Il burocrate col gusto del buon vino | L'uomo da 1.600 euro al giorno - Live Sicilia

Il burocrate col gusto del buon vino | L’uomo da 1.600 euro al giorno

Il segretario generale Sebastiano Di Bella

A sessant'anni, il grand commis del parlamento regionale, andrà in pensione dopo meno di un anno passato a "governare" l'Assemblea. Ecco chi è l'uomo che ha scalato la vetta della burocrazia di Palazzo dei Normanni per poi ritirarsi dopo le polemiche sul suo maxi stipendio

Sebastiano Di Bella
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PALERMO – Camminando per i corridoi del Palazzo Reale incontrarlo è tutt’altro che raro. Sempre intento a fare capannello con qualche deputato, specie quelli di lungo corso. Custode delle leggi e custode del Palazzo. Il segretario generale dell’Assemblea regionale è l’uomo che in meno di un anno ha scalato il vertice della burocrazia del parlamento regionale: è Sebastiano Di Bella, e ad agosto se ne andrà. A sessant’anni, il grand commis del parlamento regionale, andrà in pensione dopo meno di un anno passato a “governare” l’Assemblea. Mesi più che mai difficili, in cui la lotta agli stipendi della “Casta” ha invaso il Palazzo entrando su un’auto blu dalla porta principale.

Il presidente della Regione Rosario Crocetta non ha smesso di marcarlo stretto neanche per un secondo. I riferimenti al suo stipendio a sei zeri – la cifra esatta non è mai stata chiarita – si sono susseguiti di continuo e hanno portato all’ormai inevitabile scelta di mettere dei limiti anche alle retribuzioni del personale dirigente dell’Ars. E nel frattempo Di Bella non ha mai rotto il silenzio che lo ha reso sempre inavvicinabile da chiunque non fosse una persona a lui vicina. Ma l’uomo che da capo di gabinetto del presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone è diventato capo dell’amministrazione del parlamento più antico d’Europa, ha una personalità molto lontana da quella, dimessa, del suo predecessore Giovanni Tomasello.

Di Bella, 60 anni che nessuno gli darebbe, è sempre in giro. Un vero padrone di casa. Le porte della segreteria generale, per lui, si sono aperte il primo novembre, due settimane dopo la nomina, votata all’unanimità dal Consiglio di presidenza. Ma il suo ruolo non l’ha cambiato. Il nuovo vertice dell’Ars è rimasto il capo di gabinetto che ha rifiutato l’auto blu e arrivava a Palazzo tutte le mattine a bordo di uno scooter. Vero amante del vino – co-proprietario dell’azienda vinicola “Icone”, secondo le malelingue ogni tanto “spariva” per qualche giorno e girava il mondo per promuovere il marchio – ma soprattutto un vero amante di Palazzo dei Normanni e della sua storia.

Per chi lo conosce, il numero uno dei burocrati del parlamento è l’uomo che di quella che fu la residenza di Federico II di Svevia conosce le più segrete stanze, le più sconosciute regole. Raccontano che proprio lui faccia da Cicerone quando il presidente dell’Ars riceve visite ufficiali e sempre lui, grazie agli anni passati da direttore del servizio delle commissioni e all’ufficio legislativo, ha una competenza “infallibile” sui regolamenti dell’Assemblea.

Una carriera trentennale, quella di Di Bella, che è entrato in parlamento nel 1981 dopo aver vinto il concorso da referendario parlamentare e che, più di recente, è stato nominato capo di gabinetto da Ardizzone, che con quell’atto inaugurò il proprio mandato. E di area democristiana, dice qualcuno, lo è sempre stato anche lui. Chi lo conosce racconta che da giovane aveva anche iniziato a studiare teologia, una strada poi abbandonata per intraprendere quella dello studio della filosofia, e in seguito quella burocratica.

Una scelta, quest’ultima, che gli è valsa inevitabilmente anche l’amicizia con qualche politico. Riccardo Savona, Pippo Gianni, ma soprattutto, appunto, Ardizzone. “Conosco Di Bella da quando sono diventato parlamentare per la prima volta”, raccontava a pochi giorni dalla promozione del burocrate il presidente dell’Ars, ma il loro rapporto, dicono, è diventato sempre più stretto da quando l’allora deputato Udc nella scorsa legislatura è stato eletto capo del collegio dei questori e Di Bella era, invece, all’ufficio legislativo. C’è chi li definisce addirittura “personaggi affini”, perché entrambi profondi conoscitori delle regole del Palazzo. E il suo nome, in seguito alle dimissioni dell’ex segretario Tomasello, infatti, è stato fatto proprio da Ardizzone.

Una nomina che, raccontano i maligni, ha creato qualche malumore tra chi aspirava alla poltrona più ambita di Palazzo dei Normanni. Ma il nome di Sebastiano Di Bella, giurano a Palazzo, “era il migliore possibile”. “Una persona di grande spessore umano e professionale – diceva Ardizzone – di una competenza unica”. Un uomo che non guarda in faccia nessuno (“nel senso buono”, precisava però il presidente dell’Ars). Anche se “a Palazzo passa per essere un po’ antipatico”. Un carattere duro, conferma chi lo vede tutti i giorni tra i corridoi del parlamento regionale, uno che non ha tempo da perdere. E in effetti, mesi fa, alle richieste di avere un suo curriculum o di scambiare due chiacchiere sul suo nuovo ruolo, Di Bella ha sempre risposto secco: “Sono impegnato”, “Un’altra volta”, “Ci risentiamo”. Qualche volta anche con toni poco affabili.

Ma chi lo conosce alla sua durezza è sempre stato abituato. E nelle sue mani, da quando è diventato il nuovo capo della burocrazia, c’è stata l’eredità non facile da gestire di un uomo che, per la sua vicinanza con la politica, è sempre stato molto criticato e che stanco, ad un certo punto, se n’è andato. Proprio come lui, che mentre si trovava nell’occhio del ciclone ha deciso di chiudere con le questioni di Palazzo. Tornerà a casa, forse, come l’ultimo segretario di quella casa dorata che è stata sempre l’Assemblea, a portare con sé ogni giorno uno stipendio da 1.600 euro.

 

 


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