PALERMO – Gli indagati del ‘caos firme false’ fino a questo momento sono otto. In otto, fra onorevoli e attivisti del Movimento 5 Stelle, ricopiarono in fretta e furia – secondo l’accusa – più di mille firme per presentare la lista alle Amministrative di Palermo. La prossima settimana saranno interrogati al Palazzo di giustizia.
Dopo un giro di audizioni di testimoni e la confessione a catena di tre persone – compreso il deputato regionale Claudia La Rocca – sarebbero emerse le responsabilità di otto persone che stanno per ricevere l’invito a comparire firmato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari.
“La firma falsa non è una firma falsa, è una firma copiata. È l’oscar della stupidità, noi noi riusciamo nemmeno a essere disonesti. In quella lista lì non è stato eletto nessuno”, disse qualche giorno fa Beppe Grillo, leader del Movimento, parlando del caso.
È vero, però, fanno notare alcuni investigatori, che la partecipazione alle Comunali era fondamentale per candidarsi alle successive Politiche del 2013. Sul blog di Beppe Grillo si leggeva: “I candidati al Senato e alla Camera potranno essere tutti coloro che si sono presentati alle elezioni comunali o regionali, certificati con il logo del Movimento 5 Stelle e o liste civiche 5 Stelle”. Fu il caso, ad esempio di Claudia Mannino e Samantha Busalacchi, tirate in ballo dal primo grande accusatore nello scandalo palermitano, l’ex attivista Vincenzo Pintagro che sollevò il caso in un intervista rilasciata a Le Iene. E sempre Mannino e Busalacchi hanno firmato la querela per diffamazione nei confronti di Pintagro assieme a Riccardo Nuti (candidato a sindaco di Palermo nel 2012, ndr), Loredana Lupo, Giulia Di Vita e Chiara Di Benedetto.
Passano i giorni e in Procura hanno sempre più chiaro il pasticcio a cui avrebbero contribuito una ventina di persone, tutte presenti negli uffici di via Sampolo al momento della ricopiatura delle firme. Firme che, per altro, in queste ore vengono disconosciute da decine di persone convocate negli uffici della Digos. Resta da accertare il ruolo di ciascuno dei presenti. Alcuni potrebbero essere stati meri spettatori, ma poi silenti e dunque complici.
Silente di certo non è stata la La Rocca che, dopo essersi confrontata con i deputati regionali del Movimento, ha deciso di andare dai magistrati per “liberarsi del peso” che aveva dentro. Un “pentimento” che non le eviterà conseguenze, non solo giudiziarie ma anche politiche. Il deputato regionale Giancarlo Cancelleri, due giorni fa, è stato chiaro: “Chi ha sbagliato pagherà, senza attenuanti”.
Al vaglio dei pm ci sono le dichiarazioni di tutti coloro che sono stati convocati in questi giorni in Procura. Soprattutto di quelli che erano presenti in via Sampolo per verificare se abbiano detto, o meno, la verità. In tutto questo caos a rischio c’è la presentazione della lista alle elezioni di Palermo, in programma la prossima primavera, anche se lo stesso Cancelleri ha detto che “è impensabile non proporla”.

