Saro una ne pensa e cento ne fa. Saro, cioè Rosario Crocetta. Non fai in tempo a immaginare che forse, per una volta, qualcuno si è comportato politicamente peggio di lui, per esempio il Pd renziano che gli ha riservato un trattamento da cane in chiesa, prendendo le distanze, con malagrazia, da quel presidente che aveva foraggiato e sostenuto. E lui che ti inventa? Tracima un attimo dopo. Perché – nel centrosinistra siciliano – al peggio non c’è mai fine.
All’inizio, il suo aplomb di ex governatore era stato ponderato. Sulla mancata candidatura si era comportato da custode della sua comunità. Aveva detto: “Nessun risentimento abbiamo scelto la politica per servizio. Nessuna sorpresa sulle liste Pd: è andata come avevo previsto. Non sarà certamente la vicenda delle candidature a farci rinunciare alla politica”. Applausi un po’ sgomenti dalle tribune. Sarà lui? Però!
Segue la dichiarazione a ‘Tagadà’: “Renzi è un serial killer che uccide tutti quelli che non la pensano come lui ed io rientravo tra quelli da eliminare”. Sia pure pronunciata con un mezzo sorriso sulle labbra.
Seguono ancora le fresche esternazioni di stamattina, riportate dalle agenzie: “Ci hanno messo alla porta per far spazio al blocco di potere italiano e siciliano dando una immagine inquietante della Sicilia dove c’è un blocco di potere affaristico, mafioso e massone: chiaramente non tutti i candidati sono in questa logica, Leoluca Orlando ad esempio non rientra in questa logica ma in quella normale del gioco politico”.
“E comunque (bonus, ndr) qui parliamo di storie politiche azzerate a vantaggio di altre scelte. Questo è il Pd del genio della politica Davide Faraone”.
Riecco, dunque, il consueto canovaccio crocettiano in una formidabile progressione mediatica dal ‘nessun risentimento’ a ‘Renzi serial killer’. Riecco lo sparacchiamento mediatico ad alzo zero, senza l’onere della prova. E meno male che non se l’era presa a male. Lui, Saro, il Crocetta di sempre.