Delitto Arcoria, ergastolo per |Scafidi e Lo Cicero - Live Sicilia

Delitto Arcoria, ergastolo per |Scafidi e Lo Cicero

La Corte d'Assise di Catania presieduta da Luigi Russo ha accolto tutte le richieste di pena presentate dall'accusa. I reati contestati sono omicidio premeditato aggravato da futili motivi, distruzione di cadavere, porto e detenzione abusiva di arma. La famiglia: "Aspettavamo da tempo - dichiarano a LiveSiciliaCatana - questa condanna".

Carmelo Arcoria

CATANIA – Ergastolo con un anno di isolamento. Questa la condanna per Vincenzo Scafidi e Nunzio Lo Cicero i due accusati del delitto di Carmelo Arcoria, ucciso con una modalità che ha ricordato gli omicidi di mafia. Il corpo (o meglio i resti) fu trovato carbonizzato all’interno della sua mercedes data alle fiamme, dopo che l’imprenditore adranita fu freddato con alcuni colpi, di cui diretto in fronte. La Corte d’Assise di Catania presieduta da Luigi Russo ha accolto tutte le richieste di pena presentate dall’accusa, rappresentata dai pm Pasquale Pacifico e Laura Garufi, nell’udienza dell’8 febbraio scorso come raccontato da LiveSiciliaCatania.  I giudici hanno stabilito anche una provvisionale di 50 mila euro a favore della famiglia Arcoria, madre e moglie, che si sono costituiti parte civile nel processo.

Solo guardando le foto scattate dalla polizia si può comprendere l’atrocità di questo delitto: per non lasciare nessuna traccia del cadavere di Carmelo Arcoria  uno dei condannati mise all’interno della mercede pneumatici e materiale plastico. Le fiamme furono così dilaganti infatti che gli investigatori trovarono solo le osse.

Vincenzo Scafidi e Nunzio Lo Cicero

Vincenzo Scafidi e Nunzio Lo Cicero per questo delitto furono arrestati il 19 maggio dello 2011 dalla squadra mobile e dagli agenti del commissariato di Adrano. Il primo fece un errore madornale: raccontò tutto a suo cognato Giuseppe Santangelo, indagato nell’ambito di un’inchiesta antimafia e sotto controllo dalla Dda. E sarà proprio quell’‘intercettazione ambientale, dove Scafidi descrive con dovizia di particolari il modo in cui Carmelo Arcoria era stato ucciso e si vanta elogiando se stesso per il piano criminale, a far scattare le manette ai due. E ora con questa condanna il carcere a vita.

Nell’udienza dell’8 febbraio Scafidi interrogato dai due sostituti procuratore Pasquale Pacifico e Laura Garufi, ha continuato a dichiararsi innocente. Ai due pm che lo hanno incalzato in merito all’intercettazione ha risposto che nella conversazione registrata ha parlato dei dettagli dell’omidicio solo perchè li aveva appresi da altre persone, ed in particolare dal padre di Arcoria. La Corte d’Assise ha emesso la sentenza per i reati di omicidio premeditato aggravato da futili motivi, distruzione di cadavere, porto e detenzione abusiva di arma.  Futili motivi, si perchè secondo gli inquirenti Arcoria è stato ucciso per 5000 euro, somma di denaro che Scafidi doveva all’imprenditore adranita. Il 45enne disperato e nella morsa dei debiti aveva chiesto la restituzione della somma: insistenza che ha pagato con la vita il 13 dicembere 2010 in una piccola strada sterrata sulla statale 94 Adrano-Bronte, in direzione dello svincolo per il Ponte dei Saraceni.

“E’ una sentenza che aspettavamo da tempo – commentano i familiari di Carmelo Arcoria a LiveSiciliaCatania – finalmente è stata fatta giustizia”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI