CATANIA – Un “imperdonabile ritardo”, così commentano alcune mamme che non hanno potuto ancora far tornare i figli disabili a scuola dopo la pausa estiva. Ma dalla prossima settimana anche i ragazzi con disabilità potranno finalmente prendere parte alle lezioni, così come hanno già fatto tutti gli altri alunni. Tra lunedì e martedì dovrebbero, infatti, ripartire tutti i servizi di assistenza per gli alunni disabili, sia per quanto attiene l’assistenza igienico-sanitaria, sia per quanto attiene all’assistenza specialistica (assistenza alla comunicazione e all’autonomia). Dai vari istituti è giunta alla città metropolitana di Catania tutta la documentazione necessaria finalizzata a rendere operativi i servizi rimasti bloccati a causa di un grave “intoppo” burocratico. A monte un cambio di normativa regionale, già in fase di abrogazione, che ha fino adesso paralizzato l’intero settore della disabilità a Catania e comportato disagi enormi. “Quello che è accaduto finora è gravissimo – racconta la signora Maria (nome di fantasia) madre di un ragazzo autistico – A venire meno sono stati il diritto allo studio e il principio di inclusione scolastica a tutela degli studenti con disabilità”.
Il timore che a partire dal nuovo anno scolastico non venisse garantito il diritto allo studio ai disabili era già stato pubblicamente manifestato dalle associazioni e cooperative nell’ultimo scorcio dell’estate. Ma non è servito a evitare il peggio. A tal proposito, nelle ultime settimane sono state estenuanti le lotte e le proteste intraprese dalle associazioni e dai genitori, nonostante le continue rassicurazioni del sindaco metropolitano Enzo Bianco. A mancare in particolare nelle scuole è stata la figura dell’assistente igienico personale, quale compito delicatissimo che secondo la nuova normativa di cui all’art. 22.1.2004 n°15, avrebbe dovuto essere svolto dal personale interno della scuola stessa. Ma la maggior parte degli istituti catanesi non sono dotati di operatori competenti e formati a tale scopo. Ciò ha reso necessario il ripristino della vecchia normativa disciplinata dall’art. 22 della legge regionale del 2004. Tuttavia, il passaggio dalla normativa vigente alla precedente – stabilito dal sindaco Enzo Bianco il 10 settembre scorso – ha comportato il profilarsi di un gravissimo ritardo nell’erogazione dei servizi destinati ai disabili. Alla Città metropolitana tutti gli istituti hanno dovuto inoltrare la documentazione mancante inerente il servizio “escluso” di assistenza igienico personale. “Io come tante altre mamme – precisa la signora – abbiamo inviato la necessaria documentazione (relativa all’assistenza comunicazione e trasporto) alla città metropolitana già alla fine di luglio. L’istituto di mio figlio mi ha contattata solo giovedì per informarmi che dalla citta metropolitana hanno finalmente inviato tutto il plico. Venerdì abbiamo scelto le cooperative”.
Ma la donna non trattiene, comunque, la rabbia. “Il sindaco Bianco è intervenuto con estremo ritardo – afferma – Da mamma ho trovato ammirevole il fatto che abbia deciso di tornare alla vecchia normativa comprendendo la gravità del problema. Ma avrebbe dovuto farlo in tempo. Non quattro giorni prima dell’inizio della scuola. Così facendo si è accumulato un ritardo enorme e ha fatto in modo che i nostri ragazzi inizino la scuola il 3 ottobre, cioè molto tempo dopo gli altri ragazzi”. Il sindaco Bianco aveva incontrato giorno 10 settembre sindacati, associazioni e cooperative sociali. In quella riunione aveva annunciato il ripristino del vecchio regolamento e le annesse modalità di esecuzione. “Mi pare evidente – continua – che l’iter di protocollo si sia stato avviato con estremo ritardo e altrettanto evidente appare che la scuola non può convocare i genitori per scegliere le cooperative se prima non riceve la delibera da parte della Città metropolitana”.
E aggiunge: “A differenza di altri genitori ho deciso comunque di portare mio figlio a scuola questo mese, perché ritengo sia scorretto che debba pagare un alunno per un’inadempienza della Regione e poi della ex Provincia. Mio figlio è come tutti gli altri ragazzi e deve stare in classe. È un ragazzo autistico e in questo mese l’ho visto purtroppo fare passi indietro e assumere atteggiamenti sbagliati proprio a causa della mancanza dei servizi necessari e degli assistenti alla comunicazione soprattutto. Senza contare che provenendo da Paternò (mio figlio frequenta un istituto a Catania) ho dovuto fare avanti e indietro tutti i giorni con tutti i disagi del caso”.
E infine l’accorato appello. “Spero e mi auguro che non dobbiamo sempre elemosinare per ottenere i diritti dei nostri figli. Da oltre un mese lottiamo perché non si venisse a creare una situazione così grave. Io lo dico sempre: il problema non è la disabilità, ma tutto ciò che circonda un disabile. Quotidianamente dobbiamo già lottare per giungere a quei piccoli traguardi con i nostri ragazzi, ma non possiamo anche lottare per ottenere pari diritti a scuola, per ottenere l’assistente o per qualsiasi altra cosa. Diventa un peso insostenibile per noi genitori. Il trasporto pubblico per i disabili , per esempio, dovrebbe essere scontato, così come lo è per i normo dotati, ma non è sempre così purtroppo”.
Sul caso è intervenuto anche Fabio Rapisarda, segretario della federazione catanese del PCI. “Su questi ritardi pesa la gravissima condotta del governo regionale e dell’ARS ma chi dirige la città metropolitana non può fare a meno di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, politiche e amministrative. Esprimiamo con forza l’esigenza – dice – che si affermino regole che amplino l’area della disabilità grave coperta dall’intervento, che diano certezza e continuità al servizio, che garantiscano assoluta trasparenza e che tutelino i lavoratori e le lavoratrici del settore da ogni pratica vessatoria. Lo strumento di un trasparente albo degli operatori ci sembra dunque indispensabile per garantire un quadro chiaro ed eviti ingiustificabili e costose intermediazioni”.