Ex Province e scaricabarile |A chi accollare il disastro? - Live Sicilia

Ex Province e scaricabarile |A chi accollare il disastro?

Oggi la protesta dei dipendenti. Domani i sindacati vedranno Ardizzone. Ma resta il nodo, sollevato da Roma, sui sindaci metropolitani. Su cui Crocetta non cambia idea, scaricando le colpe dello stallo su Orlando e Bianco.

Enti locali
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PALERMO – Hanno protestato come annunciato. Rappresentando al Palazzo una situazione che non è più nemmeno drammatica. Ma somiglia piuttosto a un’agonia. Sono le vecchie Province, le protagoniste di uno dei primi spot di Rosario Crocetta, che ne sbandierò in tv la precoce abolizione, prima ancora che nel resto d’Italia. Sono passati tre anni da allora. La riforma è rimasta per lungo tempo incompiuta e gli enti sono stati commissariati da allora, un vulnus alla democrazia non ancora sanato. Poi il completamento della riforma, fatto a fettine dalle impugnative. Nel frattempo, nel resto d’Italia la legge Delrio riformava la materia, lasciando buon’ultima la Sicilia e i suoi nove enti. Che oggi sono alla canna del gas dal punto di vista finanziario. Lo Stato no trasferisce i fondi accusando la Regione per la mancata riforma. L’Ars fin qui ha avuto altro a cui pensare. Il risultato? Servizi ridotti all’osso, o saltati del tutto, stipendi dei dipendenti a rischio e un grande caos. Che riecheggiava oggi nella protesta di piazza del Parlamento. “Servizi costituzionalmente garantiti come le scuole e le strade sono completamente abbandonate”, raccontavano i rappresentanti sindacali che manifestavano davanti all’Ars.

Tutti raccontavano di un default ormai dietro l’angolo. “Da più di tre anni, questi enti, sebbene ad oggi siano costituzionalmente garantiti, sono commissariati attraverso il ricorso a figure che cambiano di continuo, addirittura ogni sei mesi, infatti siamo arrivati all’assurda cifra di ben sessanta commissari che si sono succeduti nella loro gestione”, ricordava oggi Nino D’Asero, capogruppo di Ncd. Che oggi però sta al governo con Crocetta. E quindi condivide ormai col resto della maggioranza la responsabilità di questo disastro, uno dei più maldestri e grotteschi pasticci di questa sventurata legislatura. “Occorre riprendere il dialogo con lo Stato, ma, tuttavia, il sostegno statale non può essere invocato, se prima non si risolve il grave vulnus istituzionale che si è creato”, diceva oggi il sottosegretario Giuseppe Castiglione, esponente di quel governo nazionale che sta a guardare la barca che affonda, nella comoda posizione di chi imputa ad altri la responsabilità del naufragio (anche se una legge regionale sul tema c’è, per quanto diversa dalla Delrio, per il cui recepimento invece si era espresso il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone). “Non si può chiedere cioè allo Stato di coprire costi, se prima la Regione Siciliana non conclude questo processo di riforma, che ormai si trascina da anni”.

Domani il presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone incontrerà i rappresentanti sindacali dei lavoratori delle ex Province. E la conferenza dei capigruppo dovrebbe decidere di incardinare la legge che recepisce i rilievi di Roma. Non tutti, però. Perché la norma rivista dal governo regionale recepisce le osservazioni del governo nazionale ma non quella relativa al sindaco metropolitano, che nella normativa regionale non è di diritto il sindaco del Comune capoluogo (Palermo, Catania e Messina) ma viene eletto da tutti i sindaci dell’ente d’area vasta. Su questo il governo Crocetta non ha fatto marcia indietro ma, a quanto risulta a Palazzo dei Normanni, non ha nemmeno resistito all’impugnativa davanti alla Corte costituzionale.

Durante un incontro pubblico a Siracusa, pochi giorni fa, Rosario Crocetta, invitando lui stesso i dipendenti alla protesta, ha commentato: “Non possiamo bloccare una legge solo perché c’è il sindaco di Catania e il sindaco di Palermo che vogliono che automaticamente sia eletto sindaco della città metropolitana il sindaco della città capoluogo”, scaricando responsabilità su Orlando e Bianco. Roma però la pensa come loro due.

“La legge sulle Province c’è: c’è un problema di governance”, ha sintetizzato oggi in Aula a Sala d’Ercole, Ardizzone, durante la seduta parlamentare. Il presidente dell’Ars ha aggiunto: “C’è stata una impugnativa su quattro punti, il governo ha risposto a tre punti – ha affermato – rimane l’ultimo punto cioè la coincidenza tra il sindaco della città metropolitana col sindaco del comune capoluogo. Ma se non si condivide l’impostazione nazionale, allora il governo faccia ricorso alla Consulta”.

E così il braccio di ferro sembra destinato a durare. Nel Pd auspica il recepimento della Delrio Concetta Raia che punta l’indice contro “l’irresponsabilità di alcuni parlamentari che devono mostrare i muscoli nei loro territori, sia agli amici sindaci che consiglieri comunali”. Tra il dire e il fare, però, sul fornte del receprimento della Delrio, c’è il problema del personale eventualmente in esubero delle ex Province che altrove in Italia dovrebbe essere destinato ai Comuni. In Sicilia, però, si creerebbe a quel punto una guerra tra poveri tra questi e i precari degli enti locali. Anche di questo domani in un incontro romano dovrebbe parlare l’assessore Luisa Lantieri.

 


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