Cuffaro, il Burundi e la politica |"Ferrandelli può battere Orlando" - Live Sicilia

Cuffaro, il Burundi e la politica |”Ferrandelli può battere Orlando”

Totò Cuffaro

Il 9 luglio l'ex governatore partirà per l'Africa. "Il centrodestra deve riaggregarsi attorno alla leadership di Alfano. Vedrei una donna presidente".

L'intervista
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9 min di lettura

PALERMO – È tempo di preparare le valige per Totò Cuffaro. L’ex governatore, come promesso, è in partenza per il Burundi. Nel Paese africano, Cuffaro lavorerà per riorganizzare un ospedale. La partenza è fissata per il 9 luglio, da Bruxelles per Bujumbara. Un viaggio di un mese a cui ne seguirà un altro in autunno, spiega l’ex presidente della Regione, tornato alla libertà sei mesi fa dopo il periodo di detenzione a Rebibbia scontato per la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra.

Prima di partire, però, c’è tempo anche per parlare di politica siciliana. I retroscena danno Cuffaro molto attivo in queste settimane. Lui a Livesicilia smentisce ancora una volta un suo impegno in prima persona ma dimostra di avere le idee molto chiare sugli scenari dei palazzi del potere. E da democristiano non convertito auspica una ricomposizione del centrodestra per le prossime regionali. E tira fuori un endorsement sorprendente (ma non troppo) per le amministrative di Palermo.

Tutto pronto per la partenza, allora. Quanto si fermerà in Burundi?

“Il ministero degli Esteri e l’ambasciata ci hanno dato un permesso di quattro settimane. Lì c’è un po’ di guerra civile. L’opposizione non ha approvato la scelta del presidente di ricandidarsi per un terzo mandato. E ci sono state delle violenze”.

Non la preoccupa questo scenario?

“Onestamente no. Perché il vescovo che è in contatto con noi ci fa sapere che la situazione non è serenissima ma non c’è un problema per le persone che vengono da fuori”.

Cosa farà per questo ospedale?

“Si tratta di una struttura costruita da me come presidente della Regione con i fondi della solidarietà istituzionale. Fondamentalmente fa nascere bambini. Nel 2015 ne ha fatti nascere 700, ma può fare molto di più se organizzato. E soprattutto se ci sono i medici. L’ospedale serve molti villaggi della zona, dove c’è un alto tasso di mortalità materno-infantile. L’obiettivo primario insieme con la Fondazione MaterWorld Fundation, presieduta da Stefano Cirillo, è proprio di potenziare il punto nascite. Ma non è solo questo”.

Che altro?

“Si faranno altri interventi. Ho ricevuto centinaia di telefonate di medici e paramedici disponibili a prestare la loro opera di volontariato. E questo mi riempie d’orgoglio come siciliano. Verrebbero mettendosi in aspettativa non retribuita. Se invece dovesse andare in porto il ddl già presentato all’Ars che riguarda il personale delle strutture sanitarie che va a prestare opera di volontariato in strutture collegate con Oms, potrebbero venire mettendosi in aspettativa retribuita, cosa che nelle altre regioni c’è già. Sarebbe un segno di grande solidarietà della Regione. Li aiutiamo a casa loro come fecero gli americani col Piano Marshall. Non dimentichiamo che siamo stati anche noi immigrati”.

Dice “li aiutiamo a casa loro” come Salvini?

“No, tutt’altro. Mi rammarico che si possa avere parole così dure da parte di leader nazionali, che se si guardassero indietro troverebbero storie di immigrazione. Certo, aiutiamo quelli che possiamo a casa loro, ma accogliamo anche chi arriva”.

Andrà a fare il medico in Burundi?

“Sì, anche, ma quello che mi chiede il vescovo è più che altro organizzare una rete di medici e paramedici che vadano lì a lavorare. Devo portare ginecologi e ostetrici. Poi certo, io qualche iniezione se serve la faccio…”.

Oltre all’ospedale ci sono altri progetti che lei si sta intestando…

“Ho il contributo di imprenditori siciliani e che hanno aziende in Sicilia, per aprire un poliambulatorio in un villaggio di pigmei”.

Alla fine di queste quattro settimane tornerà in Sicilia, per far cosa?

“Farò una ricognizione in Burundi per capire cosa serve e tornerò in Sicilia per organizzare i container, dove metteremo farmaci, vaccini, ecografi, tutto quello che serve. Pure le semenze”.

Le semenze?

Dagli studi di alcuni nostri amici agronomi ci sono terreni dove si possono fare due colture l’anno di grano e di mais. L’idea è insegnare loro come fare a coltivare. Lì si muore di fame. C’è una ragazza palermitana che ha fatto una ricerca ala Cattolica su un progetto di start up, premiato, proprio su questo tema”.

Quando tornerà in Burundi?

“A fine ottobre. Nel mese di settembre organizzeremo un po’ di manifestazioni per raccogliere cose che ci servono, attivando la solidarietà dei siciliani. L’unica cosa che ho chiesto è che io non debba mai vedere né toccare una lira”.

Il progetto del Burundi dicono non l’abbia distratta dalla politica siciliana. Raccontano che lei sia molto attivo su questo fronte, ancora da protagonista…

“Se ne parla in due maniere diverse. C’è chi ne parla con preoccupazione. E questi li vorrei tranquillizzare. Ho scelto di non fare politica attiva. A parte che non la posso fare. State tranquilli, dico agli angosciati. Se un giorno dovessi cambiare idea lo farò a viso aperto”.

In che senso cambiare idea? La sua condanna prevede l’interdizione dai pubblici uffici.

“Non posso ricoprire ruoli politici istituzionali. Ma non ho vincoli nel fare il dirigente di partito. Ma ho scelto di non farlo. Quando deciderò di farlo lo farò a viso aperto e lealmente. Capisco che parlare di lealtà per alcune persone è complicato. Vorrei tranquillizzarli, ma non come Renzi ha tranquillizzato Letta”.

Quindi sta dicendo che lei non è impegnato in politica al momento?

“Certamente guardo le cose con attenzione, ma non sto mettendo il mio impegno”.

Chi sarebbero i “preoccupati” a cui fa riferimento?

“Mah, so che dentro l’Udc c’è una preoccupazione. Ma io non voglio tornare. Non escludo e non l’ho mai escluso che per quel che mi riguarda se posso dare un consiglio, dico a tutti di lavorare per ricostruire un’area moderata. Direi democristiana. E quest’area moderata è indispensabile che si aggreghi attorno ad Alfano, con l’Udc, Forza Italia, e poi con #DiventeràBellissima e Fratelli d’Italia. Io credo che la leadership indispensabile sia quella di Angelino Alfano”.

E Miccichè la pensa così?

“Io credo che Miccichè dalle cose che ho letto la pensi assolutamente così”.

Anche sulla leadership di Alfano?

“Questo non lo so. Io penso che sia necessaria. A chi me lo chiede lo suggerisco”.

Con Alfano ha mai parlato di recente di politica?

“Ho più volte invitato con dichiarazioni pubbliche Alfano a farsi carico di questo impegno. Ma non ho mai incontrato Alfano da quando sono uscito dal carcere. Credo che sia giusto che non lo incontri”.

Oltre a un leader, in Sicilia ci vorrebbe anche un candidato, no?

“Sì, io parlo di Alfano come ruolo nazionale. In Sicilia dobbiamo trovare un candidato che ha necessità di tenere insieme un’area allargata che dialoghi con #DiventeràBellissima e Fratelli d’Italia. Nelle ultime elezioni Crocetta ha vinto perché gli altri hanno scelto di perdere. Per primi i siciliani, che non sono andati a votare. La politica si fa o la si subisce, disse De Gasperi. I siciliani hanno subito, non sono andati a votare, e poi frammentazione ha fatto il resto. Ma era stato costruito in Sicilia un progetto che disgregasse un’alleanza”.

Si riferisce agli anni di Lombardo?

“A cominciare da me. Per le vicende giudiziarie, per l’amor di Dio… Questo quadro lo hanno spostato su Lombardo e lo hanno fatto scientificamente. Prima lo hanno convinto che perché rimanesse presidente dovesse circondarsi di una serie di figure che lo proteggessero. Quando neanche questo non è bastato, Lombardo nel tentativo di difendersi si è messo dentro quelli che avevano già lavorato per disgregare questo quadro politico, un pezzo di Partito Democratico. Lì è finito il centrodestra. Che non è riuscito più a ricomporsi. E a quel punto quelli che avevano sostenuto Lombardo lo hanno costretto alle dimissioni. Permettendo a un presidente del Pd di essere eletto con un un quarto dei voti che avevamo preso io o Lombardo. Un quadro organizzato da un pezzo del Pd e dalla nuova Udc”.

Sì, ma questa sua ricostruzione tralascia il fatto oggettivo delle vicende giudiziarie pesantissime che hanno coinvolto lei prima e Lombardo poi, con tanto di accuse di mafia. Questo è un fatto.

“Io dico che le mie vicende giudiziarie e quelle di Lombardo non sono state istigate dalla politica. Ma sono state utilizzate – non volute sia chiaro – per far finire il mio governo e per cambiare il destino di Lombardo. Io non dico che la magistratura ha portato avanti il proprio lavoro perché istigata. Non ho mai detto che la mia è stata una condanna politica. Io ho fatto degli errori, punto e basta. Ci sono stati, stanno lì”.

Senta, tornando agli scenari futuri, lei pensa che a Palermo Orlando sia imbattibile, come sottovoce dice qualche esponente di centrodestra?

“Oggi, in questo momento, è imbattibile per lo stesso motivo per cui è imbattibile Renzi. Oggi non c’è un’alternativa. Se nascono e crescono candidature che possano interessare, o meglio, emozionare questa città, io credo che si riaprano i giochi anche per la sindacatura. Stessa cosa per le regionali: il centrodestra deve trovare una candidatura che emozioni. Io creo che il fenomeno 5 Stelle sia un fenomeno di protesta. Quando cominciano ad amministrare hanno problemi. A Torino hanno vinto contro un grande sindaco, solo perché si è coagulato il voto anti-Renzi. Bisogna giocare in un campo difficile come quello dei grillini”.

Ma non è che sta tracciando l’identikit di Fabrizio Ferrandelli?

“Non sono vicino a Fabrizio Ferrandelli. Ma credo che sia una candidatura che possa trovare uno spazio di emozioni importante in questa città. Il mio candidato, se candidato resta, è Saverio Romano, con cui ho condiviso idee e battaglie. Però non posso non dire che la candidatura di Ferrandelli quando e se verrà posta è una candidatura che, per quello che riscontro in giro, emoziona tanti ragazzi”.

Per la presidenza della Regione in giro un Ferrandelli non c’è…

“E’ più difficile. Ma mancano due anni, c’è il tempo per ragionare. Io credo che la Sicilia non è molto lontana dalla candidatura di una bella figura di donna”.

Un’ultima domanda. In questi giorni sono sei mesi che lei è tornato libero. Quante volte ci pensa al carcere, dopo sei mesi?

“Ogni giorno e ogni notte. Victor Hugo ha detto che detenuto si rimane per tutta la vita. Non soltanto perché a me dopo sei mesi non mi hanno ancora dato la carta di credito e il conto corrente. Non solo perché non mi fanno fare il medico (è stato radiato dall’ordine, ndr) o per l’interdizione. Lo si rimane per i fatti spirituali. Io vivo l’imbarazzo di essere stato un detenuto. Io arrivo in un posto e dentro di me ho l’angoscia di essere considerato un ex detenuto, uno che ha favorito la mafia, di sentirmi dire ‘mafioso’… Infatti non vado mai a cose pubbliche, tranne che per i miei libri. Ogni notte penso all’ergastolano che mi disse: ‘capirai il valore più profondo della vita quando troverai la forza di ringraziare il buon Dio anche di questi cinque anni di carcere che ti ha fatto fare’. E me lo disse mentre eravamo vicini al cadavere di un uomo che si era tagliato la giugulare in cella”.

 


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