Ecco tutte le carte | che accusano il Civico - Live Sicilia

Ecco tutte le carte | che accusano il Civico

La polemica e le dimissioni
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Il 24 dicembre del 2010, un “cliente” della Sanità siciliana scrive all’assessore alla Salute, Massimo Russo. Gli racconta, via mail, l’esperienza di un ricovero di una parente al Civico. Nella missiva si legge: “Veniva trattenuta per circa sessanta ore su una barella, il primo giorno su un corridoio, in seguito in un salone con circa una trentina di altri pazienti, ho visto le intimità di maschi e femmine adulti e non proseguo per pudore. Trasferita alla Medicina d’urgenza è stata assistita con professionalità e cura. Gli ambienti sono ampi e confortevoli. Trasferita alla unità operativa di Medicina, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. I locali sono gli stessi di 40 anni fa, preciso meglio: sono peggiorati. Lo spazio è angusto, la privacy quasi non esiste, i bagni sono angusti e impraticabili, l’assistenza è dignitosa anche se è carente nel numero del personale. I medici e gli operatori sanitari dichiarano di vergognarsi di dover lavorare in un ambiente che sarebbe giustificato in una situazione d’emergenza in un Paese del terzo mondo”.

E’ solo una delle carte che compongono un corposo e inequivocabile “dossier Civico”. Solo una delle denunce arrivate all’assessorato. Chi ha letto e ponderato questi documenti, in possesso di Livesicilia, ha una sua teoria: “Il direttore generale Allegra è stato messo nel mirino, per ragioni tecniche, per le condizioni di un pronto soccorso tremendo, in un ospedale a disagio”. Le carte, in effetti, sembrano raccontare una storia precisa di cattiva sanità. Nessuna epurazione politica. Lo scontro tra Russo e il manager è nato per ragioni solide, lo sfascio della struttura ha provocato le “dimissioni dignitose” del manager, richieste dal vertice della Sanità regionale.

Il quattordici gennaio scorso è stata consegnata la relazione di una visita ispettiva al “Civico”, effettuata appena tre giorni prima, in base alle segnalazioni dell’utenza. Un dito puntato contro la direzione dell’ospedale, una pacata arringa da pubblico ministero. Nella relazione siglata dagli ispettori e controfirmata dal dirigente generale per la Pianificazione Strategica, Maurizio Guizzardi, c’è scritto: “Si trasmette copia della relazione nella quale si evidenzia che permangono le stesse criticità riscontrate rispetto alla visita ispettiva del 25 agosto 2010 e nonostante nella precedente relazione fossero state raccomandate azioni correttive, nessun intervento migliorativo è stato posto in essere al fine di garantire la sicurezza dei pazienti e perseguire il miglioramenento della qualità del servizio erogato”. Sotto il titolo del documento: “Arnas Civico di Palermo-relazione accesso ispettivo 11 gennaio 2001” (protocollo 3560), le crepe campeggiano a chiare lettere: “Si precisa che il progetto di riqualificazione del Pronto soccorso, presentato dall’Azienda in osservanza degli obiettivi dei direttori generali ed esitato positivamente, non risulta sia stato attuato”.

L’elenco delle criticità è sconfinato. Citiamo le principali che descrivono un contesto catastrofico, sotto l’algida sintassi burocratica. “Inadeguato ed inefficiente utilizzo degli spazi del P.S. in rapporto al numero e alla tipologia e severità dei pazienti. L’ambiente dedicato ai pazienti già sottoposti a triage, in attesa di ricovero o di ulteriori accertamenti diagnostici, presentava un numero di utenti allocati su barelle o sedie a sdraio in assenza della possibilità di effetturare un monitoraggio efficace delle condizioni cliniche. Si è rilevata altresì una situazione di grave affollamento e promiscuità. Lo stesso ambiente presenta correlate ed evidenti carenze nel mantenimento delle basilari condizioni igieniche ambientali. Si è constatata inoltre la mancanza in alcuni casi di effetti letterecci ospedalieri e l’utilizzo di lenzuola personali”. Gli ispettori proseguono: “Al momento della visita nella predetta sala erano presenti un numero eccessivo di utenti e un imprecisato numero di parenti visitatori che senza alcun controllo entravano ed uscivano nella stessa area, peraltro adiacente alla sala dove si stava trattando un paziente con codice rosso, in assenza di un posto letto in rianimazione ed in attesa di un trasferimento, assistito da un medico anestesista. La tempistica e il setting assistenziale apparivano non adeguati rispetto alla gravità delle condizioni cliniche del paziente, determinando presumibilmente un deterioramento delle condizioni cliniche”.

Le conclusioni non lasciano spazio al dubbio: “L’insieme delle criticità sopra riportate risulta indicativo di importanti fattori di debolezza che richiedono urgenti e non più procrastinabili interventi correttivi, perché compromettono la sicurezza dei pazienti e lo stesso rapporto fiduciario tra cittadinanza e istituzioni sanitarie”.

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