Enna, condannato per omicidio controllava l'azienda confiscata: 12 arresti

Condannato per omicidio gestiva l’azienda confiscata: il blitz, NOMI

L'operazione della finanza e il ruolo dei fratelli Manzù

Si comportavano come se l’azienda fosse ancora casa e cosa loro. Ed invece era stata confiscata dal tribunale per le Misure di prevenzione. I fratelli Gabriele e Nicola Stanzù, di 66 e 45 anni, sono gli uomini chiave dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta che ieri ha portato all’arresto di 12 persone: 9 in carcere e tre agli arresti domiciliari.

I fratelli Manzù

L’indagine dei finanzieri del Gico, coordinati dalla Procura guidata da Salvatore De Luca, ruota attorno alla “Società agricola semplice fratelli Stanzù”. I fratelli sono originari di Capizzi, in provincia di Messina, ma sono da sempre attivi fra Piazza Armerina e Leonforte, nell’Ennese.

Azienda confiscata

L’azienda era stata affidata ad un amministratore giudiziario. Si tratta di un avvocato che ha collaborato con gli investigatori. Ha cominciato a capire che il suo lavoro si stava scontrando con anomale pressioni quando alcuni braccianti hanno rifiutato una proposta di assunzione. In una terra affamata di lavoro qualcuno preferiva restare disoccupato.

“Dipendenti intimiditi”

I fratelli Manzù avrebbero commissionato una serie di furti a Michele Marcellino, 32 anni di Leonforte, e Felice Massimo Cicero, 23 anni di Raddusa, in provincia di Catania. Sparirono balle di fieno, sacchi di mangime e taniche di carburante. Furono caricati sui furgoni aziendali e trasportati fino a casa degli Stanzù.

C’è poi il capitolo che riguarda le intimidazioni ai dipendenti. La minaccia ha fatto scattare la contestazione di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Gli Stanzù non volevano che in azienda ci fossero persone che non rispondevano ai loro ordini. Sapevano in tempo reale tutto ciò che accadeva e le mosse dell’amministratore giudiziario grazie ad un loro uomo fidato, Giorgio Renda, 38 anni di Raddusa.

Estorsione con metodo mafioso

L’estorsione con il metodo mafioso viene contestata anche a Vincenzo e Gaetano Copia, 65 e 40 anni di Aidone; Filippo Napoli, 32 anni di Piazza Armerina: Giovanni Pino, 39 anni di Milazzo, Salvatore Puliafito, 31 anni di Barcellona Pozzo di Gotto, Mario Genio, 48 anni di Piazza Armerina.

Le microspie piazzate dai finanzieri hanno registrato frasi come “non ti arricampi a casa” e “non è il tuo mestiere” rivolte ai dipendenti dell’azienda confiscata.

Sono tutti finiti in carcere tranne Cicero, Marcellino e Renda a cui il giudice per le indagini preliminari Valentina Balbo ha concesso gli arresti domiciliari.

La condanna per omicidio

Gabriele Stanzù è un volto noto alle forze dell’ordine. Ha finito di scontare una condanna a 14 anni per essere stato il mandante di un omicidio. Il suo nome è stato più volte associato alle famiglie mafiose La Rocca di Caltagirone (Stanzù patteggiò una pena a un anno e 4 mesi), Emmanuello di Gela e Rampulla di Mistretta. Alcuni anni fa gli furono tolti i beni, tra cui l’azienda confiscata che avrebbe continuato a gestire.

Nel 1998 l’operai agricolo Franco Saffila fu convocato con una scusa nelle campagna di Aidone. Lo attendevano due giovani killer vicini agli Emmanuello, Massimo Billizzi e Franco Sarchiello, che poi divennero collaboratori di giustizia. Fecero un favore a Gabriele Giacomo Stanzù secondo cui, Saffila vent’anni prima aveva ucciso suo padre.


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