Ferrandelli, la sfida dei Coraggiosi | "Con il Pd, lontani dai populismi" - Live Sicilia

Ferrandelli, la sfida dei Coraggiosi | “Con il Pd, lontani dai populismi”

Intervista al leader della formazione che sostiene Micari: "FI ha ceduto agli estremismi".

Il movimento col centrosinistra
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PALERMO – Fabrizio Ferrandelli è il leader del movimento civico I Coraggiosi. Alle elezioni comunali di Palermo di giugno hanno sfidato il centrosinistra e Leoluca Orlando con l’appoggio di alcuni partiti di centrodestra. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti, che si rivelò forse un azzardo politico perché in contrasto con un passato tra le fila del Partito democratico. Ma lui la rivendica con forza e parla di “epoca post ideologica” e di “macronismo”. Alle elezioni regionali del 5 novembre, I Coraggiosi torneranno “a casa” e appoggeranno la coalizione di centrosinistra.

Ferrandelli, che tipo di movimento è I Coraggiosi?
“È un movimento civico che nasce dopo le mie dimissioni da parlamentare regionale, che volevano segnare un cambio di passo rispetto alle scelte del Governo. È un movimento che conta molti militanti provenienti dal Partito democratico, in dissenso con la linea del partito che in Sicilia sosteneva Crocetta. I cittadini hanno bisogno di una politica che dia risposte nel territorio ma sono molto diffidenti verso i partiti tradizionali. Noi siamo uno spazio aperto. All’interno del Coraggiosi ci sono persone che hanno avuto una tessera di partito e altri che non hanno mai fatto politica. Donne e uomini, giovani e anziani che si pongono il problema del rinnovamento del gruppo dirigente, perché quelli attuali hanno fallito la loro missione. A livello regionale siamo già radicati in 80 comuni e in tutte le province”.

Dove vi schierate e chi appoggerete alle prossime elezioni regionali?
“Questa scelta ha dato vita a un momento di grande riflessione interna. Appoggeremo Micari, soprattutto con un’adesione progettuale e programmatica su temi a noi cari come accoglienza e innovazione. Ma non rinneghiamo i percorsi che abbiamo fatto. Noi pensiamo che per superare il confine della paura nella quale si annidano i totalitarismi o i populismi occorra l’unione tra i progressisti e i moderati. È un po’ il modello che Macron ha portato avanti in Francia. Ma che si è proposto anche a livello nazionale. Alle ultime comunali di Palermo ho proposto questo schema, tenendo fuori gli estremismi sia di sinistra sia di destra. In quell’occasione, abbiamo raccolto intorno al nostro programma l’appoggio di Udc e Forza Italia. Ma abbiamo chiuso le porte alla Lega e a Fratelli d’Italia. A queste elezioni Regionali, invece, Forza Italia e Udc hanno deciso di rientrare nella coalizione di centrodestra con Salvini e Meloni. Una scelta che rispetto, ma che non posso condividere né fare mia. Perché sull’identità progressista dei Coraggiosi non c’è dubbio. Quindi, non potendo replicare lo schema applicato alle comunali e in seguito alla richiesta di confronto che ci è arrivata da Renzi, abbiamo scelto di riprendere quel dialogo che si era interrotto con il Pd. Renzi mi ha chiesto di tornare a casa e l’abbiamo fatto”.

Ma passare dall’alleanza con Micciché ad avere il leader di Forza Italia come avversario non genera un po’ di confusione negli elettori?
“Questo fa parte della mutazione di schema che ha voluto seguire Forza Italia. Noi non ci siamo spostati, siamo rimasti fermi sulle nostre posizioni. Per le elezioni comunali non siamo stati appoggiati dal centrodestra ma dal centro. Forza Italia e Udc si sono ritrovati nella mia proposta progettuale e hanno scelto di appoggiare un candidato con una storia chiara. Per le elezioni regionali hanno fatto un’altra scelta: aprire non ai progressisti ma agli estremisti. Sono loro ad aver cambiato schema, non io ad aver cambiato posizione. Sarebbe stato più utile che avessero discusso col Pd piuttosto che con Salvini e Meloni. Noi tentiamo di mettere in dialogo le esperienze anche diverse intorno a proposte concrete, Perché in un’epoca post ideologica occorre allargare i confini e non limitarsi ai partiti e alle alleanze tradizionali. Siamo sereni perché sicuri della nostra identità progressista, non abbiamo paura di metterci in discussione”.

Avete presentato vostri candidati all’interno delle liste?
“Abbiamo lasciato ampia libertà alle persone di trovare una collocazione all’interno delle liste. C’è chi come Salvatore Sinagra a Catania ha scelto di entrare nella lista di Sicilia Futura, e chi come Salvo Alotta a Palermo ha preferito il Partito democratico, dato che è stato uno dei consiglieri del Pd. Altri ancora sono confluiti nella lista del presidente. In generale, daremo la nostra adesione alla selezione del gruppo dirigente”.

Che obiettivi vi siete posti per il futuro?
“Al momento il nostro obiettivo è quello di offrire una sana opposizione al Comune di Palermo, fatta sempre sui temi e non su posizioni preconcette. Noi, ad esempio, siamo intransigenti sulla mobilità e non diremo mai di sì ad altre tre linee di tram. Ma siamo responsabili e vogliamo soprattutto il bene della città. Vogliamo radicare la nostra proposta politica che è alternativa a quella attuale. Poi vogliamo piazzare nostri riferimenti ovunque, a partire dalle elezioni regionali e da quelle provinciali, se ci saranno. Più in generale, vogliamo continuare il processo di coinvolgimento e partecipazione. A prescindere dagli appuntamenti elettorali, l’obiettivo è creare spazi di partecipazione in tutta la Sicilia. Presto lanceremo una grande scuola di formazione politica per formare i nuovi gruppi dirigenti. Perché chi non trova risposte nei partiti tradizionali si rifugia nel populismo o nell’astensione. Noi siamo l’alternativa a entrambe”.


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