Corse di cavalli clandestine sull'Etna, l'affondo di FdI

Corse di cavalli clandestine sull’Etna, l’affondo di FdI

"L’attività preventiva da dover adottare sui luoghi di partenza dei rei, di competenza dell’Autorità di polizia del capoluogo etneo, ha lasciato molto a desiderare".
L'INTERVENTO
di
3 min di lettura

CATANIA. “Esprimiamo insoddisfazione per la mancata attuazione di misure di profilassi finalizzate ad arginare il fenomeno tutto catanese delle corse clandestine di cavalli”. Il partito di Giorgia Meloni interviene con rammarico circa il ripetersi di competizioni illegale dove lo sfruttamento degli animali continua a essere non solo una constante, ma anche motivo di rivendicazione grottesca sui social.

Una presa di posizione, quella espressa dal coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia-Dipartimento Legalità e Sicurezza su indicazione di Marcello Rodano, che fa seguito alle pubblicazione avvenuta sul nostro giornale e su altri organi d’informazione locale, circa una corsa tra i tornanti dell’Etna. 

Parole d’indignazione e sarcasmo. Eccole: “All’alba di lunedi 12 giugno u.s. i fasti delle tumultuose corse di bighe che nell’antica Roma si svolgevano al Circo Massimo, sembra che siano stati riesumati sui tornanti dell’Etna. Gli ingredienti c’erano tutti, folle tumultuose in preda a delirio agonistico, aurighi ardimentosi in versione catanesizzata con calessi al posto delle bighe e, a quanto pare, benché non inquadrati nel video diffuso su tik tok, anche allibratori intenti a gestire un vorticoso giro di scommesse stimate nell’ordine di circa 100.000 euro”.

E ancora: “Come nelle corse che si disputavano circa 2000 anni or sono, quando cioè il concetto di maltrattamenti agli animali era di là da venire, gli equini sono stati sottoposti a sforzi sovrumani derivanti dal loro stato di terrore dovuto ai clacson del nutrito gruppo di scooteristi che li inseguivano al precipuo scopo di aizzarli a più non posso”. 

“I due poveri quadrupedi,  rispondenti ai nomi di “Lampo”  e “Agente Segreto” messi in campo, rispettivamente, dalle fazioni di Picanello e San Cristoforo, sono stati lanciati al galoppo sfrenato sulla strada che si inerpica per l’Etna nel tratto che va da Nicolosi al bivio per Ragalna”.

Il punto politico. “I rischi per la pubblica incolumità, durante questi eventi, sono elevatissimi, così come lo sono per gli stessi partecipanti, tant’è che diversi anni or sono ci scappò il morto fra uno degli scooteristi del nutrito seguito dei driver. Ed ecco, invece, che intere frange degli strati più scalmanati dei quartieri di Picanello e San Cristoforo, in barba ad ogni attività infoinvestigativa che non si sa se e come è stata espletata allo scopo, si sono potute nottetempo mobilitare in massa trasferendosi, senza minimamente essere osservati e/o disturbati, fino ai ripidi pendii dei contrafforti etnei, adoperandosi altresì, quasi in segno di sfida, a pubblicizzare le loro prodezze mediante un video diffuso su tik tok”.

“Un’emittente televisiva privata, nel diffondere la notizia, ha specificato che la corsa in esame si è potuta svolgere solo perché le forze dell’ordine si aspettavano detta competizione per l’alba di domenica, puntualizzazione che presumiamo sia provenuta da qualche notabile della Questura, ma sulla quale esprimiamo la nostra ragionevole perplessità. Se, infatti, i servizi preventivi di dispiegamento delle ingenti forze necessarie a contrastare una corsa clandestina si fossero attivati la domenica mattina, con conseguenti controlli presso le stalle di Picanello e di San Cristoforo, si può star certi che la gara in questione sarebbe stata rinviata sine die o annullata, ma non rinviata all’indomani”.

Si legge ancora: “Inoltre, l’ammissione che le investigazioni preventive, qualora effettivamente espletate, si siano concretate nell’acquisizione di notizie errate sul giorno in cui doveva disputarsi la corsa clandestina, appare di per se mortificante, specie alla luce di un evento di attrazione di massa come quello di cui trattasi ha dimostrato di essere.

Bisogna invece dare atto che una volta che il reato è stato consumato, ci risulta che i Carabinieri del Comando Compagnia di Paternò, competente per territorio, hanno prontamente avviato le opportune indagini per risalire ai responsabili dell’avvilente spettacolo”.

Ed è polemica. “Tale evidenza – si legge – ci induce a formulare una obiettiva constatazione: l’attività di P.G. finalizzata ad individuare gli autori del reato, nel momento in cui esso è stato perpetrato, ha funzionato a dovere, mentre l’attività preventiva da dover adottare sui luoghi di partenza dei rei, di competenza dell’Autorità di P.S. del capoluogo etneo, ha lasciato molto a desiderare, cosa a cui purtroppo ci siamo dovuti abituare da due anni a questa parte”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI