Passeggiata romana per Pippo Arcidiacono

Strappo nel centrodestra: “Trantino? Non ci sto”

Pippo Arcidiacono, cardiologo in giunta con Pogliese, non fa passi indietro e vola a Roma.

CATANIA. [Squilla il telefono] Pronto, dottore, in rete ci sono i santini elettorali con la sua foto, che significa?

“Guardi, mi sto imbarcando proprio in questo momento. Non posso parlare. La richiamerò appena atterrato a Roma…”

Giuseppe Arcidiacono, per tutti Pippo, è primario di cardiologia ed ex esponente della giunta Salvo Pogliese. Uno dei tre nomi di Fratelli d’Italia per la candidatura a sindaco prima del blitz che ha portato alla discesa in campo di Enrico Trantino per tutto il centrodestra etneo. E non l’ha presa bene.

[Squilla di nuovo il telefono, è lui] Dottore, è stato di parola. Cosa la porta a Roma?

“Avevo voglia di un bel piatto di cacio e pepe con degli amici”.

Amici?

“Sì, con degli amici. Perché, dopo l’ufficializzazione di Trantino, in tanti mi hanno chiamato per parlarmi. Dal partito e dal centrodestra. E io sono uomo di centrodestra. Un uomo che non ha gradito come siano andate le cose”.

Cosa in particolare?

“Di avere appreso del nome di Enrico dai giornali. Di non essere stato contattato successivamente. Di non aver ricevuto spiegazioni. Di non sapere, ancora, quale sia il programma del centrodestra”

Andiamo con ordine, per favore. Lei è ancora candidato sindaco?

“Mettiamola così, fino a questo momento, a mezzogiorno, sono candidato sindaco. Sono in campo, sostenuto dalla lista La Sicilia del Fare. Dentro ci sono figure eccellenti e una sorpresa, un nome importante. Comunque andrà, la lista ci sarà”.

Comunque andrà cosa?

“Come le ho già detto, io sono uomo di centrodestra. E non nascondo di essere amareggiato e arrabbiato”.

Qual è il suo obbiettivo?

“Lo può scrivere a chiare lettere: non me ne frega nulla di fare l’assessore. Non ne ho bisogno. L’ho già fatto tre volte. Non è questo il punto. Io voglio che Catania faccia una salto in avanti, che esca dal disastro oltreché dal dissesto. Veniamo da anni terribili”.

In questi anni è stato anche lei al governo della Città, però.

“La responsabilità è anche mia, ovviamente. È successo di tutto: tra covid, sospensione del sindaco e dissesto. E non siamo riusciti a fare quello che avremmo voluto fare. Ora servono i programmi, non i candidati decisi a Roma”.

Anche lei però è a Roma, mi scusi.

“Io sono qui per Catania, per capire se qualcuno ha una qualche idea per il suo futuro. Sono un primario, ho una docenza universitaria, ho un’età. Ho tutto il diritto di pretendere che ci sia un progetto di rinascita. Per questo resto candidato”.

Cosa non va nella candidatura di Enrico Trantino?

“Ho lavorato al suo fianco, è una persona perbene e che stimo tantissimo. E a lui va il mio in bocca al lupo. Ma lo spettacolo di questi giorni non va bene. La logica spartitoria a cui abbiamo assistito in questi giorni, neanche. Non è possibile…”

Cosa potrebbe farle cambiare idea e rientrare in coalizione?

“Ma non è questo il punto. Io non chiedo nulla per me. Mi accontenterei di fare l’osservatore, con l’aiuto di alcuni amici in consiglio comunale chiamati a pressare l’Amministrazione affinché si facciano cose per Catania”.

Intanto però è candidato sindaco.

“Certamente. Io, almeno, ci metto la faccia. Serve coraggio e dignità. Poi sa, non esistono elezioni scontante. I catanesi sono in cerca di riscatto e hanno sfiducia nelle Istituzioni. Per questo serve un progetto serio”.   


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