Tagli ai costi della politica |o scatteranno sanzioni da Roma - Live Sicilia

Tagli ai costi della politica |o scatteranno sanzioni da Roma

Comincia la sua collaborazione con Live Sicilia un politico che con uno pseudonimo racconta il Palazzo. Entro il 23 dicembre le Regioni devono ridurre i compensi di presidente, assessori e deputati, pena la drastica riduzione dei trasferimenti dallo Stato. Al di là degli annunci di questi giorni, il tempo stringe

Spending review
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PALERMO- L’imperante “approssimazione” che affascina alcune “anime belle” assurte alle cariche istituzionali regionali, cerca di nascondere una cruda realtà: le cose che fanno (o dicono di fare) non sono altro che meri atti dovuti, e neanche tutti, per non penalizzare la Sicilia.

Anche se dovrebbe essere chiaro, sopratutto alle forze asseritamente innovative, che il diritto alla rappresentanza non porta con sé il diritto di spacciare per rinuncia ciò che è dovuto per legge, mentre va in scena uno spettacolo (poco edificante) di liquefazione di minoranze (solo queste ci sono) alla ricerca di cariche (e queste ci sono di sicuro).

Ebbene mancano appena dieci giorni per ridurre degli emolumenti ed eliminare cumuli di compensi per Presidente della Regione e dell’Ars, assessori e deputati regionali, ma ancora in Sicilia nulla, ad eccezione di qualche annuncio di epocali contenimenti di spesa per i quali, ancora, non è dato leggere neanche un provvedimento adottato.

Con la legge 7 dicembre 2012, n. 213, è stato convertito in legge, con modificazioni, il d.l. 10 ottobre 2012, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali. La normativa contiene disposizioni che intendono rafforzare la trasparenza e la riduzione dei costi degli apparati politici regionali, nonché favorire il riequilibrio della situazione finanziaria di enti locali in situazione di disagio, con l’obiettivo di assicurare una gestione amministrativa e contabile efficiente e trasparente, a partire dalle autonomie regionali e locali chiamate a concorrere agli obiettivi di finanza pubblica, al consolidamento dei conti e al rispetto del principio del pareggio di bilancio.

In particolare, l’articolo 2 della normativa, prevede che entro l’ormai imminente 23 dicembre le Regioni adeguino il regime dei compensi degli amministratori (presidente, assessori, componenti del Parlamento) a quello concordato tra la Conferenza delle Regioni ed il Governo sulla base dei parametri delle regioni più virtuose in materia (Regione Umbria e Regione Emilia-Romagna). Intesa già raggiunta tra le parti già a fine ottobre.

Oltre alla consistente riduzione di indennità di parlamentari ed assessori si prevede poi: la conferma della riduzione, già disposta da un precedente decreto legge, del numero dei consiglieri ed assessori regionali (ma per questa occorre una riforma statutaria), il divieto di cumulo di indennità e emolumenti; la riduzione dei contributi ai gruppi consiliari; l’introduzione di limiti ai vitalizi dei consiglieri e, comunque, l’esclusione dal vitalizio per coloro che hanno subito un condanna definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione; la rideterminazione, per le legislature successive a quella corrente, delle spese per il personale dei gruppi consiliari, in relazione anche alla riduzione del numero dei consiglieri cui accennavano; la riduzione dell’assegno di fine mandato per i consiglieri regionali, da determinare sulla base di quello previsto dalla regione “più virtuosa”, come detto già individuata.

L’accordo raggiunto tra Regioni e Governo prevede che i Presidenti non possano percepire più di 9.790 euro netti ed i parlamentari ed assessori 6.613 euro netti, ovviamente onnicomprensivi di qualsiasi ulteriore attività (e quindi appaiono superflue le rinunce ad incrementi stipendiali che leggiamo sulla stampa in queste ore).

Altra questione rilevante: i contributi ai gruppi parlamentari non possono eccedere i 5.000 euro annui per parlamentare. Soltanto questa ultima previsione consente di ridurre sul prossimo bilancio regionale di oltre 11,5 milioni lo stanziamento annuale dell’Ars che pesa per quasi 170 milioni di euro l’anno.

L’omesso adeguamento da parte del Parlamento siciliano entro i termini previsti (lo ripetiamo, mancano appena dieci giorni) determinerà che dal primo gennaio 2013 verranno applicate sanzioni con riduzione dell’80 per cento dei trasferimenti erariali alla Regione (con la sola esclusione di quanto dovuto a titolo di finanziamento del trasporto pubblico locale e del servizio sanitario regionale) e, con la stessa decorrenza, nella decurtazione della metà delle risorse trasferite per il trattamento economico dei componenti del Consiglio e della Giunta regionale. Mentre la mancata attuazione delle misure di contenimento della spesa, può dar luogo anche allo scioglimento del Parlamento regionale.

Unica deroga, e nel caso vengono concessi ulteriori sei mesi, quando le modifiche prescritte impongano la revisione Statutaria – come in Sicilia per la riduzione dei parlamentari e degli assessori -, mentre la questione non riguarda gli emolumenti e relativi cumuli stipendiali di parlamentari ed assessori che sono fissati con legge regionale, se non, addirittura, con atti amministrativi.

In soldoni. Se i signori (vecchi e nuovi) di Palazzo dei Normanni non provvederanno prima di Natale a ridurre i loro privilegi (paradossalmente anche quelli ai quali ‘sdegnosamente’ dicono di voler rinunciare) li pagheremo…..ed il doppio e con la beffa di leggere pure tante dichiarazioni ammalianti in una melassa di accordi spartitori.


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