PALERMO – Sono centinaia i lavoratori regionali che stanno partecipando ai sit-in organizzati a Palermo e Catania dai sindacati Cobas-Codir, Sadirs e Siad-Csa-Cisal davanti alle sedi della Presidenza della Regione di Palazzo d’Orleans a Palermo e di via Beato Bernardo a Catania, arrivando a mille nel capoluogo isolano.
“I lavoratori oggi sono in piazza contro il mancato utilizzo dei fondi già stanziati e che i sindacati autonomi rivendicano siano utilizzati per la riclassificazione e riqualificazione di tutto il personale della Regione Siciliana, delle partecipate e degli enti collegati – dicono Dario Matranga e Marcello Minio (Cobas-Codir), Fulvio Pantano (Sadirs) e Angelo Lo Curto (Siad-Csa-Cisal) –. I dipendenti sono stanchi di non veder riconosciuto dal Governo regionale il ruolo svolto. Dopo avere rifiutato la proposta di rinnovo del contratto avanzata dall’Esecutivo perché non teneva in considerazione la possibilità di un nuovo modello organizzativo che comprenda la riclassificazione e riqualificazione del personale, abbiamo voluto dare voce alla protesta”.
“È indispensabile rendere efficiente la macchina amministrativa a vantaggio di tutti i siciliani – continuano Cobas-Codir, Sadirs e Siad-Csa-Cisal – I fondi ci sono e sono già stanziati, la politica deve svegliarsi affinché tutte le somme in bilancio siano utilizzate per il nuovo ordinamento professionale; solo così il rinnovo potrà essere firmato entro giugno. Le nostre organizzazioni sindacali rappresentano oltre il 60% dei lavoratori e non accetteremo compromessi al ribasso”.
Sul tema erano intervenuti anche i confederali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Ugl: “Con grande impegno – le parole delle quattro sigle – siamo riusciti a ottenere da governo e Parlamento l’appostamento nella Finanziaria regionale 2022-2024 delle prime risorse necessarie ad avviare il percorso di riforma degli ordinamenti e dei sistemi di classificazione di tutto il personale della Regione Siciliana, con l’impegno da parte del governo a integrarle sino al tetto massimo attualmente previsto dalla legge di bilancio dello Stato. Siamo consapevoli che non è abbastanza, ma è un primo passo e in ogni caso quello che è accaduto dopo, con l’Aran costretta a fermarsi e a comunicare lo stallo alla Giunta regionale e alla Corte dei Conti, è inammissibile perché non possiamo accettare di mettere a rischio anche il rinnovo del Ccrl le cui percentuali di incremento sono pari agli altri comparti pubblici e già stanziate”.