono Martino e Fisichella. Solo loro i primi due ministri siciliani della seconda repubblica, nata in seguito alla “discesa in campo” di Silvio Berlusconi. Oggi che il Cavaliere da quel campo ha deciso di uscire, di siciliani non ne resta nemmeno uno. Nel governo Monti, infatti, non c’è traccia dell’Isola. Un caso unico, appunto, dal 1994 a oggi.
Diciassette anni fa, infatti, il primo governo guidato dal fondatore di Forza Italia vedeva nella propria squadra Antonio Martino con l’importante carica di ministro degli Affari esteri. E del resto, Martino, messinese, fu uno dei cofondatori del partito “azzurro”. Sua, infatti, è la tessera numero due di Forza Italia (la prima, ovviamente, è di Berlusconi). Ma in quel governo del “milione di posti di lavoro” figurava un altro messinese: Domenico Fisichella, ai Beni Culturali e ambientali. Anche per lui un ruolo di “confondatore”, ma in Alleanza nazionale. Fisichella sarà anche vicepresidente del Senato tra il 2001 e il 2006.
In quel governo, altri siciliani figuravano nel ruolo di sottosegretario. A partire Marianna Li Calzi, all’interno (retto da Roberto Maroni). Per lei, originaria di Campobello di Licata, un passato da magistrato e un presente da consigliere di amministrazione di Unicredit. Gli altri sottosegretari del primo esecutivo di Berlusconi sono nomi notissimi in Sicilia. Guido Lo Porto (era alla difesa, ministro Previti), diventerà nel 2001 presidente dell’Ars. Domenico Nania (era sottosegretario ai Lavori pubblici) oggi è uno dei coordinatori regionali del Pdl, mentre Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud è stato fino a pochi giorni fa sottosegretario alla Presidenza, con delega al Cipe.
Cade il primo governo Berlusconi a causa della svolta a sinistra della Lega Nord, ed ecco l’esecutivo dei tecnici di Lamberto Dini. È il 17 gennaio del 1995, e in quel governo, figura un solo siciliano: Filippo Mancuso (nella foto) nell’importante dicastero di Grazia e giustizia. Ma non fu una parentesi felicissima, visto che nell’ottobre del 1995, una mozione di sfiducia nei suoi confronti, chiesta a causa delle sue indagini nei confronti del pool di “Mani pulite”, fu approvata al Senato con 173 voti favorevoli (Progressisti, Partito Popolare, Lega Nord più Rifondazione comunista), 3 contrari e 8 astenuti (al momento del voto i senatori del Polo abbandonarono l’aula per contestare la legittimità della decisione).
Dopo la parentesi Dini, il 17 maggio del 1996 nasce il primo governo di Romano Prodi. Anche in questo caso, è solo uno il ministro siciliano. Una donna, per la precisione: Anna Finocchiaro, attuale presidente del gruppo Pd al Senato, titolare in quegli anni del dicastero “Pari opportunità”. I sottosegretari invece sono il giudice Giuseppe Ayala, al ministero di Grazia e giustizia retto da Giovanni Maria Flick, e Michele Lauria. Per quest’ultimo, originario di Enna, il ruolo di “viceministro” alle Poste e telecomunicazioni verrà confermato spesso nei diversi governi di centrosinistra. Attualmente Lauria ricopre il ruolo di Commissario per i Servizi e i prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ayala, invece, è tornato a fare il magistrato, e oggi è consigliere presso la Corte di Appello dell’Aquila.
Col primo governo D’Alema (e siamo nell’ottobre del 1998), la compagine di siciliani al governo cresce notevolmente. E soprattutto raggiunge le vette più alte, in termini di prestigio. Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, infatti, eletto nelle fila del Ppi, viene nominato vicepresidente del Consiglio. Una stima confermata nei successivi governi di centrosinistra, dove ricoprirà il ruolo di ministro della Difesa. In quel governo, però, c’è anche Salvatore Cardinale, eletto con l’Udr. Per lui, la responsabilità del dicastero delle Poste e telecomunicazioni (sottosegretario, come detto, Michele Lauria). I sottosegretari di quel governo sono invece (nuovamente) Giuseppe Ayala e Marianna Li Calzi (entrambi alla Giustizia), Nuccio Cusumano al Tesoro (il deputato, originario di Sciacca “pagò” qualche anno dopo con un’aggressione in Senato la sua fedeltà a Romano Prodi) allora nell’Udr e oggi nell’Api di Rutelli, Nenè Mangiacavallo (nativo di Ribera ed eletto con i Repubblicani) e Antonino Cuffaro, eletto col Partito Comunista. Originario di Sambuca di Sicilia, però, fin da giovane si trasferisce in Friuli, dove vive tuttora.
Nel D’Alema bis, i ministri siciliani crescono e diventano tre. Ai confermati Cardinale e Mattarella (che da vicepresidente del Consiglio, però, passa alla guida del ministero della Difesa) si aggiunge Enzo Bianco (all’Interno), oggi nel Pd. Confermati tutti i sottosegretari tranne Nuccio Cusumano. Quasi inalterata la presenza dei siciliani nel successivo governo Amato. L’unica novità è rappresentata dalla presenza di Santino Pagano (Udeur), orginiario di Santa Lucia del Mela, nel Messinese, al ministero del Tesoro.
Nel giugno del 2001 torna in sella Berlusconi, per dare inizio al governo più longevo della Repubblica. In quell’esecutivo figurano i siciliani di Forza Italia Enrico La Loggia (al ministero Affari regionali e autonomie locali) e Stefania Prestigiacomo (alle Pari opportunità). Diversi invece, i viceministri e i sottosegretari. Antonio D’Alì, infatti, va all’Interno, Gianfranco Micciché all’Economia (con delega al Mezzogiorno), Adolfo Urso eletto con Alleanza nazionale è viceministro delle Attività produttive, Giuseppe Drago (Udc) è sottosegretario alla Difesa, Nanni Ricevuto (Nuovo Psi) alle Infrastrutture, e infine Nicola Bono (An) ai Beni culturali.
Il rimpasto compiuto da Berlusconi nel 2005, porta al governo addirittura cinque ministri siciliani. Ai confermati La Loggia, Prestigiacomo e Micciché (quest’ultimo viene “promosso”, in realtà, da sottosegretario a ministro dello Sviluppo e coesione territoriale), infatti, si aggiungono il repubblicano Giorgio La Malfa (nato a Milano, ma di chiare origini siciliane) e l’azzurro Antonio Martino, che rientra quindi in un governo Berlusconi. Tra i viceministri e i sottosegretari, conferme per Giuseppe Drago, Antonio D’Alì, Adolfo Urso, Nanni Ricevuto e Nicola Bono. Ai quali si aggiungono due politici che oggi recitano il ruolo di vertice dei loro rispettivi partiti: Francesco Saverio Romano (al ministero del Lavoro), fino a pochi giorni fa ministro dell’Agricoltura e leader del Pid, e Giampiero D’Alia (all’Interno), oggi segretario regionale dell’Udc. Questo esecutivo, però, resterà in piedi poco più di un anno.
Nel 2006, infatti, la vittoria al “fotofinish” di Prodi, “cancella” la rappresentanza siciliana tra i ministri. L’Isola, così, viene rappresentata da due viceministri: l’ex sindacalista Sergio D’Antoni (allo Sviluppo economico, nel ministero guidato allora dall’attuale segretario dei democratici Pierluigi Bersani) e l’ex presidente della Regione siciliana Angelo Capodicasa (alle Infrastrutture, con Di Pietro ministro). Nominati sottosegretari, invece, l’indipendente Alessandro Pajno (all’Interno, ministro Amato), Antonio Montagnino (al Lavoro, ministero guidato da Cesare Damiano), Luciano Modica all’Università (ministro Mussi) e, entrato solo nel giugno del 2006, Raffaele Gentile, originario di Noto e nominato sottosegretario ai Trasporti, ministero guidato da Alessandro Bianchi.
E siamo ai giorni nostri. E alla cronaca più recente. Nell’ultimo governo Berlusconi, “dimissionato” dai mercati finanziari, sono stati quatrro i ministri: Ignazio La Russa (nativo di Paternò) alla Difesa, l’agrigentino Angelino Alfano alla Giustizia (da dove si dimetterà, nel luglio scorso, per ricoprire la carica di segretario politico del Pdl), Stefania Prestigiacomo all’Ambiente e Saverio Romano, nominato ministro nell’aprile di quest’anno, all’Agricoltura, nello stesso giorno in cui veniva nominato sottosegretario (ma al Lavoro) Nello Musumeci (La Destra). Tra i sottosegretari, spiccava Gianfranco Micciché, alla Presidenza con delega al Cipe. Mentre ruoli nell’esecutivo hanno ricoperto fino al novembre del 2010, Adolfo Urso (nato a Padova, ma cresciuto in Sicilia), viceministro allo Sviluppo economico e Giuseppe Maria Reina, catanese dell’Mpa, sottosegretario alle Infrastrutture.