Basile: “Facciamo il Ponte ma Messina deve dire la sua”

Basile: “Facciamo il Ponte ma Messina deve dire la sua”

Federico Basile. sindaco di Messina
Il sindaco: “L'impatto dell'opera impone di ridisegnare la città, Roma deve ascoltarci”

MESSINA – Federico Basile, sindaco di Messina, espressione di Sud chiama Nord, ha partecipato alla due giorni del convegno nazionale sul tema “Aspetti geologici, sismici  e normativi delle opere infrastrutturali complesse nell’area dello stretto di Messina”, dedicato alla realizzazione del Ponte. Un’ipotesi oggi più concreta con il sì del Senato al decreto.

Sindaco, favorevole o contrario all’opera?

“Favorevole. Il Ponte è un’infrastruttura fondamentale non solo per la Sicilia e per la Calabria, ma per tutto lo Stivale. Per 25 anni si è detto: prima del ponte facciamo le altre opere. Ma non sono mai state fatte. La speranza è che l’infrastruttura possa portare tutte quelle opere mai realizzate. Il Ponte potrebbe funzionare da traino”.

Che impatto su Messina?

“Per Villa San Giovanni e Reggio Calabria avrebbe sicuramente un impatto abbastanza invasivo. Messina ha un suo piano generale del traffico, un piano regolatore, dei vincoli, e con l’arrivo del Ponte sullo Stretto chiaramente cambierebbe tutto. Io la vivo come un’occasione. Ben venga l’opera ma non sia un qualcosa che si “appoggia” semplicemente tra le due sponde ma che metta a sistema tutte le infrastrutture della città. Occorre verificare le “opere a terra”, che impattano sulla programmazione territoriale. Nel progetto del 2010, ad esempio, era previsto lo spostamento della stazione. Bisognerà valutare con attenzione e magari costruirla dove si era programmato qualcos’altro. È chiaro che bisognerà rivedere tutto. Vuol dire che dobbiamo ripensare, ridisegnare la città.

E l’impatto ambientale?

“C’è un problema di sostenibilità ambientale che dovrebbe essere garantita perché il ponte si trova in un’area di riserva naturale. Si dice che il Ponte sullo Stretto sarà l’opera più ecosostenibile di tutti i tempi, ma l’impatto sulla nostra città dovrà essere ancora più sostenibile. Mi riferisco a sistemi, materiali e condizioni di ultima generazione che lo renderanno tale. Su questo, però, lascio la parola ai tecnici”.

Le opere pubbliche, si sa, spesso sono delle eterne incompiute. Non c’è questo rischio?

“Io temo esattamente questo: che iniziamo i lavori e poi ci fermiamo. Qui abbiamo il viadotto di Torre Annunziata, ad esempio, che è in lavorazione da oltre 10 anni. E se si farà il Ponte occorrerà accelerare, altrimenti il viadotto non potrà servire al collegamento”.

Pensa che Roma vi ascolterà?

“Mi aspetto un confronto con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, un coinvolgimento dei sindaci di Messina e di Reggio sulle decisioni che riguardano il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria e le infrastrutture a supporto. Non serve a nessuno fare muro contro muro. Ci aspettiamo quindi di essere coinvolti”.

Inevitabile il dialogo con Roma anche per evitare di mandare all’aria progetti già esistenti, è così?

“Come amministratore non posso correre il rischio di perdere finanziamenti per progetti già assegnati che devono essere modificati per l’arrivo del Ponte. L’interlocuzione su questo c’è e mi auguro continui in modo proficuo. Speriamo sia davvero la volta buona dopo più di 100 anni di progetti e discussioni. Di sicuro la mia città non può non essere ascoltata. Quando faranno gli espropri, ad esempio, dovranno passare da me”.

E con il rischio mafia come la mettiamo?

“La mafia c’è da tanti anni, e probabilmente in varie altre forme continuerà ad esserci. Il Ponte è un’opera appetibile. Quindi è chiaro che ci sarà questo rischio come in tutte le grandi opere. Ma sono convinto che, se si riuscirà a lavorare in maniera compiuta dall’alto, a livello nazionale e sovranazionale, questo tipo di rischio potrebbe essere se non azzerato comunque mitigato. Sono pericoli che dobbiamo e sappiamo contrastare. Il gruppo Webuild è una compagine importante e quindi credo che sotto questo punto di vista siamo garantiti”.


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