Corsi in ritardo e lavoratori sospesi | Il "fallimento" del Ciapi di Priolo - Live Sicilia

Corsi in ritardo e lavoratori sospesi | Il “fallimento” del Ciapi di Priolo

Il progetto Prometeo avrebbe dovuto far tornare a lavoro 1415 dipendenti degli enti "revocati". Ma dopo un anno, lavorano solo un terzo di questi. I sindacati: "L'ente non è in grado di gestire progetti come questo e Garanzia giovani". L'assessore Lo Bello: "Bisogna intervenire alleggerendolo, o potenziandolo".

PALERMO – “Il Ciapi di Priolo ha fallito”. I sindacati della Formazione ne sono convinti. E anche il governo regionale inizia a prenderne coscienza. A prescindere dalle capacità dei dirigenti e dagli sforzi compiuti, l’ente del Siracusano non è in grado di reggere il peso dei disastri del settore. La struttura non ce la fa, insomma, a gestire i vari progetti Prometeo e Garanzia giovani. E i risultati, considerati assai modesti, sono stati illuistrati ieri in un incontro tra l’assessore Lo Bello, le sigle confederali e appunto i vertici dell’ente di Priolo. “L’ente è in difficoltà – dice l’assessore – e certamente bisogna intervenire. Alleggerendolo di qualche competenza, o potenziandolo”.

Il progetto Prometeo avrebbe dovuto rappresentare il paracadute per tutti quei lavoratori di enti oggetto di provvedimenti di definanziamento e di revoca dell’accreditamento. “Non faremo macelleria sociale”, aveva a più riprese assicurato il presidente della Regione Rosario Crocetta. E l’idea era quella di tutelare comunque i dipendenti degli enti che, per un motivo o per un altro (e in molti casi, a dire il vero, le vicende spono finite nelle carte dei pm) hanno perso il diritto a ricevere i finanziamenti regionali. Inviandoli, appunto, al Ciapi, ente in house della Regione.

Ma il Ciapi “non regge”. Poco personale, una organizzazione non abiatuata a una mole tale di competenze. Così, il progetto Prometeo, un mega bando pubblicato quasi un anno fa, che avrebbe dovuto assicurare un posto di lavoro a 1415 persone, finora ha consentito solo a un terzo di queste persone di riprendere a lavorare. I corsi transitati dagli enti al Ciapi, infatti, sono 312. Di questi, ne sono stati avviati appena 97, per un totale di 493 persone richiamate a lavoro. “Sono numeri deprimenti – fa sapere Giovanni Migliore della Cisl Scuola – anche se prendiamo atto degli impegni presi proprio ieri dai vertici del Ciapi”. L’ente infatti avrebbe assicurato l’avvio, entro la prossima settimana, di altri 50 corsi, per un totale di 250 operatori. Il numero complessivo salirebbe quindi a circa 740 dipendenti richiamati. Ancora poco più della metà.

“Ho grande stima – spiega il responsabile Formazione della Uil, Giuseppe Raimondi – dei dirigenti del Ciapi di Priolo. Ma quell’ente non ha la forza per gestire tutte queste situazioni e questa mole di lavoratori. C’è un problema evidente di governance. Insomma, lì hanno fatto il possibile. Ma adesso ci devono dire quanti corsi sono in grado di avviare davvero”.

Una risposta che potrebbe arrivare nell’ormai tradizionale appuntamento “del venerdì” istituito dall’ex assessore Scilabra e confermato da Mariella Lo Bello. “Finora – ha detto l’assessore – ho incontrato i sidnacati confederali, ma voglio estenere l’appuntamento a tutte le altre sigle sindacali”. Intanto, però, la prossima settimana serviranno risposte concrete su Prometeo. “Il Ciapi – ribadisce Migliore – compia uno screning dei corsi e ci dica quali realmente potranno essere avviati. Gli altri vengano invece revocati e le somme destinate ai corsi vengano utilizzate direttamente per garantire un sostegno ai lavoratori, anche quelli considerati idonei ma non in posizione utile dopo la pubblicazione delle graduatorie”. Altre 400 persone circa. A bloccare l’avvio dei corsi sarebbero diversi fatto. La carenza di allievi, secondo una prima versione del governo. Ma anche quelli legati alla penuria di locali. “In alcune Province – spiega Mariella Lo Bello – ci sono alunni e formatori, ma mancano le sedi. Il Ciapi dovrà operare un monitoraggio nelle province in cui non si è riuscito ad avviare ancora alcun corso”. Si tratta delle Province di Agrigento, Ragusa, Siracusa ed Enna.

Ma oltre al “caso Ciapi”, l’incontro tra sindacati e assessore è stata l’occasione per affrontare il nodo strettissimo degli arretrati. La Lo Bello ha portato sul tavolo una ricognizione dei “ritardi”. Un gesto apprezzato molto dai sindacati. “Finalmente – commentano – discutiamo su numeri reali”. Numeri però che non sono granché rassicuranti. “Ma il quadro – commenta Migliore – è disastroso”. E i numeri raccontano che della prima annualità dell’Avviso 20 è stato pagato agli enti solo il 75% dei finanziamenti (non dell’intero finanziamento, ma dell’80% che spetta agli enti prima del rendiconto, atto che dà diritto al 20% finale). Ancora più bassa (il 64%) la quota del finanziamento della seconda annualità. In particolare, sono ben 1.700 i progetti in attesa di una definitiva rendicontazione. “Il governo – ha spiegato Raimondi – si è impegnato a chiudere queste pratiche entro sei mesi. E ha anche chiesto che si verbalizzasse l’incontro, in modo tale che gli impegni non restino solo degli annunci, ma vengano messi nero su bianco”.

E anche per smaltire queste pratiche, l’assessorato ha richiesto 94 persone ottenendo, al momento, il trasferimento di 34 unità. Trasferimenti che, secondo i sindacati confederali Cgi, Cisl e Uil, rappresentano un “atto di arroganza del governo”, mentre gli autonomi Cobas Codir e Sadirs dichiarano che “forse l’ex postina Mariella Lo Bello pensa di avere ancora a che fare con i pacchi postali. Dev’essere stato, questo – sostengono i sindacati autonomi – il criterio utilizzato dal Governo regionale per effettuare i trasferimenti in modo orizzontale, senza alcun criterio selettivo, che hanno, di fatto, “scuoiato” alcuni rami dell’amministrazione regionale”. “Quando il personale è stato spostato dalla Formazione – replica l’assessore Lo Bello – non era in esubero. Noi andremo avanti con i trasferimenti. Ci servono altre sessanta parsone. Con i sindacati si può discutere della forma e della durata di questi spostamenti, ma di certo non potranno impedirli. E poi – conclude – sono molto sorpresa: i sindacati dovrebbero manifestare affinché arrivino queste persone in un assessorato in difficoltà, non per il motivo opposto”.


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