Comune, scure sulle partecipate| Arriva la direttiva lacrime e sangue - Live Sicilia

Comune, scure sulle partecipate| Arriva la direttiva lacrime e sangue

Orlando ha firmato l'atto che impone ad Amat di rinunciare a 30 milioni. Opposizioni all'attacco.

PALERMO – Stop ai disallineamenti al comune di Palermo e un ordine ben preciso alle partecipate: stralciate crediti per milioni e milioni di euro. La tanto attesa direttiva del sindaco Orlando alla fine è arrivata ed è un macigno per le aziende di Palazzo delle Aquile: a fronte di 42 milioni di crediti e debiti su cui non ci si riesce a mettere d’accordo (a cui sommarne altri 20 tutti a carico di Amat), meglio fare tabula rasa e far combaciare i numeri dei rispettivi bilanci.

Un passaggio drammatico per alcune società, Amat su tutte, e che è il preludio alla nomina dei nuovi cda: a conti fatti le aziende dovranno rinunciare a una quarantina di milioni, mentre il Comune dovrà ripianarne le perdite nel bilancio di previsione. Insomma un salasso per tutti, contribuenti in primis, visto che parliamo di società sulla carta private ma a totale partecipazione pubblica.

Del resto il tema è scottante: proprio i disallineamenti sono stati al centro dello scontro politico durante la discussione sul consolidato e, come scrive il primo cittadino, anche la Corte dei Conti ha puntato il dito sulle discrepanze tra i numeri del Comune e quelli delle sue partecipate, anche se ad approvare i bilanci di queste ultime è stata comunque la stessa amministrazione comunale.

La direttiva ripercorre anzitutto gli sforzi di piazza Pretoria per mettere ordine tra i conti: il bilancio consolidato, il lavoro dei Revisori, la verifica azienda per azienda dei debiti, l’unità di regia e coordinamento dei più alti dirigenti e perfino un parere dell’Avvocatura. Un iter lungo e tortuoso, al termine del quale arriva proprio l’atto del Professore che tenta di mettere la parola fine a una vicenda ventennale: una direttiva definita “imperativa e vincolante, la cui violazione è suscettibile di configurare profili di responsabilità”. Insomma, un avvertimento neanche tanto velato ai consigli di amministrazione che comunque a brevissimo andranno rinnovati.

Poi si passa alle singole società. La più penalizzata in assoluto è Amat, che dovrà stralciare crediti per oltre nove milioni di euro fino al 2016 (per la precisione 9.122.007) e altri 20,3 milioni relativi al 2017, per un totale di quasi 30, mentre il Comune le pagherà appena 197.055 euro. La Rap dovrà rinunciare a 5,2 milioni, mentre otto li metterà Palazzo delle Aquile; Amap sborserà 3,5 milioni. Dal canto suo piazza Pretoria metterà sul piatto 21 milioni (la sua parte di disallineamenti) nel prossimo bilancio di previsione, oltre ai 38 milioni accantonati (la quota delle partecipate, più i 20 milioni di Amat) e necessari per coprire le previste perdite delle aziende, così come previsto per legge, sforando il tetto dei 60 milioni.

Una direttiva lacrime e sangue necessaria, ma che è una mazzata per i conti del Comune che adesso dovrà trovare le risorse sia per chiudere il prossimo bilancio di previsione che per mantenere in piedi le sue aziende. Le soluzioni sono due: tagliare drasticamente le spese o aumentare le entrate di Rap e Amat (visto che Amap è più solida), ricapitalizzando o ritoccando i contratti di servizio. Tra le misure adottabili ci potrebbero essere un aumento della Tari, un’estensione della Ztl o delle strisce blu: provvedimenti impopolari, ma che risulterebbero indispensabili.

Altra questione da capire sarà la reazione delle singole aziende, che non sono state interpellate e che non hanno votato alcunché: accetteranno il diktat del sindaco, rinunciando a milioni di euro, o andranno allo scontro? Una situazione al limite, che si intreccia con le nuove nomine ma che potrebbe portare a ulteriori contenziosi.

LE REAZIONI

“È inaccettabile questa direttiva del sindaco che sancisce un attacco senza precedenti e senza contraddittorio all’Amat, una presa per i fondelli per il Consiglio Comunale e la maggioranza, pochi giorni dopo l’approvazione del bilancio consolidato 2016 – dice il capogruppo M5s Ugo Forello – Il disallineamento da 43 milioni di euro passerebbe a 62. Sono mesi che denunciamo quello che oggi sta accadendo. Il Sindaco ha dimostrato di essere un ciarlatano, agiremo in tutte le sedi istituzionali per difendere gli interessi dei cittadini palermitani e per evitare il collasso del comune e delle sue partecipate”.

“Con questa direttiva l’amministrazione decreta, con uno strumento di dubbia efficacia, il fallimento di Amat e la compromissione di Rap – tuona Fabrizio Ferrandelli – I numeri stanno saltando fuori e viene fuori la deriva gestionale. Può una direttiva, in maniera unilaterale, imporre ad aziende lo stralcio di crediti senza contraddittorio, accordo e votazioni di cda? Il sindaco non è lo stesso socio unico che approvando i bilanci delle aziende ne ha certificato la sussistenza?”.

Per Dario Chinnici, capogruppo del Pd, “serve senso di responsabilità in un momento delicato come questo, in cui ci sono in gioco non solo i conti del Comune ma anche il futuro delle partecipate e dei lavoratori. Facciamo appello alle forze politiche perché si possano trovare insieme soluzioni che facciano il bene di Palermo”.

“La direttiva del sindaco è un passaggio obbligato e consequenziale all’approvazione del bilancio consolidato – dice il capogruppo di Sinistra Comune Giusto Catania – Adesso sarà importante definire le misure correttive da inserire nel prossimo bilancio di previsione. L’allarmismo delle minoranze è strumentale e serve esclusivamente a inquinare i pozzi, il riconoscimento dei disallineamenti è un atto di responsabilità amministrativa che determina la scelta politica di continuare a garantire il carattere pubblico di tutti i servizi locali”.

“Delle due una – dice Sabrina Figuccia – o i vertici delle partecipate hanno speso consapevolmente più del dovuto, senza alcuna autorizzazione da parte del socio unico e di conseguenza senza alcuna copertura finanziaria e in questo caso credo proprio che potremmo trovarci di fronte a qualche reato, o in alternativa i vertici delle partecipate, se ritengono di avere agito in maniera coerente, adesso facciano valere i propri diritti, denunciando presso gli organi preposti e avviando specifici contenziosi, a garanzia dei lavoratori e dei cittadini che pagano i servizi. Se ciò non accadesse si potrebbe pensare ad una insana complicità fra il Sindaco ed i consigli di amministrazione delle partecipate, che, come tutti sanno, vengono di fatto nominati dallo stesso primo cittadino. Saranno sempre i cittadini a farne le spese, o verranno trovati i responsabili di questo sfacelo?”.


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