PALERMO – Quel che resta é solo una voce metallica. Il call center delle polemiche, che solo quest’anno è costato all’Ars 620 mila euro (230 in meno rispetto al 2012), ha interrotto ‘le trasmissioni’, questa volta per sempre. Lo scorso 3 giugno, infatti, é stato l’ultimo giorno del contratto con la ‘Mediterranea comunicazione’, che in questi anni ha gestito il servizio a Palazzo dei Normanni. Così da oggi il licenziamento é diventato ufficiale per tredici centralinisti e due tecnici.
Già alla fine dello scorso aprile, il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, aveva assicurato che il contratto non sarebbe stato rinnovato e che nel triennio si sarebbero risparmiati circa 2,5 milioni di euro. La sicurezza di Ardizzone e del Consiglio di Presidenza era arrivata successivamente a un parere dell’avvocatura dello Stato, secondo cui si sarebbe potuto procedere alla revoca dell’aggiudicazione di gara “senza che ciò possa dar luogo ad eventuale responsabilità risarcitorie”.
Il divorzio tra l’Ars e il call center parte dalla sede in cui lo stesso operava. Come raccontato, infatti, da un’inchiesta del mensile “S”, come sede del call center era stato individuato un locale di via dei Nebrodi. Quel locale, dove la “Mediterranea Comunicazione” metteva a disposizione il personale, é di proprietà della Three srl. Cos’è la Three srl? Si tratta di una società con un legame forte con l’Assemblea, visto che tra gli amministratori ecco figurare Simona Savona, figlia di Gaetano, dirigente del servizio informatico all’Ars, che è a sua volta socio insieme alla figlia e alla moglie. “Nulla di strano – replicava su S Luigi Manoli – quella era l’offerta più vantaggiosa. E il nostro servizio non si limita al semplice ‘centralino’ ma copre un’ampia gamma di attività”. Ma l’Ars, come detto, ha deciso di tirare la cinghia, anche sulla “bolletta del telefono”. E alla fine c’è riuscita. A quel telefono da oggi, se non una voce metallica, non risponde più nessuno.