La politica secondo Tamajo: "Vi spiego perché ho vinto"

La politica secondo Tamajo: “Vi spiego perché ho vinto”

Ventiduemila voti. Una chiacchierata a Mondello. Sogni e progetti. Tra la presidenza dell'Ars e...
ELEZIONI, INTERVISTA CON IL RECORDMAN
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“Perché ho preso così tanti voti? Perché io e il mio gruppo siamo vicini alle persone”. Dice proprio così il forzista Edy Tamajo: “Il mio gruppo”. Come un generale. Come un amministratore delegato. Come un leader. Qualcuno in vena di facezie spiega che Mondello è una repubblica popolare fondata su Tamajo. Qui, nella borgata palermitana, siamo a casa del neo-recordman di preferenze all’Ars e, fino a qualche giorno fa, c’era un santino elettorale in ogni bottega. Siamo pure nel cono d’ombra dell’estate. Gli ultimi ambulanti, vicino alla spiaggia, sono sempre più rarefatti, come i bagnanti. Niente, come questo pezzo di città, racconta i contrasti, nel suo chiaroscuro odoroso di alghe. La liberalità del bagno a fine settembre e il sudore del tozzo di pane. Nel frattempo ‘Edy’, con la serenità di quasi ventiduemila crocette sul suo nome, chiacchiera, sorseggiando un caffè in riva al mare, e traccia una sorta di manuale del perfetto candidato di successo. Cappellino parasole e tenuta sportiva. Sorrisi, telefonate, whatsapp e caffeina. Si comincia.

Onorevole Tamajo, come si fa a stravincere le elezioni? Lei, almeno, come ha fatto?
“Lavoriamo come pazzi, ci sono compagni di strada, qui con me, da quarant’anni. La nostra idea di politica è questa. Tutti sono stati sempre coinvolti, non solo nel periodo della campagna elettorale, in ogni decisione, nelle battaglie e nelle scelte. Dietro c’è un lavoro capillare, non soltanto a Palermo. Ho preso moltissimi voti in provincia. Siamo con i sindaci, i consiglieri e le istituzioni. Siamo presenti accanto alle associazioni. La gente vuole essere ascoltata”.

E lei ascolta?
“Certo. L’ascolto è un modo per crescere, non solo nel consenso, ma anche umanamente e professionalmente. Io ho incontrato il sindacato degli infermieri, il 118, i medici… vedo tutti. Perché non sono un tuttologo e so che ascoltare, con umiltà, permette di concentrarsi sui disagi per cercare di risolverli”.

Lei ora prende il suo bottino di preferenze e va a trovare il presidente Schifani. Su quale assessorato sta puntando? Che ruolo immagina per la quantità di voti che rappresenta?
“Non mi sono posto il problema, parlerò con il partito e con Gianfranco Miccichè. Sarò certamente ricevuto dal presidente Schifani e ci confronteremo. A me interessa collaborare e dare una mano, non penso alle poltrone”.

Sì, lo dicono tutti.
“Al momento non stilo obiettivi personali. Mi piacerebbe fare crescere questo partito, sì. Forza Italia è la casa dei moderati. E ci troviamo benissimo”.

Nessuna invidia? Nessuna gelosia? Suvvia…
“Con Gianfranco Miccichè ho un legame forte e genuino. Con Schifani la vicinanza si è consolidata in campagna elettorale. Lui ha visto che sono un uomo di squadra. Nelle sezioni e nei comuni, lì dove prendo più voti, il presidente ha percentuali enormi. Se credo in un progetto mi ci butto anima e corpo…”.

Sì, ma a lei cosa piacerebbe? Non la mollo…
“Avere un ruolo nel partito per aiutarlo, come le dicevo e magari nel consiglio di presidenza dell’Assemblea. Se poi sarò assessore…”.

Presidente dell’Ars?
“Mi piacerebbe. Sì, mi piacerebbe molto fare il presidente dell’Ars. Ma in primo piano c’è la mia politica a disposizione per la mia terra e per il mio partito”.

Ventiduemila voti circa sono tantissimi. E potrebbe esserci qualcuno interessato, più che altro, a cavalcare una occasione di potere. E se chicchessia le avanzasse una richiesta che potrebbe suonare strana, lei come si regolerebbe?
“Sono inavvicinabile per certi discorsi. L’ho dimostrato in campagna elettorale. Sono quello che ha detto più no. Se c’è un progetto vincente, in Sicilia, c’è chi si avvicina per opportunismo, non per un ideale. Lo so. Io ho detto tanti no, a tante persone e a tanti personaggi. Abbiamo tenuto lontanissima la gente di dubbia moralità. Abbiamo dato un segnale netto. Abbiamo operato nel senso di una vera selezione. Il mio non è solo un voto popolare, ma di qualità. E di speranza. Molte persone mi dicono: lei adesso è in Forza Italia e noi ritorniamo in Forza Italia. Il mio ingresso ha portato linfa vitale e nuova energia”.

Sarà la sua ultima casa politica?
“Mi auguro di sì. Però, talvolta, non siamo noi a cambiare, sono i partiti che vanno in altre direzioni. Io sono fiducioso. Renato Schifani sarà un grande presidente, essendo un uomo di esperienza, competenza ed equilibrio. Dovrà certamente imporre il suo gioco. E’ necessario realizzare quattro o cinque cose fondamentali per la Sicilia”.

Quali?
“Sicuramente i termovalorizzatori. Poi, dobbiamo spendere bene i fondi del Pnrr e velocizzare la macchina regionale che soffre per troppe leggi al palo. Ci metto pure la riforma delle province che senza l’organo politico sono inutili. E sarà importante sistemare la burocrazia, grazie allo spirito di appartenenza e alla riqualificazione del personale. Dobbiamo assumere. L’età media di un dipendente regionale è di sessantuno anni. Ci vuole un ricambio generazionale”.

Un’occhiata alla sfera di cristallo. Fra dieci anni dove si vede, secondo ambizioni politiche? Sindaco, senatore, deputato regionale… Oppure?
“Vorrei diventare l’allenatore del Palermo (Tamajo ride e quasi si strozza con il caffè, ndr). E’ il mio sogno segreto. Ma lo sa? Quello che non ho avuto nel calcio, anche se qualche soddisfazione me la sono tolta, l’ho conquistato in politica. Essere deputato in Sicilia è come giocare in Champions League”.

Non la mollo, marcatura uso Gentile. Tra dieci anni?
“Tra dieci anni mi vedrei a Roma, magari sottosegretario o ministro”.

Lei si definisce un moderato. Perplessità su Giorgia Meloni?
“Parlo sempre con gli amici di Fratelli d’Italia. Ho dato una mano a Carolina Varchi nel collegio. Non noto, dal punto di vista culturale, una differenza nel modo di ragionare. Su alcuni temi la possiamo pensare diversamente. Però, da buon democristiano, perché mi definisco tale, so che si può discutere e trovare una sintesi”.

Mondello è una repubblica popolare fondata su Tamajo, come sussurra qualcuno?
“Mondello io la amo con tutto il cuore, come amo Palermo, come amo la Sicilia. Amo i posti dove da bambino giravo in bici e giocavo a calcio. Tanti che incontro qui sono miei ex compagni di scuola e siamo cresciuti insieme. Mi vengono i brividi a ricordarlo. E sono tutti con me, nel mio cuore”. (Roberto Puglisi)


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