E adesso anche Massimo Russo, vicepresidente di una regione con un governatore dimissionario, sta pensando di lasciare. Un’idea, al momento, pare molto forte. Secondo fonti vicine al governo, infatti, l’assessore alla Salute non avrebbe gradito affatto le modalità con le quali è stato scelto il candidato alla presidenza della Regione nella coalizione della quale Russo fa parte. Insomma, la scelta di Gianfranco Micciché avrebbe fatto infuriare l’assessore. Anzi, più che il nome, la sensazione chiara che puntare su una personalità come quella dell’ex presidente dell’Assemblea regionale avrebbe vanificato quattro anni di sforzi per mettere in piedi la sanità siciliana e per “voltare pagina” rispetto alla stagione che fu di Cuffaro, sì, ma anche del Pdl (o di Forza Italia, che dir si voglia).
Non va dimenticato, poi, che lo stesso Massimo Russo era stato inizialmente indicato come il candidato a Palazzo d’Orleans sia nell’assemblea regionale dell’Mpa, ma anche in occasione della nascita del “Partito dei siciliani”, quando, in un affollato incontro a Villa Igiea, si era parlato di un ticket con Fabio Granata.
Insomma, Massimo Russo ci sta pensando seriamente. Le dimissioni sono più che un’ipotesi, che potrebbe concretizzarsi già nelle prossime 48 ore. In quel caso, Russo tornerebbe a fare il magistrato. Nelle settimane scorse avrebbe intensificato i contatti con il Csm per verificare la possibile sussistenza di ostacoli o problemi di qualche tipo. Nessun problema: tranne quello di dover lasciare per qualche anno la Sicilia. Ma quello verrà dopo. Intanto, il primo effetto sarà quello di lasciare la Regione senza un “presidente facente funzioni”. E Russo a quel punto si sarà aggiunto alla lista di quelle personalità di spicco delle istituzioni e della magistratura, da Giosuè Marino a Caterina Chinnici, che hanno deciso di abbandonare, per un motivo o per un altro, la giunta di Raffaele Lombardo.