Ex Province, dove la democrazia si è addormentata da anni - Live Sicilia

Ex Province, dove la democrazia si è addormentata da anni

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    Come continuare a mantenere personaggi da avanspettacolo…. Ecco il metodo

    La democrazia è stata sospesa non per sbaglio ma in modo strategico per dare incarichi di sottogoverno che aiutano a mantenere in vita i governi regionali. Del buon governo e della buona amministrazione ai politici interessa più niente che poco. Tanto un capro espiatorio da dare in pasto al popolo lo trovano sempre.

    Questo ennesimo rinvio avvalora la mia idea, espressa già due mesi fa su questo giornale: quella di annullare questa sciagurata legge che ha distrutto le province regionali in Sicilia e di tornare alla Legge regionale 9/1986, modificata ed adeguata alle esigenze dei nostri tempi, ridando all’intero corpo elettorale il potere di eleggere il presidente, la giunta ed i consigli provinciali. Non è possibile che nessuno rifletta sul fatto che è questo il vero motivo che ha provocato i tanti rinvii di queste “maledette” elezioni di secondo grado e del degrado nel quale sono cadute quelle che erano le Istituzioni di area che meglio funzionavano in Sicilia.
    I nuovi Enti individuati dal legislatore nel 2015, non hanno assolto per nulla ai compiti delle ex Province Regionali, le strade provinciali sono diventate quasi tutte impraticabili, gli istituti scolastici di competenza provinciale sono abbandonati e i Dirigenti scolastici spesso non sanno come fare per risolvere i problemi di manutenzione e gestione degli edifici da loro utilizzati. I nove uffici tecnici delle ex Province, che erano un fiore all’occhiello, sono stati distrutti ed oggi non sono più in grado di svolgere l’attività che fino a pochi anni fa disimpegnavano con prestigio ed efficienza.
    A livello sovracomunale, le politiche di programmazione territoriale per la realizzazione di infrastrutture, la tutela dell’ambiente e la gestione dei servizi, ai quali prima provvedevano le Province, sono entrate nel marasma e nella confusione più assoluta. Oggi non si capisce bene chi ne abbia la competenza. Assistiamo ancora al proliferare di Aziende, Consorzi, Società, Agenzie di Sviluppo Locale etc., che si costituiscono con lo scopo nobile di gestire servizi, programmare e realizzare infrastrutture, sviluppare il turismo e tanto altro ancora.
    Tutti questi Organismi non vengono gestiti in regime pubblicistico, nonostante siano composti per lo più dai Comuni, ma in regime privatistico, regolato dal Codice Civile. Tale regime non obbliga questi organismi pubblico/privati di applicare le stringenti regole sulla trasparenza e sui controlli ai quali sono sottoposti gli Enti Pubblici, per cui in molti casi le gestioni risultano opache e discutibili. Peraltro, quasi tutti hanno fallito nel compito di risultare più efficienti, efficaci ed economici rispetto alla Pubblica amministrazione ed hanno quasi del tutto fallito l’obiettivo di coinvolgere i privati nell’assunzione di responsabilità e nel loro coinvolgimento nella gestione.
    A questa confusione istituzionale e di competenze ritengo sia giunto il momento di mettere ordine. Occorre avere il coraggio di ripensare al ritorno alle Province Regionali ed all’elezione diretta dei loro rappresentanti da parte degli elettori, riprendere la L. R. 9/1986 e aggiornarla alle odierne esigenze, applicando la parte del decentramento delle competenze della Regione ai Comuni ed alle Province e trasferendo loro, di conseguenza, le risorse umane e finanziare per consentirne la gestione. Se si va a rileggere quella legge era tutto previsto ma il legislatore regionale ha ritenuto di non tenerne conto per non cedere parti di poteri propri che, peraltro, non vengono adeguatamente gestite.
    Una riforma così importante ridisegnerebbe l’assetto di tutte le competenze ed avvicinerebbe i centri decisionali ai cittadini. Gli amministratori locali, che sono il vero Front-office di prima istanza, verrebbero aiutati meglio a svolgere il loro ruolo determinante per affrontare e risolvere le istanze locali provenienti dalla comunità che amministrano. Non vedo per quale motivo si debba ancora continuare a mantenere un sistema di potere che funziona male e che allontana sempre più i cittadini dalle Istituzioni che finiscono con il considerare tutte le classi dirigenti politiche ed amministrative quali loro nemici e unici responsabili del mancato sviluppo della loro terra, che provoca malessere e disoccupazione.
    Oggi il clima di unità nazionale che si sta creando con la nascita del Governo del presidente Draghi dovrebbe contagiare anche la politica Siciliana che deve mettere mano ai ritardi accumulati nel varo di riforme come questa che ormai non sono più rinviabili. Le regole si scrivono insieme, come ci hanno insegnato i padri della nostra Repubblica, perché devono valere per tutti i partiti e le coalizioni che si alternano nel governo delle Istituzioni. Quindi è necessaria un’assunzione di responsabilità collettiva, altrimenti si continuerà a navigare a

    Le province sono uno spreco. Non serve un 4° livello di governo

    Ma che fanno i dipendenti delle province in questo caos, lavorano o no?

    Questi anni hanno mostrato l’assoluta utilità delle Province.

    La democrazia è uno dei massimi valori di civiltà. Ma per realizzare scuole e strade e e mantenerle bastano buoni ingegneri e murifabbri

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