Conti sbagliati e abbracci atterriti | Il Palazzo ha paura di affondare - Live Sicilia

Conti sbagliati e abbracci atterriti | Il Palazzo ha paura di affondare

La finanziaria. Il dramma dei conti nella lunga diretta di LiveSicilia. Le parole dette pubblicamente. E le parole sussurrate nei corridoi. La paura che qui raccontiamo.

Diario dall'Ars
di
4 min di lettura

PALERMO- La nuova unità del Pd sembra l’unità della disperazione. La nuova unità della maggioranza, l’unità dello sconforto, della paura. Un influente renziano e un noto cuperliano nei corridoi di Palazzo dei Normanni. L’Aula è ferma. Sospesa in una surreale attesa: il presidente della Regione è dal Commissario dello Stato. I conti non tornano. E in effetti, anche dopo quel colloquio, non torneranno. Il renziano si avvicina. Il cuperliano lo guarda in viso e chiede: “Che novità abbiamo?”. Le novità sarebbero appunto quelle provenienti da Piazza Principe di Camporeale. E non sono buone. Il renziano a bassa voce spiega. Sussurra qualche numero smozzicato. Sospira. I due si guardano. L’espressione è la stessa. A metà tra stupore e timore. La stessa. Tra le due anime di un partito diviso. E che sembrano trovare, nei comuni dubbi sull’operato del governo, un motivo nuovo per stare insieme.

E l’unità “disperata” del Pd è anche quella di tutta la maggioranza. Deputati che vivono, è evidente ormai, una crisi di identità. Dovrebbero sostenere un governo che rischia di portali a sbattere. Fare affondare anche loro. Così, se qualcuno della minoranza, quasi sghignazzando, rivendicava il ruolo di “opposizione responsabile” ecco qualche politico a sostegno dell’esecutivo sottolineare il ruolo di “maggioranza responsabile”. Cioè? Una maggioranza che a un certo punto della seduta è sembrata stringersi in un metaforico ed atterrito abbraccio. Come fossero passeggeri di un’automobile pronta allo schianto a causa delle “manovre sbagliate” del guidatore.

Erano appena giunte in Aula le tabella sul cosiddetto “contributo di solidarietà” sulle pensioni. Ma i conti erano sbagliati. Una strafalcione da “scuole medie”. Che i parlamentari di maggioranza, ovviamente, hanno cercato di celare dietro locuzioni più complesse, più “smussate” ed eteree. Lino Leanza (Articolo 4): “Presidente, accantoniamo questo articolo, c’è qualche errore. E non si tratta di decimali…”. Ma Crocetta insisteva. Così ecco Beppe Picciolo (Drs): “C’è un errore nell’essenza matematica della norma”. Ma Crocetta voleva andare avanti. E allora ecco Cascio, quello di maggioranza, per intenderci: “Io vorrei votare, ma vorrei che qualcuno mi chiarisca quei numeri”. Ma da Crocetta nessuna intenzione di fare passi indietro. Fino all’intervento di Baldo Gucciardi, che nel suo ruolo eterno di “pontiere” ha spesso vestito gli abiti del difensore, tra i democratici, del governatore. Ma anche lui, a un certo punto, ha dovuto chiedere a Crocetta: “Presidente, riportiamo in commissione l’articolo. C’è qualche incertezza tecnica sui calcoli”. Già. I calcoli erano sbagliati. Ma è l’ostinazione del governatore a mettere paura ai deputati, ormai. Quella voglia di andare dritto sempre e comunque. Come nel caso delle norme sui dipendenti pubblici e sui prepensionamenti. Norme che, secondo, lo stesso assessore alla Funzione pubblica Valenti dovevano passare dalla “concertazione con i sindacati”. Una frase buona per attirarsi l’ironia di Crocetta: “La Valenti è una donna generosa. Il cattivo sono io”.

Così, ecco il governatore fiondarsi in una conferenza dei capigruppo per difendere quelle norme che nessun deputato voleva più. Nessuno. Sebbene molti – soprattutto quelli di maggioranza, ovviamente – non lo ammetteranno mai. Crocetta ha anche urlato, scontrandosi con Ardizzone. Ma alla fine si è dovuto arrendere. Di fronte a problemi più grossi. Quelli sulla copertura finanziaria di un ddl nel quale il presidente ha voluto, ancora una volta, inserire norme che poco hanno a che vedere con la materia strettamente finanziaria, appunto. Ma molto più utili dal punto di vista “mediatico”. Dopo che già il presidente dell’Ars gli aveva cancellato dieci articoli, e le commissioni di merito ne avevano smontate altre, di norme, come il “salario minimo”. No, il presidente vuole andare avanti lo stesso. Quasi felice di avere a disposizione la terza norma Finanziaria dell’anno. Utile, domani, a dire che ha cancellato lo “scandalo delle doppie pensioni”, delle “indennità dei Forestali”, della “clausola di salvaguardia”.

E magari anche a raccontare di aver previsto “provvedimenti a favore delle imprese” e “dei poveri”. Di avere, in una parola, salvato la Sicilia. Come se la terza finanziaria non si fosse resa necessaria solo perché il suo governo ne ha clamorosamente sbagliato una, demolita dal Commissario dello Stato. E ha poi lavorato a un’altra che aveva la scadenza di una mozzarella. Già, il presidente va avanti. Anche se il Commissario gli ricorda che “la copertura finanziaria non c’è”. A poche ore dall’arrivo di un agosto che sarà comunque caldissimo per molti lavoratori. Ma che regalerà al Pd e alla maggioranza una nuova armonia, una nuova unità. Quella (af)fondata sulla paura di affondare.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI