Due giorni di tregua per Renzi |nel Pd dei separati in casa - Live Sicilia

Due giorni di tregua per Renzi |nel Pd dei separati in casa

Crisafulli con Raciti e contro Faraone: "I palermitani hanno preso l'8 per cento e adesso parlano?".

Il dibattito nel partito
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PALERMO – Due giorni di tregua per non guastare il tour elettorale di Matteo Renzi. Poi nel Pd siciliano riprenderanno i giochi, partiti la settimana scorsa, per la resa dei conti post elezioni regionali. Davide Faraone ha lanciato alla fine della scorsa settimana l’attacco alla segreteria di Fausto Raciti. I renziani, con la sponda della corrente Areadem di Franceschini, vogliono le dimissioni del segretario regionale, bocciando la sua gestione del partito e in particolare delle elezioni regionali. La morsa a tenaglia doveva contemplare un’analoga richiesta da parte dell’area che fa capo al ministro Orlando, ma lì le cose si sono complicate. Perché se Giuseppe Beretta, alfiere della corrente, si è spinto in quella direzioe, altri esponenti dell’area hanno invece frenato. E così, la corrente di Raciti, gli ex giovani turchi che in Sicilia hanno come esponente di punta Antonello Cracolici, ha trovato una mezza sponda per difendere la poltrona del giovane segretario. Parlando di unità da ritrovare evitando il muro contro muro.

Raciti oggi ha incontrato Renzi a Gaggi, in occasione del tour elettorale del segretario nazionale, che oggi pomeriggio sarà a Palermo. Solo un saluto tra i due, nessun conciliabolo. Tacciono anche gli altri big di partito, per non guastare la festa della visita di Matteo. Tutti meno uno, che raramente si è creato problemi di diplomazia, cioè Mirello Crisafulli. Il big di Enna, sentito da Livesicilia, prende posizione a difesa di Raciti e rispedisce a mittente gli attacchi di Faraone e compagni.

Mirello Crisafulli

“E’ la classica soluzione di chi ha delle responsabilità e vuole scaricarle sugli altri – dice Crisafulli a proposito della mossa dei renziani siciliani -. Chi ha preso l’8 per cento dovrebbe almeno arrivare all’11 per avere diritto di parola”. Il riferimento è al disastroso risultato della lista Pd a Palermo, ben al di sotto rispetto alla media regionale. “L’operazione politica l’hanno fatta a Palermo, tutti palermitani: Cardinale, Faraone e Orlando”, osserva Cisafulli, dando voce a un malcontento per i vertici palermitani del partito che emerge, a taccuini chiusi, in diverse zone della Sicilia. “La paternità della sconfitta è loro e di Renzi”, rincara la dose Mirello. Che aggiunge: “Io so che i sindaci renziani non hanno votato per noi, tenuto conto che nei loro comuni non sono arrivati i voti. O votavano per altri o voti non ne hanno”.

Dalle parti degli ex ds c’è chi sospetta che l’attacco finale di Faraone miri a un definitivo cambio di identità del partito, una virata centrista che contempli l’ingresso nel Pd delle truppe di Sicilia Futura e la marginalizzazione della sinistra. “Ma con Grasso in campo, i 5 stelle, il centrodestra di nuovo forte, anziché fare il partito largo e di tutti vogliamo fare il Ccd?”, sintetizza un dirigente dell’ala sinistra del partito.

“Non lo so se vogliono mandarci via. Io ci sto già pensando, se non me ne vado è perché credo che non sia il momento – dice Crisafulli -. Il problema vero di questo partito sono loro, questo aggregato di palermitani che ha condizionato il partito negli ultimi dieci anni per arrivare all’8 per cento. A Enna abbiamo fatto il 23, a Trapani il 20. Forse noi potremmo parlare, non loro. Loro al massimo dovrebbero spiegarci come hanno fatto a ottenere un risultato simile, che non è facile: io l’8 per cento non riesco a farlo nemmeno se mi impegno”.

Questa è l’aria che tira. E dopo la tregua per i due giorni di tour renziano, il discorso si riaprirà. In vista della direzione regionale. Alla quale Raciti non ha nessuna intenzione di presentarsi dimissionario. Quando? Forse addirittura dopo l’insediamento dell’Ars, previsto per il 15 dicembre. A quel punto saremo vicini alla scadenza naturale del mandato del segretario. E si potrà parlare anche del nuovo congresso, salvo che Roma non decida di rinviare il tutto a dopo le Politiche. Da affrontare in Sicilia con un partito di separati in casa.


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