“Cosa ci resta impresso? Ci restano impressi gli occhi. La paura che raccontano. Il terrore di chi pensa: potevo fare qualcosa e adesso sono qui, con il Covid”. Il dottore Fabio Genco è il direttore della centrale operativa del 118 di Palermo e Trapani. Anche lui un uomo di campo. Perciò condivide il rabbioso scoramento di chi lavora nella sanità pubblica nell’assistere a una tragedia che si sarebbe potuta attenuare con comportamenti più responsabili.
“Obbligo vaccinale, unica strada”
Il dottore Genco, qualche giorno fa, ha scritto su Facebook: “Riflessione sui ricoverati in ospedale per Covid in Sicilia. Se ci fosse l’obbligo della vaccinazione, in Sicilia, non ci sarebbero 103 pazienti in Terapia intensiva, ma soltanto 37 vaccinati. Non ci sarebbero 885 ricoverati in reparti Covid, ma soltanto 306 vaccinati…. Non numeri, ma Uomini e Donne che soffrono e lottano per la vita. Obbligo vaccinale unica strada”.
“Rabbia e sacrificio”
“Come ci sentiamo? Lo stato d’animo è quello del sacrificio, come sempre – dice il dottore Genco -. Ma emerge un po’ di rabbia legata al fatto che la maggior parte di quelli che finiscono in ospedale non ha fatto il vaccino. Le corse e gli interventi sono tanti, ogni giorno. E sono mezzi e uomini impegnati per una sofferenza che si sarebbe potuta evitare con un po’ di accortezza in più”.
Le ‘scuse’ di chi non si vaccina
“Cosa dicono i non vaccinati quando li accompagniamo in ospedale? Tante scuse, più o meno plausibili – racconta Fabio Genco -. Qualcuno dice che c’è troppo caldo e aspettava che passasse. Altri che sono in vacanza e aspettavano settembre o la fine delle ferie. Come se il Covid rispettasse i tempi delle persone… Come vedo la situazione? Sono un uomo concreto. Penso che dovremo introdurre la terza dose e, appunto, l’obbligo vaccinale. Ho amici non vaccinati che stanno malissimo, uno è intubato. Vediamo tanti giovani non vaccinati in rianimazione, mentre gli anziani vaccinati se le cavano spesso con un po’ di febbre. Vediamo gli occhi delle persone pieni di paura. E proviamo rabbia e pena”.