Covid, Crisanti: "Le autorità sapevano che stava per avvenire la catastrofe" - Live Sicilia

Covid, Crisanti: “Le autorità sapevano che stava per avvenire la catastrofe”

Ecco cosa emerge dalla consulenza effettuata per la Procura di Bergamo
LA PERIZIA
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“La documentazione acquisita – scrive Crisanti – dimostra oltre ogni ragionevole dubbio di come il Cts, il Ministro Speranza e il Presidente Conte avessero a disposizione tutte le informazioni e gli strumenti per valutare la progressione del contagio e comprendere le conseguenze in termini di decessi”. E sulla base “delle previsioni dello scenario con Rt=2 il Cts stesso e il Ministro Speranza condivisero la decisione di secretare il Piano Covid”, elaborato dall’epidemiologo Stefano Merler, “per non allarmare l’opinione pubblica”. Sulla riunione del 2 marzo del Cts con Conte e Speranza, Crisanti scrive che “il Dott. Miozzo stende il verbale” che “non condivide con nessuno e rimane in suo possesso”.

Nella consulenza viene riportato anche quel “modello matematico” con cui Crisanti ha stimato l’effetto che misure più restrittive e tempestive, come la zona rossa, avrebbero avuto “sulla diffusione del virus e della mortalità”. La zona rossa in Val Seriana, si legge, “al giorno 27 febbraio 2020 e al giorno 3 marzo 2020 avrebbe permesso di evitare, con una probabilità del 95%, rispettivamente 4148 e 2659 decessi”.

Il 27 febbraio, secondo la consulenza, è la data in cui “il Cts e Regione Lombardia erano diventati consapevoli della gravità della situazione”. Anche il governatore lombardo Attilio Fontana e l’allora assessore Giulio Gallera erano “informati sulla previsione degli scenari e sulla decisione di segretare il piano Covid”.

Sapevano, stando alla relazione, così come “gli organi decisionali nazionali”, che “al più tardi il 28 febbraio” l’indice di trasmissione aveva raggiunto e “superato il valore di due”. E la “diffusione del contagio non lasciava dubbi che le azioni intraprese non stavano avendo effetto”. E “ciononostante – scrive ancora il microbiologo – per 10 giorni non vengono prese azioni più restrittive”. 

“Per 16 anni” ossia dal 2004 al 2020, scrive inoltre Crisanti, non è “mai stata intrapresa una singola attività o progetto che avesse l’obiettivo di valutare lo stato di attuazione del Piano Pandemico Nazionale e/o di verificare lo stato di preparazione dell’Italia nei confronti del rischio pandemico”.


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