Care palermitane, cari palermitani,
Giornalisticamente la mia proposta è stata battezzata e sintetizzata come “il patto bipartisan per salvare Palermo”. L’ennesimo “strappo”, qualcuno ha commentato. Cosa ho scritto? Semplicemente quello che da tempo è sotto gli occhi di tutti.
E cioè che la quinta città d’Italia è in fondo a tutte le classifiche; che si trova nel bel mezzo di una grave depressione economica; che tra poco più di un mese Palermo si ritroverà 132 milioni di euro in meno per i tagli nazionali e regionali; che la situazione della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è ormai sopra i livelli di guardia; che le famiglie non ce la fanno e che più deboli saranno sempre più deboli.
Partendo da queste amare e oggettive considerazioni ed essendo profondamente convinto che il compito dell’opposizione non è quello di opporsi, ma di proporsi, soprattutto nei momenti di grave crisi, ho ritenuto giusto fare una domanda all’intera classe dirigente palermitana. Gli ho chiesto: è possibile confrontarci su una decina di ipotesi per far uscire dalla crisi la città e creare condizioni di sviluppo a prescindere dagli schieramenti e dalle contrapposizioni?
Ho pure abbozzato 10 proposte anti-crisi su cui cominciare a confrontarci.
Con questo appello, come ho più volte sottolineato, non ho mai inteso assolvere la giunta dalle pesanti responsabilità di una gestione cattiva della cosa pubblica nel corso di questi ultimi 10 anni. Non si è trattato, quindi, come qualcuno ha detto, di un salvagente che ho lanciato a Cammarata. Né di fantomatici inciuci.
Ho voluto lanciare un salvagente alla mia città.
Sapete bene, infatti, che in questi lunghi anni non ho condiviso le politiche di Cammarata. Sapete altrettanto bene che auspicherei le sue dimissioni per dar vita a una nuova amministrazione in grado di gestire al meglio questo momento difficile. Ma il sindaco, come ha più volte sottolineato, non intende fare marcia indietro e quindi, in questo anno e mezzo che ci rimane, non si può galleggiare. Bisogna andare oltre. Guardare avanti. Muoversi.
Ho apprezzato molto le organizzazioni sindacali e produttive di Palermo che immediatamente hanno raccolto il mio appello di responsabilità. Hanno dimostrato maturità, al contrario di certa politica accecata da un estremismo ideologico che preferisce guardare il Titanic che affonda invece di sbracciarsi e “sporcarsi le mani”.
Ma io non starò a guardare il Titanic che affonda, perché le responsabilità di una cattiva gestione della cosa pubblica, che ci sono e vanno denunciate, non potranno ricadere oggi sulla vita reale dei palermitani e domani sul futuro dei nostri figli.
Mi dispiace, ma ne prendo atto, che questo mio appello si sia infranto contro il silenzio assordante del Sindaco Cammarata e della sua giunta. Dimostrano ancora una volta, oltre all’incapacità di governare, anche un’arroganza che non fa bene a Palermo. Anche di questo dovranno rispondere nei prossimi anni.
Da parte mia continuerò a battermi per voi, sperando che il senso di responsabilità e di serietà siano al più presto valori condivisi anche in politica. Lo chiedono con forza le organizzazioni sindacali. Lo sperano le categorie produttive. Lo invocano tutti i cittadini che sono stanchi di vedere una politica che preferisce litigare invece di risolvere i problemi concreti. E sono in tanti. Sono tanti quelli che sperano semplicemente in un futuro migliore.
Davide Faraone