PALERMO – “Sembra di essere tornati a trenta anni fa”. Giuseppe Di Lello, che con Falcone e Borsellino faceva parte del pool antimafia, condivide la denuncia di Alfredo Morvillo secondo cui la Sicilia “è in mano a condannati per mafia”.
“Non aggiungerei – dice – una virgola a quella dichiarazione. In effetti, sembra che non sia accaduto nulla. Nel senso che la magistratura, e questa ne è una prova, può fare opera di contenimento e di ristabilimento della legalità ma non può fare altro. Poi tocca alla società e alla politica che esprime completare l’opera di risanamento. E questo non è accaduto. Lo abbiamo sempre detto: da sola la magistratura non poteva cambiare la società. È un problema dei partiti, della politica e della loro involuzione. Certe decisioni maturano all’interno delle coalizioni”.
Di Lello assicura che, come rivendica Totò Cuffaro, “nessuno vuole toccare i diritti costituzionali ma resta il fatto che si tratta di persone condannate per reati di mafia e non per reati comuni”.