PALERMO – Le presidenze e le vicepresidenze delle commissioni di Palazzo Comitini non si cambieranno e per l’emendamento sul cinema Astoria bisognerà aspettare il prossimo bilancio. Giornata amara per il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, costretto a subire due stop in consiglio comunale. Una doppia battuta d’arresto che la dice lunga sui rapporti all’interno del centrodestra che governa la quinta città d’Italia e che sono indicativi di un clima teso dentro i partiti. Ma andiamo con ordine.
Il risiko commissioni
Partiamo dalle commissioni. Da settimane la maggioranza discute delle presidenze con il gruppo del sindaco, “Lavoriamo per Palermo”, deciso a riprendersi la Quinta, Cultura e sport, guidata da Salvo Alotta che circa un anno e mezzo fa è però passato a Forza Italia.
Il risultato è che gli azzurri guidano tre commissioni, una in più di quanto pattuito a inizio sindacatura, lasciando a bocca asciutta i lagalliani. Dentro il partito di Renato Schifani la tensione è salita alle stelle, con quattro pretendenti per due poltrone, e tutto lasciava presagire l’ennesimo braccio di ferro.
Il colpo di scena
Un copione che sembrava già scritto, fino al colpo di scena. Il cambio delle presidenze a due anni e mezzo, infatti, è previsto (così come altre cose) dal regolamento del consiglio comunale ma non dallo statuto che non è stato mai aggiornato.
Il risultato è che spesso i due testi vanno in conflitto – vedi il numero minimo di consiglieri per la formazione di un gruppo – e a prevalere è sempre lo statuto che non contempla la scadenza delle presidenze di commissione.
Circostanza evidenziata, prima in capigruppo e poi in Aula, dalla guida di Fratelli d’Italia Giuseppe Milazzo. “Il regolamento prevede anche la sfiducia del presidente o del vicepresidente del consiglio e lo statuto no – ha detto il meloniano -. O si applica sempre il regolamento o sempre lo statuto, bisogna uscire dall’impasse”.
La mossa di Lagalla
Alla fine tutto resterà così com’è, con il forzista Alotta alla guida della Quinta commissione e i lagalliani senza poltrone.
Una situazione che avrebbe provocato parecchi malumori tra i fedelissimi del sindaco, tanto che, secondo alcune voci di corridoio, il primo cittadino avrebbe chiesto agli azzurri di cedere una commissione.
Il partito ha preso tempo ma è difficile, anzi difficilissimo, che gli schifaniani possano cedere alla richiesta, lasciando, appunto, il sindaco, ormai alleato di Lombardo e Micciché, a bocca asciutta.

Astoria, niente emendamento
Tutto qui? No, perché dopo le commissioni è toccato all’emendamento sul cinema Astoria. O meglio l’ex cinema, da tempo chiuso e che nelle intenzioni dell’amministrazione dovrebbe essere acquistato per 3,6 milioni e trasformato nella sala prove del Teatro Massimo.
Il consiglio comunale oggi ha discusso il Dup, il documento unico di programmazione che è uno degli atti propedeutici al bilancio che va esitato entro febbraio. Tra gli emendamenti c’era proprio quello sull’Astoria, fortemente voluto dal primo cittadino.
Peccato che l’emendamento, inizialmente nemmeno presentato, sia finito nel mirino dell’Aula che ha approvato il Dup ma senza modifiche, cassando insieme a quelle delle minoranze anche la proposta di modifica voluta da Lagalla. Adesso si proverà a inserirlo nel previsionale.
“La seduta di oggi fa definitivamente chiarezza sull’interpretazione regolamentare sulle commissioni – commenta il presidente della commissione Bilancio, Giuseppe Milazzo – ma la cosa più importante è avere chiuso la sessione sul Dup e potere iniziare speditamente quella sul bilancio”.