Fava: "Mi candido per vincere |Furbi i silenzi dei 5 Stelle" - Live Sicilia

Fava: “Mi candido per vincere |Furbi i silenzi dei 5 Stelle”

L'intervista. "No ad alfaniani è questione di coerenza. Perché i grillini non parlano mai di malaburocrazia?".

PALERMO – Claudio Fava sarà il candidato dei partiti e movimenti che alla sinistra del Pd hanno scelto di sfidare i dem alle Regionali. Ma il deputato membro della commissione Antimafia, che allo scorso giro mancò l’appuntamento con le elezioni per il noto incidente della residenza mancante, non ci sta a vedere la sua candidatura etichettata come di testimonianza.

Onorevole Fava, come è maturata l’intesa tra lei e Ottavio Navarra, l’altro nome in campo sul versante sinistro dello scenario politico siciliano?

“Premetto che con Ottavio siamo amici e compagni di sfide politiche da vent’anni. Per cui c’è un comune sentire che non stiamo certo improvvisando adesso. Con lui ci siamo sentiti trovando subito un punto naturale di sintonia. Le cose che vuole fare lui sono quelle che voglio fare io. Il senso che attribuiamo a questa sfida, che non è affatto di testimonianza, è lo stesso. È stato facile trovare il punto d’incontro”.

Quando comincerà a girare per la Sicilia per lanciare la sua campagna elettorale?

“Giovedì sarò a Messina e Capo d’Orlando, ci sarà Massimo D’Alema. E da quel momento in poi stiamo fuori. Non solo per la campagna elettorale ma anche per ragionare su alcune cose che vanno dette e fatte oltre alla campagna. C’è un’idea di Sicilia da condividere che va costruita. Non mi considero un candidato per dispetto, come vorrebbe qualcuno, ma per rispetto verso i siciliani”.

Eppure conosce bene l’obiezione che si fa alla sua candidatura. E cioè che sganciandovi dal Pd voi fate un favore ai 5 Stelle e alla destra.

“Due mesi di lavoro per trovare un progetto comune che ci teneva insieme smentiscono questa accusa. C’erano due condizioni per riuscirci. La prima era la discontinuità verso l’esperienza fallimentare del governo Crocetta. La seconda condizione è che ci fosse omogeneità politica. Il punto non è Alfano ma lo stile e la qualità della politica dei suoi uomini. Per me è difficile immaginare di avere al fianco un sottosegretario che ha trasformato l’accoglienza dei migranti in un business elettorale pretendendo che persino i dipendenti del Cara si iscrivessero al suo partito. Ed è difficile immaginare di correre con un ex presidente dell’Ars condannato a due anni e otto mesi per corruzione”.

Lei sa che dei due politici di cui sta parlando nessuno ha avuto una condanna in via definitiva. Anzi, per il primo non c’è ancora stato il processo.

“Ma noi stiamo parlando di comportamenti non di condanne. Io considero la gestione del Cara di Mineo un esempio di saccheggio. Poi il giudice deciderà sulle responsabilità penali. Ma io guardo ai fatti. Io ho cominciato a fare politica con Leoluca Orlando. Che una cosa mi ha insegnato: la coerenza non può essere messa in discussione perché se viene meno quella viene meno l’autonomia della politica che perde il suo significato e che diventa gestione del presente o riduzione del danno. Io non sono uno che si candida per far perdere qualcuno, mi candido per vincere”.

Però un precedente in cui lei fece il tifo per Musumeci c’è. Quando nel 1994 lo preferì al candidato della Dc alla guida della presidenza della Provincia di Catania.

“In quel caso eravamo di fronte a un ballottaggio. Musumeci è persona che io stimo, una persona perbene. Non credo che avrà margine di manovra in una coalizione che sembra una foto d’epoca, gli assessori di Cuffaro e Lombardo in gita scolastica. Non puoi fare discontinuità da un modello clientelare della politica con lo stesso personale che ha saccheggiato la Sicilia”.

E qual è i modello che lei ha in mente e che voi proponete ai siciliani?

“La Sicilia è una terra di contraddizioni feroci ma anche di una ricchezza insondata. E su questa ricchezza la Sicilia sta seduta immobile, rassegnata a non coglierne il significato. Dobbiamo immaginare un modello di gestione politica e di sviluppo che non è soltanto il racconto di quello che non è stato fatto o fatto male. Quando hai un’Isola che da sola ha un terzo dei beni architettonici monumentali della repubblica e ti rendi conto che questo sia servito solo a un po’ di spesa diffusa sul territorio o quando anche le energie rinnovabili possono diventare terreno di saccheggio per Cosa nostra… Dobbiamo immaginare una Sicilia che non continui a giocare a ridurre il danno. Abbiamo 100mila ragazzi ogni anno che se ne vanno dall’Italia e di questi quasi il 20 per cento vanno via dalla Sicilia e tra loro 9 su 10 sono laureati. E allora c’è una grande battaglia che non è solo costruire il diritto allo studio ma anche il diritto alla vita. E questo passa dall’autonomia della politica e non da una somma di piccoli e grandi elettori che diventano anche clienti”.

Non le dispiace non poter fare questo percorso insieme a Orlando?

“Considero Orlando un ottimo amministratore e un amico. Ma io sono fedele ad alcuni principi. E una di questi è la coerenza che vuole dire ogni tanto accettare qualche sfida un po’ più complicata, un po’ più in salita. E questo non vuol dire ‘viva la sinistra’: sono grato alle formazioni di sinistra che vogliono candidarmi, ma io voglio dimostrare che partendo da temi, battaglie e sfide che sono della sinistra puoi parlare a gran parte della Sicilia”.

Insomma, non è una candidatura di testimonianza quella di Claudio Fava…

“Non voglio parlare a uno specchio. Voglio parlare ai tanti siciliani liberi. Però considero la Sicilia una terra un po’ meno maledetta di come ce la raccontiamo”.

Un tema di questa sfida sarà anche quella dei “vecchi” contro i “nuovi”. Lei e Musumeci siete in politica da molti anni, contro di voi il debuttante Micari e i “nuovi” del Movimento 5 Stelle. Si sente “vecchio”?

“A me semmai il Movimento 5 selle in questo scorcio di campagna elettorale sembra un partito vecchissimo. Cinque anni di Assemblea regionale li hanno educati a parlare di quello che porta voti e a tacere di quello che non li porta. Vedo le battute sull’abusivismo di necessità e l’assoluto silenzio sui nomi e cognomi che hanno fatto la storia criminale della Sicilia. Io non li sento fare mai nomi neanche a casa di questi tipi. E malgrado li senta sempre scagliarsi contro i politici non ho mai sentito da parte loro una parola su una burocrazia elefantiaca della Regione, forse perché fra loro magari ci saranno parecchi elettori dei 5 stelle. È una sana e vecchia furbizia”.


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