PALERMO – C’è il sì del governo alla riforma della Formazione targata Nelli Scilabra. L’esecutivo ha approvato infatti stasera il ddl proposto dall’assessore e che dovrebbe cambiare volto al settore. Un testo di 37 articoli che quasi certamente verrà illustrato domattina. Le novità più importanti riguardano la centralità delle Camere di Commercio, delle scuole e delle aziende, che in qualche modo “compenseranno” il lavoro svolto in passato unicamente dagli enti di Formazione. Il catalogo dell’offerta formativa verrà ridiscusso in sede di Liberi consorzi e città metropolitane che avranno il compito di svolgere le funzioni “relative alle attività amministrative, gestionali e di supporto”. Non solo, questi enti concorreranno all’elaborazione del Piano regionale integrato dell’Istruzione e della Formazione (il “nuovo” Prif) oltre che dei Piani operativi territoriali.
L’obiettivo è quello di orientare la scelta dei corsi verso quelli che maggiormente “servono” al mondo del lavoro. Un principio espresso all’articolo 3 del ddl: “La Regione – si legge – favorisce il metodo della concertazione quale strumento strategico per il governo del sistema regionale di istruzione e formazione professionale. La Regione – continua – al fine di rafforzare la competitività del sistema economico regionale e sostenere l’accesso alle opportunità occupazionali dei cittadini siciliani, individua la costituzione di reti o di altri accordi di collaborazione di natura territoriale, settoriale o per specifici programmi, tra università, istituzioni scolastiche e formative e soggetti privati del sistema produttivo regionale quale prioritaria modalità organizzativa per l’erogazione dei servizi formativi sul territorio regionale”.
Gli ambiti formativi previsti sono quelli della Formazione inziale (gli ex Oif), della Formazione superiore tecnica e non accademica (che passerà attraverso l’istituzione dei Poli formativi tecnico professionali di filiera), della Formazione permanente e continua e della Formazione per soggetti con disabilità. Previsti anche interventi formativi destinati ai dipendenti della pubblica amministrazione.
Le attività formative verranno quindi svolte anche da scuole, Università e imprese. I soggetti che vorranno ospitare i corsi dovranno iscriversi in un albo regionale diviso per le varie tipologie di formazione. Ma dovranno dimostrare “affidabilità morale, affidabilità economico-finanziaria, capacità logistiche e organizzative avanzate, correlazioni con gli attori del sistema istituzionale e sociale del territorio”.
Altra novità è rappresentata dai voucher destinati agli allievi. Saranno i ragazzi, destinatari di un assegno, a poter decidere in quale ente o soggetto svolgere il proprio corso di formazione. L’assessorato monitorerà i corsi, mentre l’albo degli operatori della Formazione verrà distinto in due elenchi (Formazione iniziale, formazione continua e permanente). Previsto anche il potenziamento dei progetti ai bambini dai 24 ai 36 mesi (le cosiddette ‘Sezioni primavera’), oltre che contributi alle scuole per l’infanzia.
Il nuovo sistema di gestione del Piano giovani
Sempre in ambito Formazione, poi, la giunta ha approvato il ricorso a un nuovo sistema di gestione per il Piano giovani. La gestione del Piano, che era stata affidata ad alcune società esterne alla Regione, sebbene pubbliche, era stata al centro di molte polemiche. Anche in occasione delle sedute della Commissione lavoro all’Ars, dove si è celebrato il drammatico “strappo” tra l’assessore Scilabra e l’orma ex dirigente generale Corsello.
La legge “salva Montalbano”
La giunta, poi, ha anche approvato il ddl che dovrebbe consentire di mantenere in Sicilia la produzione della fiction sul commissario Montalbano. Il testo, appena esitato dal governo, dovrebbe estendere ai luoghi “di Montalbano” il valore di beni immateriali della Regione, oltre a prevedere un finanziamento per la produzione.
Sanità, revoca per i “manager pensionati”
Infine si è concluso l’iter che ha portato alla revoca delle nomine di Salvatore Cantaro e di Angelo Pellicanò a direttori generali, rispettivamente, dell’azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e dell’Azienda ospedaliera per l’emengenza Cannizzaro di Catania. Il motivo è l’entrata in vigore (un giorno dopo il decreto presidenziale di nomina) del decreto legge del governo Renzi che vietava l’attribuzione di incarichi dirigenziali a persone in quiescenza. Da lì, una serie di pareri legali discordanti (l’Ufficio legislativo e legale di Palazzo d’Orleans aveva dato il via libera alle nomine, mentre l’Avvocatura dello Stato chiamata in causa dal presidente Crocetta aveva sancito e poi ribadito con un secondo parere il “no” all’incarico). E il governo ha deciso di revocare quelle nomine. E sono già diversi (ricordiamo Zappia e Muscarnera) i direttori generali che l’esecutivo ha dapprima scelto, dopo oltre un anno e mezzo di selezioni, per poi essere costretto a rimandare a casa.