"In Sicilia è disastro economico | Ci vuole una cabina di regia" - Live Sicilia

“In Sicilia è disastro economico | Ci vuole una cabina di regia”

Gianpiero D'Alia

Dopo le parole di Crocetta, il presidente dell'Udc prima si sfoga su Facebook: "Solo un cretino non si rende conto del disastro economico siciliano". Poi, con Livesicilia, smorza i toni.

PALERMO – Le bordate del governatore Crocetta lo raggiungono nel corso di un pomeriggio di relax e lui, Gianpiero D’Alia, presidente dell’Udc, non la prende benissimo. La prima reazione arriva attraverso facebook ed è il segnale di quanto siano tesi i rapporti con il presidente della Regione: “Solo un cretino non si rende conto del disastro economico siciliano – scrive D’Alia – e solo un cretino non si rende conto che il clima all’Ars è determinato dall’inesistenza di una maggioranza politica e dal dominio assoluto di deputati trasformisti che stanno tutti ad elemosinare alla corte del governatore. Ed io non penso che Rosario Crocetta sia cretino”. Il cielo di agosto è sereno, ma sul governo regionale, dopo la conferenza stampa di fuoco di Crocetta, qualche nuvola si addensa. Poi passano le ore e il presidente dell’Udc smorza i toni di una polemica che rischia di rompere un asse portante dell’Esecutivo regionale: “Onestamente, credo che la situazione sia complicata e tesissima per i recenti dati diffusi da Svimez e Fondazione Curella”, dice a mente fredda facendo riferimento al rapporto che ha descritto una Sicilia in cui lavorano soltanto quattro giovani su dieci.

Le polemiche di oggi hanno preso il via da quel “pietosa” che lei ha affibbiato alla manovra appena approvata dall’Ars. Oggi Crocetta le ha risposto a muso duro, definendo le sue parole “irriverenti e inaccettabili”.
“Mi spiace che Crocetta la prenda sul personale, ma credo che non si possa fare finta di non vedere il disastro economico siciliano. Con la manovra approvata si riesce a pagare appena gli stipendi e si danno contributi a pioggia, mentre latitano sviluppo e risanamento dei conti. Mi auguro che il presidente della Regione se ne renda conto”.

Crocetta le consiglia di arrabbiarsi con i deputati dell’Udc, che a suo dire hanno ostacolato gli emendamenti del governo migliorativi della Finanziaria.
“I deputati dell’Udc sono stati responsabili e hanno garantito la tenuta dei conti pubblici siciliani, ma questo non è sufficiente e occorre fare di più molto di più. A settembre torneremo alla carica, spero che i deputati regionali del mio partito mi diano una mano”.

Oggi il governatore oggi ha avuto una reazione rabbiosa contro Udc e Pd, ripetendo più volte di pensarla in maniera opposta alla sua maggioranza. A questo punto quali sarebbero le conseguenze da trarre?
“A questo punto dal presidente mi aspetterei quella rivoluzione che ha sempre annunciato. Soprattutto in materia di spending review. Saremmo tutti lieti di questo ‘stravolgimento'”.

L’Udc si sente ancora parte integrante di questa maggioranza?
“L’Udc si sente parte di una maggioranza che si pone obiettivi seri e concreti”.

La sintonia con il presidente della Regione? C’è ancora?
“La sintonia sarebbe massima con un reale cambio di marcia”.

Qual è la possibile via d’uscita da una situazione in cui c’è un continuo rimpallo di responsabilità?
“La via d’uscita è stata più volte indicata dall’Udc e consiste in una cabina di regia che coordini governo e maggioranza e che stili un serio cronoprogramma di riforme da realizzare senza dimenticare il completamento della riforma delle province, la sburocratizzazione della Regione Siciliana e la nuova legge elettorale, dato che il prossimo Parlamento siciliano vedrà una riduzione del numero dei deputati”.

Ieri ha chiesto un incontro al Pd, che a sua volta ha anch’egli grossi problemi con Crocetta. La maggioranza che ha eletto il governatore esiste ancora?
“Non tengo il pallottoliere dell’Ars e sono poco interessato allo ‘scouting’ tra i parlamentari regionali, di certo c’è una coalizione che ha eletto Rosario Crocetta e che aveva un determinato programma di governo”.

Il Pd continua a premere per il rimpasto. Per voi c’è la stessa esigenza? O le priorità sono altre?
“La priorità è mettere in cantiere quelle riforme necessarie per liberare lo sviluppo. Le risorse sono prosciugate per garantire una mostruosa spesa corrente, e gli ultimi soldi rimasti a disposizione, ossia quelli arrivati dall’Europa, si preparano a tornare mestamente a Bruxelles. Bisogna invertire la rotta. Serve poi una seria spending review, che secondo alcuni calcoli vale 100 milioni di euro l’anno”.

Un rimpasto in questo momento rischia di agitare le acque anche all’interno del suo stesso partito, dove esiste una fronda di deputati che si sono discostati dalla sua linea.
“Mi creda, in questo momento siamo tutti agitati ma non certo per il rimpasto. Nel mio partito c’è stata una dialettica serrata, ma su un punto siamo tutti d’accordo: bisogna portare avanti una proposta in grado di rilanciare l’azione di governo”.


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