Sicilia, Covid: nuove misure, "Rischio contagio" - Live Sicilia

Covid, nuove misure negli ospedali: “Rischio contagio”

La protesta dei sindacati per il protocollo che rinnova la gestione dei malati asintomatici

CATANIA – Arrivano le nuove misure per malati Covid negli ospedali siciliani e scatta la protesta delle associazioni sindacali. Al centro delle contestazioni il protocollo che stabilisce stanze separate in ogni reparto per la cura dei malati che entrano in ospedale per curarsi ma poi scoprono, in seguito al tampone, di essere positivi asintomatici o paucisintomatici. Per i sindacati, “regole di difficile attuazione e che aumentano il rischio contagio”.

I malati asintomatici

I protocolli di accoglienza per malati Covid asintomatici e paucisintomatici sono descritti nell’allegato al decreto 625 firmato dall’assessore alla salute Ruggero Razza. Nella fase attuale della pandemia sono molto cresciuti i casi di pazienti arrivati in ospedale per curare altre patologie, ma che poi vengono registrati come positivi al Covid in seguito al tampone.

Rispondendo a questa situazione, l’assessorato alla Salute decide di “sdoppiare” l’assistenza sanitaria fornita ai malati Covid: da un lato i reparti Covid classici, ovvero quelli in cui si curano i pazienti con una sintomatologia importante legata al Coronavirus; dall’altro, si cerca di garantire l’assistenza sanitaria a chi, positivo al Covid ma senza sintomi, ha bisogno di cure per altre patologie.

Le nuove regole

Dunque, le linee guida stabiliscono in che modo debbano essere trattati gli asintomatici e i paucisintomatici nei reparti ordinari. Tra le linee di indirizzo c’è la creazione di “percorsi assistenziali, interni ai reparti specialistici di degenza”, in cui si possano isolare i pazienti Covid. Stanze singole separate dal resto del reparto, con bagni dedicati, per entrare nelle quali medici e infermieri devono adottare tutte le precauzioni per non contagiarsi. Ovvero, indossare i dispositivi di protezione individuale per l’assistenza ai casi sospetti e confermati di Coronavirus, “in particolare riguardo – si legge nel decreto – all’utilizzo di filtrante facciale FFP2, protezione delle mucose oculari, guanti e camice monouso”.

Dove non ci fosse spazio nei singoli reparti per creare i percorsi dedicati, l’assessorato stabilisce la creazione di “spazi di degenza separati multidisciplinari”, in cui il paziente è preso di volta in volta in carico dall’Unità operativa che si occupa della patologia per cui è ricoverato.

Le contestazioni

Nei pochi giorni dalla pubblicazione del decreto si è sollevato un coro di proteste da parte di diverse associazioni sindacali. I nodi sono soprattutto due: la necessità di indossare i dispositivi di protezione che aumenta di molto i tempi per prendersi cura dei pazienti Covid, e l’impostazione generale del decreto, che non avrebbe tenuto conto dei carichi maggiori di lavoro per i lavoratori. “Le disposizioni organizzative – scrive la Fials in una lettera rivolta a Razza e ai direttori generali delle Asp – sono di difficile attuazione, sia per la cadenza endemica di personale che per le difficoltà alle quali andranno incontro i lavoratori assegnati al compito di seguire i pazienti asintomatici e paucisintomatici in reparto”.

La necessità di cambiarsi tutte le volte che si entra nelle “bolle” Covid inciderà, sostengono i sindacati, sui tempi di attività dei lavoratori, e come scrive ancora la Fials c’è anche la possibilità che queste misure “non siano sufficienti a prevenire la diffusione del contagio all’interno del reparto”.

Il sindacato segnala anche che al decreto da parte dell’assessore si è arrivati “senza un proficuo confronto con le organizzazioni sindacali”, e chiede di essere convocato per “discutere e integrare le disposizioni impartite”.


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