Giustizia, chi sceglie di collaborare: | "Ho perso mia figlia. Ma sono fiera" - Live Sicilia

Giustizia, chi sceglie di collaborare: | “Ho perso mia figlia. Ma sono fiera”

Anna, moglie di un collaboratore di giustizia per motivi di sicurezza ha dovuto dire addio alla sua famiglia. La madre: "È difficile, ma è l'unica cosa giusta da fare".

CATANIA – “Oggi mia figlia Anna compie trentanni, ma non la vedo e non la sento da quando ne aveva ventidue”. La casa silenziosa, l’armadio vuoto e il computer acceso con un nuovo sfondo al desktop: “Mamma ti voglio bene”. Poche parole che come un pugnale la colpirono più volte al cuore: la sua bambina era andata via, per sempre.

È la testimonianza di Carmela, chiameremo così la donna che ha deciso di raccontare la sua storia di mamma fatta di lacrime e paura prima, legalità e speranza oggi. Distrutta dal dolore per la perdita dell’unica figlia messa al mondo, Carmela allo stesso tempo non può che ammirare la decisione di Anna e del suo compagno, un ex spacciatore di droga che ha deciso di collaborare con la giustizia. “È l’unica cosa giusta da fare – commenta la donna, casalinga – anche se ho perso una figlia, ciò che spero è che sia serena ovunque si trovi, lei e il suo compagno hanno dimostrato di essere coraggiosi e maturi ed io sono fiera di loro”.

La decisione di lasciare la piazza dello spaccio e di schierarsi dalla parte dei giusti. Catania era diventata troppo pericolosa per Anna e il suo compagno, due giovani che volevano semplicemente costruirsi una nuova vita alla luce del sole.

“Mia figlia ha portato via tutto, da otto anni non so più nulla di lei e dell’angelo che mi aveva appena resa nonna – racconta Carmela, dagli occhi azzurri incupiti dalla nostalgia – mio marito non vuole che si parli di loro, la ferita fa troppo male. Sappiamo però che sono al sicuro, questo ci fa stare bene, soltanto così nostro nipote potrà crescere in un ambiente sano e avere una famiglia normale come i suoi coetanei”.

L’amore è cieco. “Quando mia figlia ci fece conoscere il suo compagno nessuno della mia famiglia era favorevole alla loro relazione, conoscendo le abitudini del ragazzo – prosegue la donna, mamma di altri tre figli – ma ai ragazzi è difficile fare cambiare idea, così misi a disposizione casa mia, lui si trasferì da noi, pensavo avrei avuto la situazione sott’occhio e invece..”.

E invece, una mattina, all’alba, un tonfo sordo, le ruote del trolley sui gradini delle scale, il rumore degli sportelli dell’auto che li portò via. “Un fulmine a ciel sereno, mia figlia non mi aveva detto nulla. Piansi per giorni interi, il cellulare risultava staccato – prosegue – la gente sa che mia figlia vive all’estero per lavoro”.

Località segreta, sotto protezione, una distanza fisica ignota. “Mi va di pensare che lei si trovi più vicino di quanto io possa immaginare – conclude Carmela con un timido sorriso – ogni anno festeggio il suo compleanno e quello di mio nipote, mi va di pensare che anche loro facciano lo stesso con le nostre ricorrenze. Guardo vecchie foto e mi chiedo come siano i loro volti oggi, sono nonna di un nipotino che adesso sarà già grande, spero soltanto di rivederlo presto e potergli dire di non aver mai smesso di pensarlo neanche per un secondo”.


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