Fiammetta Borsellino e il Csm | "Non ha fatto nulla"

Fiammetta Borsellino e il Csm | “Non ha fatto nulla”

Commenti

    La dittssa Borsellino ha vissuto quello che ormai in Italia x troppa gente vuol dire giustizia non giusta e cittadini non eguali. Politica, mafia, massoneria e corruzione fanno dell’Italia una nazione invivibile. Occorre intervenire in questo senso ma viene forte alle lobby e difficilmente si risolveranno tali problemi.la sovrani Borsellino si e resa conto che i valori e gli idealidel padre sono stati destabilizzati dal malaffare e dalle collusioni.

    si deve giungere alla verita’ per il bene dell’Italia democratica.
    A questo punto si impone la istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare presieduta da una personalita’ autorevole e super partes. Personalita’ con le qualita’ etiche , morali, civili, di servizio alla Repubblica di Tina Anselmi.

    Istituire una commissione d’Inchiesta non serve, purtroppo, a nulla. Quando cioè non si vuole risolvere un problema , si fa una commiossione ad hoc! Quanto ai magistrati che sicuramente sbagliarono, essi sono in Italia una forissima Casta, che difficilmante viene chiamata a rispondere del proprio operato.

    La realtà dei fatti è che i cosiddetti pentiti, veri o falsi che siano o siano stati, o per ordine della mafia o per volontà delle toghe, hanno dettato e dettano legge nelle aule dei tribunali. E di ciò ne è consapevole anche il CSM. Che poi non è altro che un’istituzione di parte. Da sempre. E a determinarne la linea è sempre la maggioranza che governa nel tempo l’ANM.

    veramente la commissione di inchiesta parlamentare presieduta da Tina Anselmi altrocche’ se e’ servita!
    E’ la qualita’ etica e morale delle persone che determina l’efficacia di azione della Commissione.
    Certo se non si vuole giungere alla verita’ con gli strumenti democratici e’ un altro discorso.

    i cittadini d’italia, hanno capito come funziona la Malagiustizia, la casta è compromessa, ecco il xchè i politici sono complici con i giustizieri INGIUSTI.

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E allora? Dov'è la notizia se tutto rientra nella norma. Ebbene, questo è il mese dell'ipocrisia (avete presente la valanga di "auguri" urbi et orbi?), quindi ci sta tutto e calza a pennello lo stupore per il "caro voli" che, invece è un fatto ordinario e ricorrente. Che Natale sarebbe senza l'albero, il presepe, il panettone e i politici che si stracciano le vesti per il caro voli? E, ovviamente, l'informazione che torna a battere sugli stessi tasti, stavolta con la piccola variante del concorso. Ok, tranquilli, passerà. Ma tornerà puntualissimo a Pasqua, insieme alla colomba e alle uova. Insomma, qual è la novità?

Dopo quarant’anni di precariato strutturale, presentare l’aumento delle giornate lavorative come una “svolta storica” appare non solo insufficiente, ma profondamente offensivo per migliaia di lavoratrici e lavoratori forestali. Portare le giornate da 151 a 174, da 101 a 124 e da 78 a 101 non è una riforma: è l’ennesimo rattoppo su una ferita che la politica regionale sceglie consapevolmente di non curare. Si continua a parlare di “passo avanti” e di “gestione sostenibile del territorio”, ma si evita accuratamente di affrontare il nodo centrale: la stabilizzazione di chi da decenni garantisce la tutela dei boschi siciliani in condizioni di precarietà permanente. Migliaia di operai che ogni anno vengono richiamati al lavoro, formati, utilizzati e poi rimandati a casa, senza certezze, senza dignità, senza futuro.Dopo 40 anni, non è accettabile che la Regione Sicilia consideri un aumento di qualche settimana lavorativa come una concessione straordinaria. Non è rispetto, non è valorizzazione del lavoro, non è programmazione. È solo il rinvio dell’ennesima riforma annunciata e mai realizzata.Si parla di sostenibilità ambientale, ma non esiste sostenibilità senza sostenibilità sociale. Non si può difendere il territorio continuando a tenere in ostaggio chi quel territorio lo cura ogni giorno. La vera riforma sarebbe uscire definitivamente dal bacino del precariato, riconoscendo diritti, stabilità e dignità a lavoratori che hanno già ampiamente dimostrato il loro valore.Dopo quattro decenni di attese, promesse e sacrifici, questo emendamento non rappresenta un traguardo: rappresenta l’ennesima occasione mancata. E soprattutto, una grave mancanza di rispetto verso chi chiede solo ciò che gli spetta.

Cateno De Luca sforna nuovi movimenti e partitini con la stessa velocità e noncuranza con cui passa dalle invettive agli apprezzamenti per tornare di nuovo alle invettive. Le vicende che lo hanno visto altalenante nei rapporti con l'ologramma e la banda bassotti politica ne sono la prova. Attualmente il pendolo è tornato ad oscillare a sinistra, ma quelli non ne vogliono sapere e di tentare un'altra avventura in solitaria non è cosa. Perciò il soggetto si agita e prova a restare al centro dell'attenzione mediatica non potendo essere al centro della scena politica. Come gli finirà lo vedremo, ma la credibilità politica è uscita fortemente minata dalle tante scelte sbagliate che si stanno "mangiando" anche l'aura di bravo amministratore sulla quale ha fatto sempre affidamento.

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