La chemio che ha ucciso Valeria | Gli audio sulla dose killer - Live Sicilia

La chemio che ha ucciso Valeria | Gli audio sulla dose killer

Valeria Lembo e la prescrizione che l'ha uccisa

Deposita una registrazione al processo per la morte di Valeria Lembo, uccisa nel 2011 da una dose killer di chemioterapia al Policlinico di Palermo. Nella conversazione parlano la dottoressa che richiese il farmaco e l'ex primario. ASCOLTA GLI AUDIO

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PALERMO – Si difende. Cerca di allontanare i sospetti. E finisce per accusare il suo ex primario, Sergio Palmeri. Laura Di Noto deposita una registrazione al processo per la morte di Valeria Lembo, uccisa nel 2011 da una dose killer di chemioterapia al Policlinico di Palermo. Valeria aveva 34 anni e un figlio di sette mesi da crescere. Palmeri non ci sta. Dalla registrazione, dice il suo legale, nulla emergerebbe a suo carico. Si tratterebbe, dunque, di un tentativo mal riuscito di scaricare su altri le proprie responsabilità. C’è da attendersi scintille all’udienza del prossimo 20 aprile, quando toccherà a Palmeri essere sentito. Qualunque sia la verità c’è, purtroppo, la certezza di una giovane vita spezzata.

Dopo la somministrazione del farmaco, la Di Noto avrebbe capito che tirava una brutta aria in reparto e rischiavano tutti di finire sotto accusa come sarebbe poi realmente accaduto. “Mi stavo convincendo che il professor Palmeri volesse nascondere qualcosa”, ha detto in aula la Di Noto. E allora registrò con un telefonino la conversazione con Palmeri. Prima parlavano della modifica della cartella clinica – qualcuno cancellò in maniera grossolana con uno scarabocchio il numero zero successivo al 9 – e poi il primario avrebbe chiesto alla Di Noto di retrodatare e firmare una lettera per regolarizzare la sua posizione. Non doveva più comparire come specializzanda, ma come medico volontario in modo da giustificare la sua presenza da sola in reparto. Una ricostruzione che fa pugni con quanto sostenuto dal legale di Palmeri, l’avvocato Michele De Stefani: “La dottoressa Di Noto, come risulta da alcuni documenti agli atti, era già specializzata in oncologia, aveva lavorato in due cliniche private e già nel 2009, su sua richiesta, era stata autorizzata a stare in ospedale come medico volontario”.

C’è di più, un consulente ha spiegato in aula, sostiene ancora la difesa di Palmeri, che quando l’attività diagnostica e terapeutica è già avviata, come nel caso della Lembo, anche uno specializzando ha piena autonomia e non c’è obbligo di controfirmare una prescrizione interna. Il riferimento è alla dose di Viblastina che uccise la ragazza e per la quale, sostiene la difesa, non ci sarebbe stata responsabilità da parte dell’ex primario.

“Nel raccontare le dosi, la cartella, lo devo dire che era dichiarato 90 e che stato successivamente modificato?”, chiedeva la Di Noto. “Tu sei sicura?”, rispondeva il primario. “Io sono sicura, l’abbiamo visto assieme, lei stesso ha detto che era un 90 e che era stato modificato”, ribatteva la dottoressa. Palmieri sembrerebbe avere cercato di consigliare la collega su cosa dire: “… mi preme ricordare che, ricordo che in quel momento ho visto 90, questo è un discorso… dire una cosa del genere con assoluta certezza significa accusare di un reato qualcuno, me incluso. Sul fatto che qualcuno ha modificato io ci andrei no piano, pianissimo”. La Di Noto non voleva mentire: “Io la verità devo dire, lei l’ha visto con me e si è stupito che era modificato”. “Sai sono momenti – concludeva Palmeri – io giurarci non ci posso giurare”. Nulla di anomalo, sostiene la difesa del primario.

Sotto processo ci sono oltre all’ex primario di Oncologia e alla specializzanda, anche Gioacchino Mancuso, laureando in medicina, lo specializzando Alberto Bongiovanni (sarebbe stato lui a cercare di cancellare il numero 90 dalla cartella clinica ndr) e le infermiere Elena Demma e Clotilde Guarnaccia. Sono tutti accusati di omicidio colposo in concorso e tutti respingono le accuse sostenendo che fosse di altri e non di ciascuno di loro la responsabilità di evitare il macroscopico errore. Da Palmeri, difeso dall’avvocato Michele De Stefani, che punta sul fatto che non era neppure presente in reparto al momento della tragedia; alla Guarnacci, che tramite il suo legale, l’avvocato Salvino Pantuso, ha sempre sostenuto di essersi limitata ad eseguire quanto altri avevano prescritto. Così come la Di Noto (avvocati Marco Clementi e Stefano Cultrera) certa che la la registrazione possa essere una prova a suo favore. Fu lei a dare l’ok alla farmacia per la preparazione di 90 milligrammi di Viblastina.. Non si accorse dell’errore, ha spiegato in aula rispondendo alla domande dei pubblici ministeri Francesco Grassi ed Emanuele Ravaglioli, perché non conosceva quel tipo di farmaco. Nessuno, però, non solo, lei, si accorse di ciò che stava accadendo.

Sarà il processo ad accertare le responsabilità. Di certo, c’è l’incredibile catena di errori culminata in quel 90 che ha segnato la condanna a morte di una giovane donna.


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