CATANIA- Si torna a sussurrare, le voci si riconcorrono alle spalle della statua bronzea che domina l’ingresso del tribunale etneo. Chi sarà il prossimo procuratore?
Equilibri, processi importanti e colletti bianchi alla sbarra, non sarà facile raccogliere il testimone di Giovanni Salvi, che ha inferto colpi micidiali alla mafia militare e ai signori di Catania.
Salvi è riuscito a fare affermare la giustizia seguendo la strada del diritto. La sua tanto improvvisa, quanto meritata promozione a Roma arriva in un momento delicatissimo per la città. Un esempio è sufficiente: i 4 mesi di rinvio del Gip per valutare, nel processo a Mario Ciancio, la costituzione di 3 parti civili. Analizziamo un caso tutto palermitano: processo Apocalisse, 129 esponenti di cosa nostra alla sbarra, per valutare 50 richieste di parte civile sono stati sufficienti 10 giorni, dal 14 al 25 maggio scorso. A Catania, per 3 parti civili, ne servono circa 120, di giorni.
Il tempo a Catania è prezioso. Ed è sul tempo che si giocano le partite più importanti della Procura etnea. Sul tempo e sul diritto. Salvi ha riesumato procedimenti mummificati che giacevano tra le scartoffie del primo piano del tribunale. Era la normalizzazione della giustizia di rito catanese, che penalizzava il lavoro di magistrati impegnati su tutti i fronti.
Adesso, con la corsa verso la poltrona più importante dell’ufficio di piazza Verga, si rincorrono speranze e timori. Speranza perché possa proseguire l’azione portata avanti da Giovanni Salvi, timori che torni ad aggirarsi, tra le stanze del tribunale, quel tanfo dei processi importanti accantonati, che torni l’era delle riverenze, degli inchini.
Numerosi i pretendenti, ma i favoriti, in questo momento, sono due, per fortuna entrambi eccellenti.
Il primo è Guido Lo Forte, procuratore di Messina, già aggiunto di Palermo, ritenuto la mente giuridica del pool di Caselli, potrebbe fornire un contributo importante alla pista catanese della trattativa Stato-mafia, una delle inchieste più importanti condotta dai Pm Rocco Liguori e Pasquale Pacifico.
Stesso discorso per i processi importanti che vedono imputati colletti bianchi e boss mafiosi di primo piano.
Il secondo magistrato in corsa è Carmelo Zuccaro. Sotto il suo coordinamento la Direzione distrettuale antimafia catanese ha raggiunto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Potrebbe garantire la continuità dell’azione di Giovanni Salvi, che lo ha tenuto sempre in grande considerazione, per le raffinatissime intuizioni giuridiche e le indiscusse capacità.
Zuccaro, catanese, è come fosse un “Papa straniero” in Procura. Non si è mai legato al territorio, è un magistrato libero. Non presenzia a pranzi e cene nelle quali si celebra il potere, non ha amici né parenti da sistemare o da proteggere.
La corsa per la Procura di Catania è appena iniziata, le sorprese potrebbero non mancare.