PALERMO – Ha ammesso solo di avere fatto “qualche errore” nella vicenda del concorso a Villa Sofia che, di fatto, gli è costata l’arresto. Per il resto Totò Cuffaro ha negato tutte le accuse nel corso dell’interrogatorio preventivo di metà novembre. Solo dichiarazioni spontanee, però, niente domande del giudice per le indagini preliminari davanti al quale si è avvalso della facoltà di non rispondere.
I soldi a casa Cuffaro
Lo ha fatto, così ha spiegato, perché non si “ritrova” e non si “riconosce” in alcune delle trascrizioni, tra cui quella conversazione con l’imprenditore Alessandro Vetro. A casa Cuffaro parlavano di soldi – 25 o 30 mila euro – per i quali Cuffaro sosteneva di non avere fatto nulla per meritarli. Vetro glieli avrebbe consegnati lo stesso per il “futuro” e per “amicizia”.
Secondo l’accusa, era una tangente da girare, tramite l’onorevole Carmelo Pace, a Giovanni Tomasino, presidente del Consorzio di bonifica della Sicilia occidentale. Il Gip la pensa in maniera diversa. Potrebbe essersi trattato di una “mediazione illecita”, ma non c’è prova che il denaro sia stato consegnato al pubblico ufficiale Tomasino. Ecco perché il Gip non ha ritenuto di contestare la corruzione.
C’è anche uno scontro fra periti: quello della difesa sostiene che nel passaggio in cui viene tirato in ballo Tomasino non si senta la parola “soldi”; quello della Procura, che ha depositato una nuova trascrizione, ritiene che di soldi si parla con chiarezza.
In ogni nelle dichiarazioni spontanee, citate nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip Carmen Salustro, Cuffaro “ha escluso di aver fatto pervenire delle somme a Tomasino per il tramite di Pace Carmelo” e “ha sottolineato che Vetro non aveva partecipato ad alcuna gara e che “quando partecipò a una gara fu abbondantemente escluso”.
L’appalto a Siracusa
Sulla vicenda dell’appalto vinto dalla Dussmann all’Asp di Siracusa il segretario della Democrazia Cristiana ha spiegato che“il suo intervento non era finalizzato a far vincere tale ditta nella gara”, ma a “raccogliere e trasferire” le “preoccupazioni” dei rappresentanti dell’azienda. “Ritenevano che nel passato” erano “stati ingiustamente danneggiati dal precedente direttore generale nella gara che avevano già vinto e che stavano portando avanti”.
Sul punto il Gip ha ritenuto che a Cuffaro possa essere contestato il traffico di influenze e non la corruzione. Corruzione che, secondo la Procura, avrebbe previsto come utilità un subappalto per Sergio Mazzola, legato a Saverio Romano. Cuffaro ha detto di non conoscere l’imprenditore e di essere “sempre rimasto totalmente disinteressato al tema dei subappalti per quella gara”.
Per la vicenda Dussmann la Procura avrebbe voluto arrestare anche il direttore generale dell’Asp di Siracusa, Alessandro Caltagirone. La richiesta è stata respinta. Cuffaro ha spiegato che Caltagirone non era “minimamente a conoscenza della circostanza” che egli avesse chiesto al dirigente della Dusmann, “in maniera peraltro non pressante e con modalità assolutamente pacate”, la “possibilità di aumentare di quattro ore, da due a quattro ore il lavoro di due persone che già erano assunte alla Dussmann dalle 14 alle 18 ore”.Anche quest’ultima, secondo l’accusa, sarebbe stata una utilità.
Il concorso a Villa Sofia
Infine il concorso per operatore socio-sanitario all’ospedale palermitano Villa Sofia. Cuffaro avrebbe avuto in anticipo le prove d’esame dal presidente della Commissione, il medico Antonio Iacono, piazzato lì appositamente dal manager Roberto Colletti. Iacono le avrebbe consegnate a Vito Raso, storico collaboratore di Cuffaro.
Su questa parte il condizionale è d’obbligo, mentre inequivocabili sono le intercettazioni a casa Cuffaro in cui si sente l’ex governatore consegnare le tracce d’esame ad una candidata. La invitava a studiarle tutte perché tra quelle sarebbe avvenuto il sorteggio.
Cuffaro ha ammesso di aver commesso “qualche errore”, specificando, però, che “Iacono non è stato
avvantaggiato per il suo tramite, né ha chiesto di avere dei benefici”.
Ha aggiunto di conoscere Colletti “da oltre 50 anni come amico di famiglia e di aver già in passato consigliato al presidente della Regione di poterlo utilizzare per essere tra quelli che potevano dare un contributo nella gestione della sanità”.
Nomina consigliata “anche questa volta” e cioè nel giro delle scelte del governo Schifani. Per Colletti, però, sarebbe comunque stato un passo indietro perché, ha precisato Cuffaro, “usciva da direttore generale della più grande azienda siciliana, che era il Civico, dove aveva fatto benissimo, e nelle graduatorie di direttore generale era tra gli undici migliori”.
Con la nomina a Villa Sofia aveva avuto una “sorta di retrocessione, non di avanzamento”.
Infine una precisazione sul concorso che non era “aperto a tutti”, ma era un “concorso di persone che già lavoravano perché erano tutti quelli che erano entrati per la vicenda Covid ed era un concorso per la stabilizzazione e quindi nessuno di quelli che ha partecipato è rimasto fuori ma sono entrati tutti”. Una spiegazione che non ha convinto il Gip.

