“Lo dico con molta franchezza: intendo mettere su, online, uno strumento per la caccia agli sprechi. Segnalatemi tutti gli sprechi, che non sono solo l’auto blu o le indennità dei deputati, ma sono i dipendenti che non lavorano o gli uffici pieni di gente che stanno a leggersi il giornale”. Era il 25 agosto del 2011. Con queste parole, il presidente della Regione Raffaele Lombardo annunciava la rivoluzione: “Gli sprechi? Segnalateli a noi”. Ora, al di là della “franchezza” sottolineata dal governatore, dove sia finito il “sito caccia-sprechi” della Regione, è un mistero. Se sia mai nato, o se abbia davvero “funzionato” (secondo la logica classica del cane che si morde la coda), nessuno lo sa. Una cosa è certa: che siano stati segnalati o meno al blog del governatore, gli sprechi sono rimasti. E in alcuni casi, anche in maniera sfacciata.
Già, perché la crociata anti sprechi di Lombardo era il frutto, un anno esatto fa, delle polemiche sorte in seguito al caso dell’Arsea. Un caso sollevato proprio da Live Sicilia: un classico esempio di ente inutile, costato 800 mila euro l’anno per fare… nulla. Già, perché a parte alcuni atti di interpello del dirigente generale, che ha per due anni circa chiesto il personale per mandare avanti la baracca, non c’è traccia dell’attività di questo ente che avrebbe dovuto occuparsi delle erogazioni dei fondi europei e nazionali agli agricoltori. In pratica, a svolgere le funzioni dell’Agea, a livello nazionale. Lo scandalo dell’ente-fantasma, insomma, scatenò allora la reazione dello stesso Lombardo: “Ho parlato col dirigente generale Ugo Maltese – disse in quell’agosto rovente – il quale, con grande senso di responsabilità, ha deciso di rassegnare le sue dimissioni”. Già. Ma l’Aresa è sempre lì. E a dirigerla, adesso, c’è un altro dirigente generale. Di chi si tratta? Carlo Raciti è un ex assessore provinciale dell’Mpa, agronomo fedelissimo di Lombardo, candidato senza fortuna anche alle ultime elezioni regionali. Insomma, l’ente sarà inutile e costoso. Ma a qualcosa è servito comunque.
E del resto, il caso dell’Arsea rientra nella categoria di quelli definiti dagli stessi esponenti politici, se non proprio degli “enti inutili”, quantomeno enti “non proprio necessari”. Come l’Arsea, infatti, ecco i consorzi di ripopolamento ittico, gli Iacp, l’Aran Sicilia, l’Ente di sviluppo agricolo siciliano. Già, enti inutili, ma pesanti. Visto che incidono sul bilancio regionale con una cifra vicina ai 50 milioni di euro l’anno. Nonostante, quasi ogni anno, in occasione della stesura dei documenti contabili si annunci la loro cancellazione. Che non avviene mai.
Dagli enti, alle società, poi, il passo è breve. Perché in quella costellazione di entità che ruotano attorno all’universo Regione, ecco che non mancano i casi paradossali e preoccupanti, delle società partecipate, vero bacino di sprechi, clientele, buchi di bilancio.
Senza entrare nel dettaglio delle varie società, un dato emerge in maniera palese dal rendiconto annuale delle sezioni riunite della Corte dei Conti. “Il sistema delle partecipate regionali – scrive il presidente delle Sezioni riunite, Rita Arrigoni – evidenzia per due terzi delle società risultati in perdita nell’esercizio 2010. Per molte di essere inoltre tale elemento di criticità perdura per due o tre esercizi”. Insomma, delle 34 partecipate ancora in piedi, che in seguito a un piano di riordino e riduzione (che procede un po’ a rilento tra resistenze politiche e sindacali) dovrebbero scendere a 14, o addirittura a sei, una ventina sono in rosso.
Ma il problema non è tanto la riduzione e la fusione di alcune di queste società. Ciò che infatti rappresenta un elemento di grande criticità per il bilancio regionale, è la dimensione del settore. Un “mondo parallelo” quello delle società partecipate, dove lavorano la bellezza di settemila persone. I cui stipendi costano alla Regione qualcosa come 220 milioni di euro l’anno. Chissà se qualcuno sarà riuscito a segnalarlo sul “blog-fantasma” del governatore.