Crocetta: "Nessun attacco all'Ars | Ho solo parlato di rimpasto" - Live Sicilia

Crocetta: “Nessun attacco all’Ars | Ho solo parlato di rimpasto”

Intervista al governatore. "Sono sorpreso dalle parole del presidente dell'Ars. Ma lo invito a tenere un profilo più istituzionale. Ho solo rivendicato il mio diritto a non inserire in giunta deputati indagati. E non cambio idea".

PALERMO – “Sono sorpreso. Nessuno ha attaccato il parlamento, né il presidente Ardizzone. Ho semplicemente detto che mi sembra inopportuno coinvolgere i deputati indagati in ipotesi di rimpasto”. Rosario Crocetta replica così alle parole molto dure nei suoi confronti rilasciate dal presidente dell’Assemblea regionale in un’intervista a Livesicilia. Una risposta, quella di Crocetta, che prova anche a smorzare la tensione di questi giorni. Ma il governatore non fa passi indietro: “Mi dispiace che Ardizzone sia nervoso, e lo capisco. Ma io ho il diritto di esprimere le mie valutazioni politiche”.

Presidente, Ardizzone in realtà ha lamentato uno scarso rispetto, da parte sua, nei confronti delle istituzioni, del parlamento regionale.
“La cosa mi meraviglia, visto che dalle dichiarazioni di ieri non emerge alcun attacco all’Assemblea. Ho solo considerato fuori luogo pensare all’ingresso in giunta di deputati indagati. Tutto qua”.

Il presidente dell’Ars ha però parlato, a proposito, di “sciacallaggio”.
“Ma che significa? So bene che qualcuno sarà prosciolto, qualcun altro sarà rinviato a giudizio e qualcuno sarà condannato. Ma è un problema che non devo pormi io. Una cosa è certa: non sono affatto contento che 85 parlamentari ricevano avvisi di garanzia. Però credo che in questi casi proprio la classe politica, nella sua totalità, abbia il dovere di mettere in campo strumenti per la necessaria cautela”.

Rinunciando, magari, alla pretesa di vedere al governo deputati coinvolti in inchieste giudiziarie…
“Il punto è proprio quello. Io, tra l’altro, non ho nemmeno chiuso all’ipotesi di un rimpasto. Del resto, l’inizio della discussione su questo tema era stato fissato nei giorni successivi all’approvazione della Finanziaria. Ma dopo quello che è successo nessuno può chiedermi di inserire parlamentari indagati in giunta. E non certamente per una forma di disprezzo nei confronti dei deputati o perché io sia convinto della loro colpevolezza. Ma per una forma di prudenza istituzionale, per rispetto nei confronti della magistratura e per consentire a ciascuno di chiarire le proprie posizioni”.

Ma il presidente dell’Ars non ha gradito altre sue dichiarazioni. Penso alla sua analisi sull’approvazione della Finanziaria.
“Anche in questo caso, non capisco. Io non ho accusato Ardizzone di avere operato contro la manovra. Anzi sono convinto che lui abbia contribuito notevolmente a portarla avanti. E, anzi, per lo stesso motivo ho ringraziato tutto il parlamento. Il mio dissenso espresso ieri non era rivolto ad Ardizzone, semmai nei confronti di una parte del parlamento. Di chi, insomma, non ha voluto affrontare la questione della norma sui pagamenti alle imprese. Un provvedimento che credo sia un atto dovuto e che avrebbe degli effetti positivi per l’economia siciliana”.

E allora? Come si spiega la reazione del presidente?
“Sinceramente non so cosa gli abbiano riferito. Io l’ho sempre difeso. Anzi, proprio stamattina ho spiegato in un’intervista che in un anno parlamento e governo avevano realizzato cose che non avevano fatto in altre Regioni”.

Ma Ardizzone ha detto che il merito, soprattutto in occasione della Finanziaria, non va ascritto a lei. Quando all’Assemblea e al suo assessore Bianchi.
“Quelle sono valutazioni personali. Ci sono altri organismi che devono giudicare. Ma non mi pare molto responsabile parlarne adesso. Non vorrei, però, che il riferimento alle indagini, contenuto nelle mie dichiarazioni, abbia fatto infuriare Ardizzone. Io non sono sentrato nel merito di questa vicenda giudiziaria. E non ci voglio entrare. Che Ardizzone sia coinvolto in questa inchiesta mi dispiace, ma non cambio la mia impostazione”.

A dire il vero, tra quelle dichiarazioni c’è anche qualche stoccata al partito del presidente dell’Ars…
“Riguardo all’Udc, io mi sono limitato a rispondere a una domanda. Mi hanno chiesto come mai molti deputati al momento del voto risultassero assenti e come mai in qualche occasione avessero sbagliato a votare. Il mio è stato un invito a stare più attenti, la prossima volta. Io credo che il comportamento dell’Udc, durante tutta la manovra, sia stato molto serio. Però intendiamoci: la scusa che avevano sbagliato a votare non regge. Con le mie dichiarazioni volevo cercare di capire se le assenze al voto fossero riconducibili a un fatto politico o a un casuale allontamento dall’Aula ”.

Ritiene allora che le dichiarazioni del presidente dell’Ars possano avere anche una motivazione politica?
“Questo non lo so. Ma ci dobbiamo capire: Ardizzone parla come rappresentante dell’Ars o come esponente dell’Udc? Me lo chiedo perché io ieri ho parlato solo di rimpasto. E ritengo che l’inchiesta sia seria, come tutte quelle portate avanti dalla magistratura. Certamente, penso e auspico che molti deputati chiariranno la propria posizione e che verranno prosciolti. Ma come faccio oggi a sapere l’esito? E a operare il rimpasto seguendo i suggerimenti dei partiti?”

In un certo senso, però, questa inchiesta le facilita in compito. E le consente di raffreddare le aspirazioni dei tanti politici che puntavano a un ingresso nell’esecutivo.
“Ma io che colpa ne ho? Posso essere attaccato per questo motivo? Sembra quasi che l’avviso di garanzia ai deputati lo abbia inviato io. Che Ardizzone sia nervoso lo capisco, ma non se la prenda con me”.

Il malumore del presidente, stando alla sua intervista, è legato anche ad altro. Secondo Ardizzone, lei ha più volte e volutamente messo in cattiva luce il parlamento. L’ultimo caso, quello dell’accantonamento delle somme destinate all’Ars, poi rientrare in Finanziaria.
“Anche su questo: mica sono io a decidere le voci da accantonare. Di queste cose si occupano gli uffici. Crede davvero che io possa occuparmi anche di queste cose?”.

Il presidente dell’Ars ha detto che anche sul tema dei tagli ai costi della politica lei continui a negare l’evidenza veicolando un’immagine non fedele del parlamento siciliano.
“I risparmi gli sono stati riconosciuti. Ma qualcuna esagerazione io credo continui a sopravvivere. Che non attiene ai deputati. Lui non è convinto? Credo di poter avere idee differenti, senza per questo essere attaccato”.

Ardizzone le rimprovera anche una scarsa partecipazione alla vita e all’attività del parlamento.
“Questo rivela solo la difficoltà nell’espletamento del doppio ruolo. E rafforza la mia idea sull’inopportunità della presenza di deputati in giunta. È vero che qualche volta non sono stato presente a Sala d’Ercole. Ma nel frattempo mica ero a casa. Lavoravo a Palazzo d’Orleans”.

Insomma, lei ritiene immeritate le critiche avanzate dal presidente dell’Ars.
“Non solo questo. Le dirò di più: Ardizzone molto spesso va giù pesante con me. Questa non è la prima volta. Lo invito a tenere da adesso in poi un profilo più istituzionale”


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