Dal Palazzo alle aule di giustizia |La maledizione dei centristi siciliani - Live Sicilia

Dal Palazzo alle aule di giustizia |La maledizione dei centristi siciliani

L'ultima vicenda riguarda Dina. Prima le condanne di Cascio e Riggio. Una lunga scia di disavventure

Politica e inchieste
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PALERMO – L’ultimo a ricevere brutte notizie è stato Nino Dina. Il parlamentare regionale eletto nell’Udc e oggi al misto è stato convocato il 29 novembre dai giudici della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Daniela Varone chiedono che sia sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per quattro anni nel comune di residenza. I pubblici ministeri lo considerano un soggetto socialmente pericoloso per via dei suoi rapporti con alcuni esponenti mafiosi. Rapporti emersi, argomentano i pm, nel corso di diverse indagini dalle quali però fin qui il politico del Palermitano è sempre uscito senza conseguenze (ne resta pendente una per una presunta corruzione elettorale, che vede coinvolto anche un altro esponente centrista, Roberto Clemente, del Pid). La vicenda giudiziaria di Dina – ancora tutta da definire, e i precedenti suggeriscono prudenza – segue a stretto giro a quelle di altri deputati regionali protagonisti delle cronache negli ultimi giorni. E prosegue una lunga scia di disavventure giudiziarie che hanno colpito gli esponenti politici di quello che è stato fino a un recente passato un luogo politico affollato e potentissimo in Sicilia, quel “centro” che negli ultimi anni ha visto assai ridimensionarsi la sua portata.

Pochi giorni fa il passaggio nelle cronache giudiziarie era toccato a un altro centrista come Francesco Cascio. Il deputato regionale di Ncd-Alleanza popolare è stato condannato in primo grado per il reato di corruzione. La decisione dei giudici di Palermo farà scattare, in base alla legge Severino, la sospensione dalla carica per diciotto mesi e quindi la fine della legislatura per l’ex presidente del Parlamento regionale, nonché campione di preferenze negli anni di Forza Italia. Un trauma per Cascio, che si è sempre protestato innocente (e che ha incassato comunque la solidarietà dei compagni di partito di Ncd, certi che in appello le cose cambieranno) e un’altra pagina dolente per i centristi siciliani.

Solo una manciata di giorni prima, un’altra sentenza non definitiva, quella emessa nel processo sul così detto sistema Giacchetto, aveva riguardato un altro deputato regionale, Francesco Riggio. Condannato, anche per l’ex numero uno del Ciapi eletto nel Pd, scatterà la sospensione prevista dalla legge Severino. E con Riggio andiamo a parare in un altro capitolo dolente del “centrismo” siciliano, o dei suoi eredi. Ossia quello dei democratici provenienti da quella che fu la Margherita (e prima il Ppi), cioè quei democristiani di sinistra che abbracciarono i Ds dando poi vita al Pd. Alle scorse regionali Riggio era proprio il candidato di riferimento di quell’area, che in Sicilia nella scorsa legislatura era ancora potentisssima. E che oggi è praticamente evaporata, o quasi.

Sembra passata un’era geologica da quegli anni, quando regnante Raffaele Lombardo (altro ex centrista finito nei guai per questioni giudiziarie), nel Pd gli ex Margherita, organizzati in una corrente chiamata “Innovazioni”, facevano il bello e il cattivo tempo. Ai vertici di quella corrente centrista dei Dem siciliani c’erano il senatore alcamese Nino Papania e il deputato messinese Francantonio Genovese. Il primo finì tra gli “impresentabili” respinti dalle liste dal partito romano, per poi incappare in una condanna di primo grado a otto mesi per voto di scambio. Il secondo venne arrestato nel 2014 ed è tornato libero, dopo essere stato agli arresti in carcere e ai domiciliari, alla fine del 2015. Oggi è passato con Forza Italia. Della corrente, all’epoca assai affollata all’Ars, faceva parte anche Gaspare Vitrano, finito nei guai per una storia di mazzette, che gli costò l’arresto prima e la condanna in primo grado a sette anni poi.

La maledizione giudiziaria dei centristi siciliani, insomma, è lunga. E va ben oltre il più noto e potente di loro, l’ex governatore Totò Cuffaro con la sua condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Dai suoi tempi, quel “centro” ambito e conteso s’è fatto sempre più centrino. E non solo a causa delle vicende giudiziarie.

 

 

 

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