Conto alla rovescia per il voto: ma ora è tempo di responsabilità

Conto alla rovescia per il voto: ma ora è tempo di responsabilità

Non bastano più i campioni di preferenze, serve la consapevolezza che Catania è invischiata in un pantano.

CATANIA. Se la data per il voto amministrativo è fissata (28 e 29 maggio), non è più lecito tergiversare. Non ulteriormente. Occorre agire. Il ritorno alle urne servirà a mettere la parola fine a un pantano che, almeno a Catania, va avanti da tempo. Da quando, cioè, il sindaco Salvo Pogliese è stato sospeso sulla scorta della controversa legge Severino. Da allora, un clima d’incertezza si è abbattuto su Palazzo degli Elefanti fino all’esito paradossale della rimozione, da parte della Regione, di quel Commissario che ella stessa aveva inviato. Una sorta di ciliegina avariata su una torta, quella comunale, carica di fin troppe problematicità. 

Purtroppo, il dissesto è apparso quella foglia di fico che ha messo in ombra molti altri dossier ingombranti. Rifiuti, carenze numeriche nella polizia locale, una pianta organica comunale troppo in là con gli anni e indietro nei requisiti, etc. Anche la rappresentanza politica ha dato la sensazione, più che altro, di subire gli eventi e navigare a vista. 

Monsignor Luigi Renna non ha perso la ghiotta occasione, anche a ridosso delle festività agatine, di pungolare la classe dirigente di questa città. Pungolare, sì. Un po’ come si fa con i bovini quando c’è da tirare l’aratro affinché il terreno sia pronto ad accogliere quei semi che dovranno portare frutto. Un frutto chiamato bene comune. In effetti, c’è bisogno di uno slancio, di un colpo di reni, affinché la cittadinanza possa riprendere fiducia. È il tempo della responsabilità. E non solo.

Con la data del voto cerchiata in rosso sul calendario, arriva anche il tempo delle decisioni. Con tutto il rispetto per quei candidati da mesi sul campo, è giunto il momento in cui i partiti e le segreterie facciano la loro parte e facciano una selezione di qualità. Perché è la qualità – purtroppo – a mancare. Non bastano più i campioni di preferenze, serve la consapevolezza che Catania è nel mezzo di un pantano. 

Per uscirne servono profili morali straordinari. Ciò non significa soltanto casellari giudiziari vuoti e candidature libere da ombre: quello dovrebbe essere un prerequisito. Servono tenacia e passione per la sfida. I futuri investimenti nell’Etna Valley ci fanno capire quanto strategica sia la piazza catanese sullo scacchiere euromediterraneo. Investimenti, va da sé, che vengono da fuori mentre qui è più facile lasciarsi andare alla rassegnazione o alla pigrizia. 

A memoria d’uomo non si ricorda un 3 febbraio così. Con le carrozze del senato occupate quasi esclusivamente da tecnici e burocrati. Un’immagine oggettivamente desolante, da non ripetersi. Perché fa male e crea ulteriore distacco tra la cittadinanza e le istituzioni.

Anche per questo è opportuno che la tradizionale baraonda dell’applausometro sia messa da parte. Almeno quest’anno. Non possono e non devono essere gli applausi (o i fischi) lo strumento per definire chi dovrà guidare la città. Sarebbe grottesco. Serve semmai la serietà del confronto. Un impegno che, dal 6 febbraio, deve necessariamente partire. Senza perdite di tempo. E senza liturgie prive di sostanza. Che la politica torni a fare la politica. Questa è l’ultima chance per una Città sfibrata.  


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